Donne che aiutano le donne
Tumori al seno: oltre un milione di ore di volontariato
Il valore sociale generato dalle 190 associazioni di pazienti oncologiche di Europa Donna Italia è l'equivalente di cinque anni di lavoro di 677 dipendenti a tempo pieno. Oltre 5mila i volontari, +49% rispetto al 2020. Non solo servizi altamente qualificati ma anche attività di sensibilizzazione e di lobby e partecipazione ai processi decisionali al fianco delle istituzioni

Oltre un milione di ore di volontariato, nello specifico 1,3 milioni, sono quelle svolte da oltre 5mila volontari di Europa Donna ogni anno, una cifra che è cresciuta del 49% dal 2020. L’equivalente del lavoro di 677 dipendenti a tempo pieno impiegati per cinque anni.
Europa Donna Italia, che riunisce 190 associazioni di donne su tutto il territorio italiano, ha presentato oggi il sesto rapporto sul valore sociale generato dalle associazioni di volontariato del tumore al seno. Senza misurare non si può migliorare. Stimare il valore sociale generato è anche un modo per rendere visibile e quantificabile un lavoro prezioso di risposta ai bisogni specifici delle pazienti, vicariale rispetto al sistema sanitario nazionale, e anche di ponte tra le persone e le istituzioni che prendono decisioni che le riguardano, relative alle politiche della salute.
«Rendicontare è un modo per rendere visibile quello che facciamo» ha commentato Rossana D’Antona, presidente di Europa Donna Italia, facendo osservare «la progressiva convergenza tra il mondo delle aziende che si avvicina al sociale e noi che andiamo verso lo svolgimento di attività sempre più caratterizzate da elevate professionalità e rendicontazioni».
Un quinquennio di attività
Una sintesi dell’operato del quinquennio 2019-2024 mostra che, dal 2019, sono stati raccolti 65 milioni di euro, con i quali si sono finanziate strumentazioni diagnostiche e di cura e più di 309mila visite specialistiche; in totale sono stati assistiti 281.000 pazienti, oltre 56mila l’anno, 24mila caregiver e familiari e raggiunte oltre 236mila donne con esami per la diagnosi precoce. «Realizzato annualmente dal 2019, il report restituisce visibilità e concretezza a un impegno che troppo spesso rimane confinato nell’ambito della generosità» dichiara Giulia Mariani di PwC Italia che ha seguito l’analisi dei dati del report. «Dal 2020 si registra +49% di volontari, +33% di ore di volontariato, +30% delle donne raggiunte con le attività di diagnosi precoce, +40% di visite e incontri». I volontari sono aumentati del 16% nel periodo analizzato. Anche le rappresentanze territoriali sono aumentate e hanno raggiunto 13 Regioni, tutte a eccezione di Molise, Basilicata, Friuli-Venezia Giulia, Trento e Bolzano e Val d’Aosta.

Una capillare presenza, uniti dagli obiettivi
Inoltre, di recente Europa Donna ha dato il via alle Delegazioni Regionali, raggruppamenti di associazioni affiliate, per mettere a sistema buone pratiche e richieste specifiche e per parlare con voce unica e sedere ai tavoli regionali. «Un passaggio particolarmente significativo nella direzione di un volontariato sempre più organizzato e qualificato, anche in considerazione della Legge di bilancio 2025 che apre alla partecipazione attiva delle associazioni di pazienti all’interno dei tavoli di lavoro istituzionali» ci spiega Loredana Pau, vicepresidente di Europa Donna e coordinatrice della Rete associativa. «Le nostre donne sono molto spesso pazienti o ex-pazienti che, partendo da istanze individuali o da esperienze personali, si impegnano per battaglie che sono di tutte, superando gli individualismi». L’obiettivo è sempre quello di «mettere a sistema le istanze trasversali delle associazioni affiliate provenienti dai vari territori per arrivare alle istituzioni con voce unica, la frammentazione e la parcellizzazione venendo spesso usate come pretesto per non ascoltare la voce delle associazioni. Non è facile andare oltre i propri bisogni personali e coordinarsi tra persone e tra associazioni ma sono gli obiettivi a tenere insieme le persone».
Non è facile andare oltre i propri bisogni personali e coordinarsi tra persone e tra associazioni ma sono gli obiettivi che tengono insieme le persone
Loredana Pau
Ripartire, anche cambiando strada
Spesso le donne preferiscono ritirarsi e non farsi coinvolgere nel mondo associativo per dimenticare la propria malattia. Altre volte, sentono invece di dover restituire qualcosa alle altre. «Spesso» commenta Pau «mettendo a disposizione le proprie competenze anche professionali per il bene di tutte». Accade anche che la donna, durante o dopo un percorso di malattia, senta il bisogno di cambiare ambiente lavorativo o di iniziare un nuovo percorso professionale. «La cura delle persone sta nelle relazioni e le relazioni sono la cura. Proprio grazie all’ascolto di Europa Donna Italia abbiamo capito che c’era bisogno di uno sportello per le donne che vogliono rimettersi in gioco dopo la malattia, quando il gioco è cambiato» ci spiega Diana De Marchi, consigliera delegata alle politiche del lavoro, politiche sociali e pari opportunità della Città metropolitana di Milano. Il riferimento è ad «Althea. Cura e Lavoro – Una rete tra pazienti e lavoro negli ospedali dell’area metropolitana di Milano», progetto per supportare la ripresa professionale di queste donne. «Il lavoro è un’opportunità di ripartenza e di recupero della normalità. Per questo, entro fine anno, nelle breast unit della Città metropolitana aderenti, verranno attivati sportelli lavoro con servizi di accompagnamento gestiti da Afol Metropolitana».
I traguardi dell’associazionismo
Tra le battaglie di Europa Donna, il superamento delle diseguaglianze territoriali nell’accesso ai test genomici e ai programmi di screening, oltre alla loro estensione dai 45 ai 74 anni in tutte le Regioni; tra le sua grandi conquiste c’è anche la creazione dei centri multidisciplinari di senologia. «Senza le donne e le associazioni le Breast Unit non sarebbero nate» spiega Corrado Tinterri, coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico di Europa Donna Italia e Direttore della Breast Unit Irccs Humanitas Rozzano. «Nelle Breast Unit è prevista anche la presenza di una o più associazioni di volontariato e ciò rappresenta un elemento di grande valore per migliorare il vissuto delle pazienti durante tutto il percorso che va dalla diagnosi alla cura. Le associazioni sono catalizzatori che garantiscono l’ottenimento di risultati migliori». Europa Donna Italia è protagonista dell’e-bool Yes, we cure riservato agli abbonati di VITA.
Foto di Vonecia Carswell su Unsplash
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