5 per mille, ma per davvero
Cesare Bocci: «Tagliare il 5 per mille, significa impedire a tanti bambini di andare a scuola»
«Come contribuente e come persona impegnata nel sociale, sostengo con convinzione la mobilitazione del Terzo settore: è una battaglia di civiltà, per la trasparenza, per il rispetto delle scelte individuali e per il rafforzamento di chi si prende cura delle fragilità del nostro Paese». Intervista all'attore e conduttore televisivo che ha sposato la campagna di VITA e di 66 grandi organizzazioni sociali che chiedono il superamento del tetto al 5 per mille

Cesare Bocci, autore e conduttore televisivo di grande popolarità, è un uomo di altrettanta sensibilità sociale. La vita gli ha fatto incontrare in prima persona esperienze di grande dolore e rinascita, e forse è anche per questo ha ha scelto di accompagnare realtà come Save the Children che ogni giorno sperimentano sul campo la possibilità di stare accanto alle fragilità, costruendo iniziative e progetti in grado di migliorare la vita quotidiana di tanti bambini e bambine in Italia e nel mondo. La campagna “5 per mille, ma per davvero” che chiede a Governo e Parlamento di adoperarsi la per soppressione del tetto di spesa a uno strumento fiscale fondamentale per la tenuta delle organizzazioni sociali, non poteva quindi essergli estranea. Come dimostra in questo dialogo.
Da dove nasce la scelta di affiancare un’importante sigla umanitaria come Save the Children?
L’incontro con Save the Children è stato un po’ casuale. Sono stato contattato da una persona dello staff che voleva coinvolgermi per una campagna, ma da cosa nasce cosa e dopo essermi ritrovato sul campo a visitare i progetti di Save the Children non sono più riuscito a tornare indietro. Quando ho avuto l’opportunità di conoscerli da vicino, ho capito che non si trattava solo di buone intenzioni, ma di azioni quotidiane, strutturate, efficaci. E ho sentito che volevo far parte di questo impegno. Oggi, sono più di 10 anni che sostengo l’organizzazione, ho vistato vari paesi come la Somalia, il Mozambico, l’Uganda, l’India e la Romania al confine con l’Ucraina ed ogni volta ho ritrovato lo stesso spirito: ogni operatore incontrato faceva di tutto per salvare fino all’ultimo bambino. Save the Children è diventata parte della mia famiglia.
Le è capitato di conoscere alcuni dei progetti che Save sostiene grazie al 5 per mille? Ne può raccontare uno che le parte significativo?
Si, come dicevo ho avuto modo di visitare diversi progetti all’estero, ma anche in Italia, che sono stati quelli che mi hanno colpito di più. Sono stato in vari Punti Luce, spazi educativi che sorgono in quartieri difficili, dove Save the Children offre opportunità educative gratuite. I bambini possono studiare, giocare, ricevere supporto psicologico e orientamento, costruirsi un futuro. In uno di questi centri, ho incontrato una bambina che grazie al sostegno ricevuto ha ritrovato fiducia in sé stessa e ha iniziato a sognare di diventare insegnante. Il 5 per mille è andato anche lì e sapere che contribuisce a rendere possibile tutto questo è davvero incoraggiante.
Sapeva che il 5 per mille a causa del tetto di spesa in realtà nell’ultima annualità si è ridotto a un 4,3 per mille? Come contribuente, oltre che come persona impegnata nel sociale, ritiene di sostenere la mobilitazione del Terzo settore per la cancellazione del tetto? Quali le motivazioni principali?
Sì, ne sono venuto a conoscenza e trovo che sia una distorsione ingiusta. Il 5 per mille è una scelta libera e consapevole del cittadino e dovrebbe essere rispettata in pieno. Ridurlo a un 4,3 per mille significa sottrarre risorse vitali a chi lavora ogni giorno per il bene comune, oltre a non rispettare la volontà del contribuente che tra l’altro non è nemmeno informato di questo taglio arbitrario. A causa del tetto, Save the Children ha subito un taglio di circa 1 milione di euro. Questo significa un numero inferiore di bambini che vanno a scuola in alcuni Paesi, che ricevono cibo nutriente, che possono avere una possibilità per il futuro.

Come contribuente e come persona impegnata nel sociale, sostengo con convinzione la mobilitazione del Terzo settore: è una battaglia di civiltà, per la trasparenza, per il rispetto delle scelte individuali e per il rafforzamento di chi si prende cura delle fragilità del nostro Paese.
Anche alla luce della sua esperienza personale, quando pensa sia importante la presenza e la stabilità degli enti del Terzo settore in termini di benessere, cura e qualità della vita di ciascuno e ciascuna di noi?
È fondamentale. Gli enti del Terzo settore sono spesso il primo presidio di umanità nei territori più difficili. Offrono ascolto, accoglienza, opportunità. In un mondo che corre veloce e tende a lasciare indietro i più fragili, la loro presenza è un argine contro l’indifferenza. La stabilità di queste realtà non è solo una questione economica, ma culturale: significa investire in relazioni, in comunità, in futuro. E questo riguarda tutti noi, nessuno escluso.
Credit foto: ufficio stampa Save The Children
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