Allarmi
Cure palliative, in Lombardia la denucia Uneba: «Mancano risorse, dignità dei pazienti a rischio»
Federazione cure palliative e Uneba regionale lanciano l'allarme per i pazienti della regione governata da Attilio Fontana: i rimborsi alle strutture sono inferiori del 20-25% rispetto al costo dei trattamenti. I dati emersi dal rapporto dell'Università Liuc di Castellanza (Varese)

Le cure palliative in Lombardia affrontano una crisi economica che mette a rischio la qualità e la continuità dell’assistenza a pazienti inguaribili e, quindi, la loro stessa dignità»: ci va giù duro Luca Moroni, direttore Hospice di Abbiategrasso (Milano), coordinatore regionale lombardo di Federazione Cure Palliative e della Commissione Cure Palliative di Uneba Lombardia.
Il medico lancia l’allarme a partire dagli ultimi dati sullo stato della Rete di cure palliative in Lombardia presentati a Castellanza (Varese) presso la Business School della Liuc di Castellanza, nel corso del 1° convegno dell’Osservatorio Cure Palliative.

Si tratta dei dati sono presentati da Antonio Sebastiano, direttore dell’Osservatorio Cure Palliative della Liuc Business School e dai suoi colleghi Roberto Pigni e Umberto Restelli, accompagnati dagli interventi di esperti e rappresentanti del Terzo settore, tra cui Tania Piccione, presidente di Federazione Cure Palliative, Luca Degani presidente di Uneba Lombardia e Giampaolo Fortini, presidente della Società italiana cure palliative – Sicp. Il rapporto restituisce una situazione molto critica.
Costo posto letto 114mila euro, rimborso 86mila
Spiega una nota di Uneba e della Federazione che «gli hospice lombardi operano con un tasso di saturazione dell’88,2%, che corrisponde “a pieno regime”, ma ricevono dalla Regione solo circa l’80% delle risorse necessarie con un deficit del 20-25%: tradotto, il costo di un posto letto si aggira 114.914 euro, mentre il rimborso regionale si ferma a 86.653 euro».
Prosegue la nota che «nonostante l’eccellenza riconosciuta delle cure palliative lombarde, oggi meno della metà dei pazienti che ne avrebbero bisogno riceve assistenza, e per periodi troppo brevi (47 giorni di media a domicilio, 17 in hospice). Secondo Moroni «questa situazione si traduce in bilanci in rosso per la maggior parte degli Hospice, soprattutto quelli gestiti dal Terzo Settore, dove il deficit rischia di diventare insostenibile nel medio-lungo termine. Negli hospice pubblici, invece, il disavanzo grava sui bilanci complessivi delle aziende ospedaliere, costringendo a scelte che penalizzano sia le strutture di cure palliative sia altri servizi. Il sistema di remunerazione attuale, basato su tariffe non indicizzate all’inflazione e contratti annuali con regole mutevoli, genera incertezza e impedisce una programmazione efficace: dal 2016, le tariffe sono aumentate solo del 6,7%, mentre l’inflazione ha raggiunto il 22,4%, erodendo il potere d’acquisto e impoverendo il servizio».

Le difficoltà dei piccoli hospice
Conclude Moroni che «gli hospice, strutture di piccole dimensioni con elevati standard assistenziali, destinano il 62% dei costi al personale sanitario, risorsa oggi particolarmente scarsa. La legge nazionale garantisce la gratuità delle cure palliative, ma ciò impone alla Pa di assicurare risorse adeguate e in crescita costante, in linea con l’aumento dei costi. Regione Lombardia ha indicato la direzione da seguire, puntando su flessibilità e integrazione con la sanità territoriale, ma è urgente mettere in sicurezza la sostenibilità a lungo termine della rete e riattivare i tavoli tecnici per progettare un futuro solido».
La foto di apertura è di Annie Spratt su Unsplash

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