Attivismo
In Sicilia i giovani “accendono” la lotta comunitaria contro gli incendi
Grande l'impulso che viene dai giovani, trasformati in sentinelle per la tutela delle riserve naturali dagli incendi. Lo dimostrano esperienze come "Muschio Ribelle" e "Avamposto"

Forse è il caso di sfatare il mito dei giovani passivi, che stanno a guardare, non prendendo in mano il loro futuro. È chiaro che ci sono temi che “accendono” di più, altri di meno. Nel caso degli incendi in Sicilia, che quest’anno stanno aggredendo e distruggendo più degli altri anni le riserve naturali, cresce un attivismo giovanile che parte dal desiderio di difendere i beni comuni.
Caldo il ferragosto che si annuncia nella Riserva Naturale di Monte Bonifato, a nord di Alcamo, in provincia di Trapani, dove sino al 16 agosto i giovani di Muschio Ribelle, collettivo ecologista impegnato nella lotta agli incendi boschivi attraverso l’azione diretta e il coinvolgimento della comunità, stanno per dare vita a una “tendata”, proponendo ai cittadini quattro giorni ricchi di arte, laboratori, musica dal vivo acustica, cura e protezione della montagna, all’insegna dell’ecologia e dei beni comuni, contro mafie e incendi.

Un evento comunitario, alla cui riuscita contribuirà la voglia di vivere non solo un’avventura a contatto con la natura, ma il desiderio di fare la differenza agendo personalmente. Basta che ognuno si presenti alle porte della Riserva Naturale Monte Bonifato con la propria tenda. Un movimento che nasce dal basso, ma che sta già sperimentando il valore aggiunto dato dal fare rete. Fa, infatti, parte dell’Osservatorio dei Cittadini per gli Incendi, progetto dell’associazione Fenice Verde finanziato da Sicily Environment Fund.
Una comunità che lotta per il bene comune
«Siamo una comunità di persone che ha a cuore la terra, l’ecologia e il bene comune», afferma Marco Pitò, uno degli attivisti, «e siamo presenti nel territorio in questa forma da un anno e mezzo. L’estate scorsa siamo entrati alla Funtanazza, ex ostello pubblico abbandonato da circa sette anni, e abbiamo creato questa comunità che ha iniziato a fare guardiania, monitorando la montagna che prende fuoco ogni estate. Quando siamo arrivati noi, con i nostri presidi permanenti abbiamo impedito gli incendi. Centinaia gli attivisti giunti non solo da tutta Italia, ma anche da Bruxelles e dalla Germania, dando al movimento un respiro internazionale. Le assemblee pubbliche che si riunivano in questi locali chiedevano fin dal primo giorno che il bene fosse attribuito agli usi civici e messo a disposizione della comunità. Dopo averli sgomberato e murato, usando i soldi della collettività, invece, la Provincia ha iniziato delle negoziazioni ristrette per la gestione del bene pubblico poco trasparenti, senza bando, accettando unicamente proposte orientate al profitto ed escludendo quelle per il bene comune. Noi, però, non molliamo, certi che prima o poi la forza della rete vinca i muri alzati per non ascoltare».
Quattro giorni da sentinelle contro gli incendi
Grande il valore che avrà l’iniziativa dei prossimi giorni, non il semplice desiderio di trascorrere un ferragosto diverso, ma la risposta ai roghi che hanno devastato l’Isola e all’abbandono dei beni comuni. In programma azioni concrete di cura del territorio, come la pulizia dei sottoboschi e la formazione sulla prevenzione antincendio, oltre a mostre artistiche, musica dal vivo in acustico e laboratori.
«La guardiania l’abbiamo iniziata attraverso una condivisione di esperienza con un gruppo che si chiama Guardiani volontari dei Boschi, che operano da quattro anni nella zona alle pendici del Monte Bonifato, nella riserva di Bosco d’Alcamo», aggiunge Pitò. «Dobbiamo dire che finalmente quest’anno si sono accorti di noi e sia la Provincia sia la Polizia municipale si fanno vedere, dimostrando di riconoscere un lavoro che viene dal basso, peraltro tutto gratuito e volontario. Noi, però, durante il giorno, facciamo turni di due ore, ognuno dei quali con due persone. Siamo vere sentinelle».

Scopello, Trapani, Castellammare, Palermo, ogni territorio è diverso dall’altro e racconta storie di un attivismo che, non perdendo mai la carica emotiva, oggi passa il testimone alle nuove generazioni. Alle quali consegna pezzi di memoria come la gestione della riserva di Capo Gallo da parte di un’associazione che non ha mai mollato la presa.
«La nostra è una realtà storica, nata addirittura nel 1997», spiega Anselmo Consolo, presidente dell’associazione “L ‘Avamposto. «Abbiamo praticamente gestito l’allora istituente riserva di Capo Gallo. Con un pizzico di orgoglio dico che la riserva è nata nel 2000 anche grazie al nostro intervento, avendo fatto da tramite tra i proprietari e le istituzioni. Nel giro di pochi anni da luogo abbandonato, alla mercé di pescatori di frodo, bracconieri, discariche abusive, si è trasformato in luogo di comunità, un laboratorio di sperimentazione a cielo aperto. Lo dimostrano i 25mila soci che abbiamo raggiunto. Fisiologico che nel tempo i numeri cambino».
Cambiamo anche gli obiettivi perché oggi l’Avamposto ha il suo focus nell’Isola di Pantelleria, dove continua a fare attività di salvaguardia soprattuto della fauna dagli incendi. Per esempio quello del maggio 2016, del quale ancora i panteschi si ricordano molto bene.
«Fu un incendio che distrusse oltre 800 ettari di bosco», aggiunge Consolo, «e, in un’isola è quanto dire. Scoppiò tra le 16 e le 17, orario prediletto da questi criminali. Già alle 18, in quel periodo dell’anno, fa buio e i Canadair non possono intervenire prontamente. Eravamo solo i quattro e siamo riusciti a penetrare la coltre di fuoco che stava avvolgendo il bosco, salendo in cima alla montagna, da dove abbiamo potuto agire direttamente sugli alberi che stavano bruciando. Abbiamo iniziato quest’operazione lungo tutta la cresta di Monte Gibele, sul versante sud, e dopo circa cinque ore abbiamo spento pure le lingue di fuoco che erano entrate nel bosco. Un posto davvero meraviglioso, un cratere vulcanico spento, rigoglioso, con vegetazione. A maggio, poi, è ancora più terribile perché gli uccelli nidificano e distruggere questo habitat significa distruggere molto altro».
Un Avamposto per proteggere dagli incendi
«Il bosco di Pantelleria si sta fortunatamente riprendendo. Non potete immaginare quanto come sia meraviglioso vedere il manto di alberi piccoli che vanno crescendo. Ovviamente», dice ancora il presidente dell’ “Avamposto” «stiamo sempre in allerta per evitare di vedere nuovamente bruciare gli alberelli non ancora sono maturi, quelli che non hanno sviluppato le pigne, i semi, tutto quello che serve per ricreare una foresta, un bosco. Oggi vengono botanici da tutto il mondo e ci dicono di non avere mai visto una cosa del genere. Per quanto riguarda la fauna, invece, sta prendendo sempre più corpo e forza il “Centro di primo soccorso della fauna” sul Lago di Venere. Negli anni abbiamo accolto decine e decine di uccelli di ogni specie, anche molto rari. Ormai siamo un punto di riferimento non solo a livello locale. Ci chiamano spessissimo per qualunque intervento legato al recupero fauna. Sapere che ci sono persone che non lo capiscono, pensando che un incendio risolva chissà quale problema, fa sentire male me e tutti coloro i quali hanno sempre creduto che il buon associazionismo faccia la differenza».
In apertura la “Funtanazza”. Foto fornita da “Muschio Ribelle”
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