Infanzia & giustizia

Contrordine, il Tribunale per i minorenni non sarà più cancellato

Per il nuovo tribunale per le persone, i minorenni e le famiglie - previsto dalla riforma Cartabia - si preannuncia un ulteriore rinvio che sa di archiviazione. Cosa ci sarà al suo posto? In quale direzione andrà il disegno di legge annunciato dal sottosegretario Ostellari? Intervista a Claudio Cottatellucci, presidente dell'Associazione italiana magistrati per i minorenni e per la famiglia

di Daria Capitani

L’entrata in vigore era prevista per ottobre 2024, così almeno era stabilito dalla riforma Cartabia. Ma a distanza di un anno dall’ultimo rinvio, per il Tribunale unico per le persone, per i minorenni e per le famiglie, si profila non più soltanto un ulteriore slittamento, bensì l’archiviazione. La notizia è rimbalzata tra le associazioni di settore dopo una comunicazione del sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari nel corso di un incontro tecnico, che ha fatto emergere la volontà del ministero di prorogare ulteriormente la scadenza e di presentare in autunno un disegno di legge di abrogazione di quella parte della riforma Cartabia.

Le reazioni non si sono fatte attendere. Il Forum delle associazioni familiari, in una nota, definisce la decisione «un atto di realismo, ma anche un’occasione preziosa per ripensare, con coraggio e responsabilità, l’intero impianto della giustizia a tutela dei minori e delle famiglie». Per il Coordinamento Care «la riforma Cartabia rischiava di compromettere la specificità e l’approccio multidisciplinare di un sistema che ha il dovere di offrire tutele adeguate a bambini e ragazzi in situazioni delicate. Ora c’è l’opportunità di ripensare l’impianto giuridico e di ascoltare le istanze di chi lavora quotidianamente a fianco delle famiglie. È fondamentale che ogni intervento normativo non perda di vista il valore della specializzazione e la centralità dei bambini e dei ragazzi». Per l’Associazione italiana dei magistrati per i minorenni e per la famiglia (Aimmf), si tratta di «un rinvio in parte preannunciato», ma alcuni nodi attendono una soluzione strutturale. Ecco l’analisi del presidente Claudio Cottatellucci.

Un sistema sovraccarico

Partiamo dall’ulteriore proroga: «Non ci sorprende», dice Cottatellucci, «perché ha le stesse ragioni delle precedenti». Se la parte ordinamentale della riforma Cartabia è stata rinviata, spiega, quella processuale è entrata in vigore, assorbendo in modo significativo le risorse del sistema, quasi fino alla saturazione. «Tra le novità introdotte, c’è il forte potenziamento di alcune forme sommarie del rito, provvedimenti urgenti e indifferibili come l’allontanamento del minore dal nucleo familiare», aggiunge. «L’applicazione delle nuove regole processuali, che risponde a esigenze di giustizia, rispetto delle regole e tutela assolutamente condivisibili, si è dimostrata però onerosa in termini di impiego di risorse professionali. Ha generato nei tribunali ritmi di lavoro molto serrati che lasciano poco spazio alle restanti incombenze».

Lo scorso anno (ma l’osservazione proseguirà anche per l’anno appena trascorso), l’associazione presieduta da Cottatellucci ha effettuato una prima ricognizione sui flussi di lavoro dei tribunali minorili nei settori civili e penali: «Ha aderito alla nostra richiesta di collaborazione il 50% circa del volume complessivo. Abbiamo raccolto i dati relativi al periodo compreso tra il 30 giugno 2023 e il 30 giugno 2024, quindi sulla fase di “rodaggio” della parte processuale della riforma. L’analisi ci ha restituito un quadro di ritardi significativi nella digitalizzazione e un notevole assorbimento di risorse professionali: un sistema a doppio binario, in cui le risorse disponibili vengono assorbite dai procedimenti urgenti, mentre altri, non indifferibili ma non per questo poco importanti, slittano in alcune realtà fino a 12 mesi».

Vale la pena ricordare che stiamo parlando di tribunali che si occupano di prendere decisioni delicatissime che hanno a che fare con il benessere di bambini e adolescenti. «Alla luce dei dati emersi, la decisione di un rinvio non può che risultare prevedibile e necessaria. Del resto, un anno fa, anche su queste pagine rimarcavamo l’urgenza di evitare che a proroga si aggiungesse proroga».

Una diversa direzione

La comunicazione sulla volontà del ministero di presentare un disegno di legge di abrogazione del tribunale unico per le famiglie è «una dichiarazione netta», continua Cottatellucci, «che indicherebbe una diversa direzione. Difficile però dire quale, dovremmo commentare qualcosa che non abbiamo sotto gli occhi in questo momento: non c’è ancora un testo». L’ipotesi sarebbe quella di «abbandonare la strada del tribunale unico per attivare sezioni specializzate del tribunale ordinario. Questo potrebbe funzionare in realtà fatte di grandi numeri, ma è chiaro che in tribunali piccoli con scarse risorse sarebbe diverso».

Il presidente dell’Aimmf Claudio Cottatellucci.

C’è una domanda che, secondo il presidente dell’Aimmf andrà affrontata, qualunque direzione si scelga di intraprendere. «I procedimenti saranno monocratici o collegiali? È un tema che ci sta molto a cuore. Da sempre sottolineiamo l’importanza della collegialità e multidisciplinarietà di fronte a delicate decisioni che riguardano i minori».

Resta caldo poi il tema dell’allontanamento del minore dalla propria famiglia disposto dalla pubblica autorità (il caso più recente è quello di una bambina nel quartiere romano di Monteverde, il cui trasferimento forzato a una casa famiglia ha acceso un forte dibattito): «Questa è una problematica che attraversa trasversalmente la giustizia dei minori e di famiglia. Il sistema adotta dei criteri che sono normati e prevedono diversi passaggi. Quando si ritiene necessaria una modifica del luogo di vita del minore e dunque un allontanamento dal genitore, quello su cui si può ragionare è la modalità esecutiva, con l’obiettivo di minimizzare la vittimizzazione secondaria che può nascere da un provvedimento. Su questo ci può essere riflessione, per il resto il quadro normativo è già molto chiaro».

Fotografia di Marjorie Bertrand su Unsplash

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