Inclusione
Allo Sperone di Palermo gli abiti da sposa si ribellano
Nel quartiere popolare di Palermo, 100 donne indosseranno altrettanti abiti da sposa donati da un generoso benefattore all'associazione "L'Arte di crescere". Dopo una performance, che ha visto l'artista Giulio Rosk trasformarne uno in opera d'arte, in autunno saranno tutti messi all'asta. Il ricavato servirà a realizzare un'area fitness gratuita per tutti gli abitanti del quartiere

A Palermo 100 abiti da sposa sono diventati simbolo di ribellione e hanno dato vita a un progetto di riscatto, una rivolta che mette in moto le buone prassi e genera anche arte.
Ecco, dunque, arrivare “Abiti ribelli”, non un progetto ma una piccola rivoluzione che compatta la comunità dello Sperone, la accompagna nella crescita, crea occasioni di divertimento ma anche di riflessione sulla vita.
A dare fuoco alle polveri è l’associazione “L’Arte di crescere”, organizzazione di volontariato nata dal sostegno tra mamme che hanno avuto l’esperienza dell’allattamento e che si sono poi formate nel sostegno tra pari, alla quale ad aprile sono arrivati circa 100 abiti da sposa, donati da un atelier di moda che preferisce rimanere anonimo non certo per paura di uscire allo scoperto, ma per la gioia di fare qualcosa che non accenda i riflettori su di sè. Il vero senso della beneficenza.
«Non sono certamente capi delle ultimissime collezioni, ma sono assolutamente nuovi», afferma Monica Garaffa, volontaria dell’associazione “L’Arte di crescere” e facilitatrice di processi di comunità. «Ci è sembrato un gran regalo, che andava messo a frutto, così ci siamo chieste cosa farne. Caso vuole che verso maggio abbiamo organizzato allo Sperone una passeggiata socio-culturale aperta a tutta la cittadinanza, dal titolo “Arruspigghiati (Svegliati, n.d.a)”, alla scoperta dei sogni e bisogni di un quartiere in risveglio. Una delle cose venuta fuori è stata la mancanza di una struttura sportiva pubblica, gratuita, che la gente potesse utilizzare liberamente. Nel quartiere c’è solo una palestra, gestita da privati che fanno pagare la quota di iscrizione. Le famiglie potrebbero utilizzare il voucher regionale per lo sport, del quale hanno diritto, ma la palestra non ha aderito, quindi per molti lo sport è una mera chimera. Abbiamo, quindi, parlato con l’assessore comunale allo Sport, Alessandro Anello, e con lui abbiamo individuato uno spazio in via Sacco e Vanzetti, dove c’è un’area verde, e lì potremmo collocare delle attrezzature per renderlo fruibile a tutti».
E qui entrano in gioco gli abiti da sposa
«Nel percorso che abbiamo intrapreso la comunità deve coinvolgere il territorio», prosegue Garraffa, «così abbiamo chiesto a Daniela Mangacavallo, regista teatrale e presidente dell’associazione “Baccanica”, che opera solitamente anche in carcere, di pensare a una performance teatrale collettiva che verrà portata in scena in autunno dove, alla fine di tutto, ogni abito verrà messo all’asta e, con il ricavato, andremo a realizzare l’area fitness. Abbiamo cercato allo Sperone le modelle che volessero indossare gli abiti ma, pensandoci ancora un altro po’, abbiamo deciso che, oltre alle donne del quartiere, dovessero partecipare donne di tutte le età, di ogni provenienza, della città tutta».
Donne che si spogliano di abiti e timidezze per rivestirsi di bellezza condivisa
A volersi mettere in gioco sono donne diverse per origini, storie, anche in carico ai servizi della giustizia, magari con le loro figlie o nipoti. Generazioni che si incontrano, non vedendo l’ora di indossare un abito che è stato e vuole essere anche simbolo di nuova vita.
«Tutte le donne con le quali ci siamo interfacciate», sottolinea Daniela Mangiacavallo «mi hanno fatto pensare alla tela di un pittore che, attraverso le azioni, i racconti, le storie, potessero via via colorarsi di esistenza e, quindi, apparire raccontando delle cose».
Spazio e voce alla speranza e alla bellezza
Un atto di bellezza e cura del quartiere Sperone, quello che realizza “Abiti Ribelli”, avendo già fatto intravedere come l’arte abbia tutte le potenzialità per cambiare lo stato delle cose. Durante l’ultimo Festino di Santa Rosalia, la festa che il 14 luglio celebra la Santa patrona di Palermo, infatti, uno degli abiti da sposa è stato dipinto dal vivo, nell’atrio del Museo Regionale d’Arte Moderna e Contemporanea “Riso”, dall’artista Giulio Rosk e indossato da una “Rosalia ribelle” per eccellenza, Antonella Di Bartolo, direttrice didattica dell’Ics Sperone – Pertini. Ovviamente sarà uno dei primi che andrà all’asta.
Un momento quasi catartico per tanti, primi tra tutti gli abitanti del quartiere, dove l’artista ha realizzato il murale “Le Rosalie ribelli”, che dall’anno scorso fa da fondale al restaurato Carro di Kounellis, realizzato per il Festino del 2007.

«Non ci sono dubbi che la performance di Rosk, che mi ha visto protagonista, è stata emozionante non solo per me», commenta Antonella Di Bartolo. «Ciò che mi dà gioia è vedere che “Abiti Ribelli” è un progetto sposato in pieno da tutta la comunità del mio Istituto, insieme a tante mamme, tante insegnanti, tante persone che si sono messe in gioco. Il sogno, lo si è detto, è quello di realizzare un’area fitness libera, gratuita, senza cancelli. Qualcosa di veramente bello per il quartiere che, ne sono certa, se ne prenderà cura. Come tutte le iniziative che in questi anni hanno acceso i riflettori sullo Sperone, però, è solo una tappa di un percorso che ogni volta si alimenta attraverso la voglia di tutti, grandi e piccini, di portare bellezza nel nostro quartiere».
La forza delle donne ribelli
Che la ribellione, in un quartiere come lo Sperone, non abbia mai voluto esplodere attraverso la violenza, lo hanno dimostrato proprio le donne e i bambini che non si sono mai piegati a un destino che li vorrebbe appartenenti a un contesto di periferia dove i diritti si devono conquistare con tanta fatica. Anche perchè l’istituzione pubblica fa spesso orecchie da mercanti lasciando al Terzo settore e alla scuola il compito di dare risposte. È, quindi, bello sentire queste donne, giovani e meno giovani, mettersi in gioco attraverso uno di questi abiti che, dopo l’asta, magari sarà indossato da una sposina che si affaccia fiduciosa a una nuova vita.
Donne che, attraverso la ribellione, rilanciano il loro futuro
Testimonianze che diventano virali grazie anche a uno dei video realizzati da VediPalermo che accompagnano il progetto.
«Cosa ribello io?», dice Gaia. «Io ribello le madri di Gaza che non possono allattare i propri figli».
«Ma io sono nata a ribelle», esordisce Maria Giovanna. «Io amo andare controcorrente, come a mare. Come tutti vanno verso destra e dobbiamo necessariamente essere controcorrente, se no… ».
«Io ribello contro i canoni di bellezza della società», dice energicamente Erminia, «perché di solito mi sono sempre sentita a disagio, avendo un corpo un po’ più formoso. Magari non volevo mettermi in mostra in certi contesti, però parlando con mia madre e vedendo il bell’ambiente in cui mi trovo in questo momento, mi sono convinta a fare anche io questo passo e a partecipare a questa iniziativa».
La macchina è nuovamente in moto dopo la pausa estiva, anche se in effetti forse non si è mai fermata. C’è ancora la possibilità di candidarsi per indossare uno dei circa 20 abiti rimasti. Le taglie, 42 e 44, forse sono tra le più difficili, ma non impossibili, da trovare. Chi, dunque, vorrà fare questa singolare esperienza, dovrà scrivere all’e-mail gsap.lartedicrescere@gmail.com. Entrerà a fare parte di una comunità che sa essere unita e costruire bellezza usando tutti i colori dell’arcobaleno, laddove in molti non riescono a leggere oltre le scale del grigio.
Le foto sono di Lilia Ricca
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