Adolescenti, basta etichette
Politiche per gli adolescenti, cosa c’è e cosa manca
Come stiamo usando le risorse della Child Guarantee? Che fine ha fatto il miliardo e mezzo stanziato dal Pnrr per ridurre la dispersione scolastica? Cosa stiamo facendo per garantire la sicurezza online degli adolescenti? Sul nuovo numero di VITA facciamo il punto su dieci politiche per gli adolescenti. Un ruolo di primo piano lo sta giocando il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali: qui un'intervista a tutto tondo, con contenuti extra rispetto al magazine, al dirigente Renato Sampogna

Dopo averli ignorati e sacrificati negli anni della pandemia, la conta dei danni ha obbligato la politica a cercare di recuperare terreno sugli adolescenti, sia a livello europeo che nazionale. Dal Pnrr alla Child Guarantee, dal forte investimento su nuovi spazi di aggregazione all’intervento su 15 aree socioeducative strategiche pensato dopo i fatti di Caivano, sul nuovo numero di VITA facciamo il punto sulle azioni messe in campo. Se hai un abbonamento leggi subito Adolescenti, quello che non vediamo e grazie per il tuo sostegno. Se vuoi abbonarti puoi farlo a questo link. Un ruolo di primo piano spetta al ministero per il Lavoro e le Politiche Sociali, cui fanno capo – solo per dirne alcuni – la Child Guarantee, il bando DesTEENazione e Organizziamo la Speranza. Ecco un dialogo con Renato Sampogna, dirigente della Divisione IV – Programmazione Sociale del ministero.
Quali novità riguardano specificatamente gli adolescenti nei provvedimenti più recenti?
Partirei dal nuovo documento di programmazione nazionale, il Piano per gli Interventi e i Servizi Sociali 2024-2026, adottato a maggio, che affronta anche il tema specifico del lavoro con preadolescenti e adolescenti. Gli investimenti sono importanti, dal momento che il 50% del Fondo Nazionale Politiche Sociali viene destinato a politiche in favore dell’infanzia, con delle aree prioritarie. Innanzitutto c’è il sostegno socioeducativo domiciliare e la rilevazione delle difficoltà familiari, con l’attivazione di percorsi con famiglie di appoggio e il potenziamento dei servizi di affido: il piano, come elemento di novità, introduce una specifica scheda-servizio sull’educativa domiciliare, realizzata con Anci e le Regioni, che individua i livelli minimi del servizio in termini di obiettivi, finalità e modalità di attuazione. Il secondo elemento è quello degli interventi di sostegno ai contesti quotidiani di vita dei bambini, al cui interno si inserisce la sperimentazione nazionale DesTEENazione, realizzata nell’ambito della Child Guarantee. Il Piano Sociale Nazionale però prova a creare una connessione tra i diversi strumenti di programmazione e tra le diverse fonti di finanziamento, quindi “interiorizza” l’esperienza di DesTEENazione introducendo un’apposita scheda-servizio dedicata agli spazi multifunzionali: i territori che lo vorranno, anche se non coinvolti nella sperimentazione, potranno utilizzare il Fondo Nazionale Politiche Sociali per la creazione di spazi multifunzionali innovativi, secondo quel modello. Una terza area del Piano che riguarda gli adolescenti è quella relativa al sistema di intervento per i minorenni fuori dalla famiglia di origine: sappiamo che una percentuale molto elevata di essi si trova proprio in questa fascia d’età. La novità del Piano è la previsione di un nuovo obiettivo di servizio, che nella sua prima applicazione prevede un centro servizio affido in ogni ambito territoriale sociale. Il Piano per questo obiettivo stanza risorse superiori a 30 milioni di euro nel triennio. Anche qui c’è una scheda-servizio specifica.
Qual è lo sguardo che caratterizza gli interventi?
L’approccio che abbiamo seguito è quello di lavorare su azioni di prevenzione e di sostegno, quindi non agire esclusivamente nella fase di tutela e protezione – che pure è essenziale – ma facendo un forte investimento su quegli elementi che possano accompagnare i ragazzi e le famiglie, agendo come fattori di protezione. Questo è la ragione che ha portato a garantire un forte investimento sui dispositivi che possono essere messi in campo in favore delle famiglie, anche di tipo domiciliare. Un secondo elemento il perseguire la costruzione di un sistema di presa in carico pubblica contraddistinta da un approccio multiprofessionale e multidisciplinare. Il terzo pilastro è garantire la piena partecipazione ai processi da parte dei ragazzi e delle ragazze e delle famiglie, costruendo servizi che vedano il passaggio da assistiti ad attori: quindi lavorare sulla capacità di autodeterminazione delle persone, sulle loro risorse, con un approccio fondato molto sull’ascolto e sulla partecipazione attiva.
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