Quale sviluppo?

Sì alla sostenibilità, 200 organizzazioni alla carica in Europa

Un ampio gruppo di aziende, tra grandi (come Allianz e Nokia) e piccole e medie anche italiane (Bioitalia e Magnetti spedizioni) fanno sentire la loro voce di fronte alla volontà delle istituzioni europee di smontare le regole sulla sostenibilità. Quelle che essa stessa aveva appena approvato

di Nicola Varcasia

Nei primi giorni è stato quasi un fuggi fuggi. Trovare un’azienda che volesse esporsi dopo l’ennesima marcia indietro delle istituzioni europee (nella fattispecie il Consiglio) sulle regole per la sostenibilità era più difficile che capire le mosse di Donald Trump. Poi, pian piano, le voci sono arrivate. E si sono pure organizzate. Unendosi a quelle delle voci simbolo di questo impegno. Insomma, si lavorava sottotraccia per far sentire una campana diversa in modo efficace. Per smentire, mettendoci la faccia, il sotteso del decreto omnibus sulla semplificazione, secondo il quale competitività e sostenibilità non possano procedere di pari passo.

L’iniziativa

Così, arriviamo alla notizia: 198 firmatari, in una dichiarazione congiunta, affermano a chiare lettere che le regole sulla sostenibilità sono essenziali per la competitività europea. Il gruppo è formato da 84 investitori e istituzioni finanziarie, 29 aziende, 42 fornitori di servizi e 43 organizzazioni di supporto. Il messaggio di fondo è quello di «preservare il nucleo del quadro europeo della finanza sostenibile. Le norme in materia di rendicontazione sulla sostenibilità, piani di transizione, obiettivi climatici e due diligence aziendale sono una base fondamentale per raggiungere gli obiettivi economici e di sostenibilità dell’Ue. Migliorarne l’attuazione è una priorità», dicono  i firmatari.

I protagonisti

Tra questi spiccano grandi nomi, quali Allianz e Unipol assicurazioni tra gli investitori e le istituzioni finanziarie e Nokia e Ikea tra le 29 aziende. Ma è molto interessante però la presenza di nomi italiani nell’ambito delle piccole e medie imprese. Ad esempio, un gruppetto di società benefit, tra le quali Bioitalia, Epr comunicazione, Farmacia degli arsenali e Magnetti spedizioni, che non è una benefit ma è certificata B corp. Tra i fornitori di servizi, così recita la categoria della dichiarazione congiunta, altre realtà italiane note nel campo nella sostenibilità quali Altis advisory, Avanzi, Bottega filosofica. Non mancano, naturalmente, le voci delle organizzazioni di supporto, quali Fairtrade Italia e la fondazione Sodalitas, sempre per restare ai nomi italiani.

Più trasparenza

Proseguendo nella dichiarazione, il tema centrale è spiegato nel modo più chiaro: «Promuovendo la trasparenza e la condotta responsabile delle imprese, le norme sulla sostenibilità favoriscono la competitività e la crescita, nonché la creazione di valore a lungo termine e i rendimenti successivi per gli investitori. Le aziende che applicano le regole europee sulla sostenibilità hanno maggiori probabilità di essere resilienti, meglio preparate ad affrontare sfide e opportunità legate alla sostenibilità e più capaci di comunicare questi fattori a investitori e stakeholder finanziari».

Armonizzare è possibile

Per fare il quadro della situazione, sul banco degli imputati ci sono gli elementi fondamentali della Direttiva sulla rendicontazione di sostenibilità aziendale (Csrd), supportata dagli Standard europei di rendicontazione di sostenibilità (Esrs), e della Direttiva sulla due diligence di sostenibilità aziendale (Csddd). Le direttive sono «contribuiscono a riorientare gli investimenti verso tecnologie e settori che supportano gli obiettivi del Clean industrial deal e possono anche rafforzare gli sforzi di armonizzazione dei mercati dei capitali dell’Ue, come previsto nell’Unione del risparmio e degli investimenti.

Non solo tecnica

Ecco le richieste, dalle quali si evince come semplificazione normativa possa essere raggiunta «senza compromettere la sostanza delle regole sulla sostenibilità o i loro importanti benefici per le imprese in tutta l’Ue». Il primo punto, tecnico ma essenziale, chiede di semplificare gli Esrs in modo da mantenere l’approccio della doppia materialità della Csrd, coprendo temi ambientali, sociali e di governance, e garantendo l’interoperabilità con standard e quadri internazionali (inclusi Issb, Gri e Tnfd).

Ripartire da 500

Il secondo punto, ha una natura quantitativa ed è molto importante: occorre, secondo questo gruppo di organizzazioni, includere le aziende con oltre 500 dipendenti nell’ambito della Csrd, in linea con il campo di applicazione della precedente Direttiva Nfrd (quella sulla rendicontazione non finanziaria). Questo assicurerebbe continuità normativa, riconoscendo la bontà operativa delle aziende che si sono già adeguate o preparate alla Csrd.

La catena del valore

Terzo aspetto riguarda la necessità di garantire che il limite della catena del valore consenta lo scambio costruttivo di informazioni sulla sostenibilità tra investitori e aziende. Ad esso collegati sono le altre due osservazioni espresse. La prima riguarda l’importanza di salvaguardare gli elementi fondamentali della Csddd e mantenere un approccio alla due diligence basato sul rischio, in linea con i principi guida di Onu e Ocse su imprese e diritti. La seconda il mantenimento dell’obbligo per le aziende che ricadono sotto la Csddd, di adottare piani di transizione climatica con obiettivi scientificamente fondati e rendicontazioni coerenti con la Csrd. Chiarendo che l’obbligo è di mezzi, non di risultati.

Competitività e mondo

Al di là dei tecnicismi, è molto importante lo sguardo d’insieme a cui questi giudizi richiamano. Cioè ad una strada possibile di semplificazione che non penalizzi chi ha già fatto dei percorsi ma aiuti tutti gli altri protagonisti del mercato ad entrarvi. Di nuovo, non perché bisogna essere più buoni. Ma per poter essere distintivi e competitivi agli occhi del mercato e perché no, del mondo. Dato che di mercato globale, sia pure con tutte le problematiche e i drammi che ben conosciamo, si tratta. Le sigle che hanno organizzato questa comune iniziativa sono: Eurosif, Iigcc, Pri (principi per l’investimento responsabile), Corporate leaders group Europe, E3g e Gri (l’organizzazione pioniera negli standard della rendicontazione di sostenibilità). La dichiarazione rimane aperta alle firme a questo link.

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