Primo giorno fra i banchi
Scuola, Telefono Azzurro: «Cari genitori, niente foto sui social»
Dal neuropsichiatra Ernesto Caffo, che ha fondato e dirige Telefono Azzurro, un accorato appello a smettere di voler immortalare il bimbo o la bimba, col grembiulino, sui socialnetwork. E con buon ragioni

guarda la mamma! Sorridi a papà! Che ti faccio la foto»: chissà davanti a quanti scuole italiane, stamane, sono risuonate queste parole. Oggi, infatti, in molte regioni italiane è cominciato l’anno scolastico e, come sempre accade, tanti sono stati quelli che una volta si chiamavano “i remigini”, come si diceva, di chi si affacciava per la prima volta fra i banchi, in un’altra Italia, quella che tornava in classe il 1 ottobre.
Quegli scatti, oggi spesso condivisi via Whatsapp fra amici e parenti, vengono sempre più spesso pubblicati anche sui sociale media. Chi non lo ha fatto? Forse anche chi scrive.
E in queste ore, l’ottimo Ernesto Caffo, il neuropsichiatra infantile fondatore di Telefono Azzurro che ancora oggi guida, ci prega di non farlo. E se lo dice lui, che ne vede purtroppo “delle brutte” ogni giorno, bisogna dargli ascolto.

Tante buone ragioni per esser prudenti
Dice Caffo che «non è difficile da credere che quegli stessi scatti faranno il giro del mondo, e che potranno essere a disposizione di miliardi di persone e, inesorabilmente, anche di mostri pronti a utilizzare quelle immagini per generare, attraverso l’intelligenza artificiale, materiale pedopornografico da distribuire sui mercati internazionali, trasformandoli, a loro insaputa in pedoporno-attori. Spesso poi», prosegue Caffo, «non si pensa che quelle stesse foto, o quegli stessi video, possono consentire a quei mostri di presentarsi direttamente a scuola dai ragazzi, o di intercettarli online per adescarli. Molti genitori sottovalutano il lato peggiore della società digitale in cui viviamo, e quindi, prima di esporre i propri figli ai rischi della rete è bene riflettere un istante in più su quelle che possono essere le conseguenze. Come Telefono Azzurro», conclude il professore, «continueremo a fare cultura su tutto quello che riguarda la protezione dei dati personali nel digitale per dotare dei giusti strumenti critici sia i genitori sia gli stessi ragazzi».
Nella foto di apertura, dell’agenzia LaPresse, il primo giorno dello scorso anno scolatisco in una scuola a Bolzano.
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