Fashion

Campagna globale contro gli ultimi brand che sfruttano gli animali da pelliccia

La Fur Free Alliance ha lanciato un appello mondiale. Obiettivo esortare Woolrich, uno degli ultimi marchi a utilizzare pellicce, a seguire l’esempio di chi ha già adottato una politica fur-free. Oltre 50 le ong legate all’alleanza in 30 nazioni. L'Italia, anche grazie a Lav, è uno dei 22 Paesi che vieta gli allevamenti di animali da pelliccia

di Antonietta Nembri

La Fur Free Alliance ha lanciato una campagna globale per esortare il marchio di outwear Woolrich a seguire l’esempio dei suoi concorrenti – tra cui Canada Goose, Moncler, Napapijri, Parajumpers, Patagonia e molti altri – nell’adottare una politica fur-free.

Senza risposta gli appelli precedenti

I numerosi tentativi di contattare l’azienda, che conta 34 negozi e outlet in Europa e Asia, sono rimasti inascoltati: per questa ragione la Fur Free Alliance, forte di oltre 50 ong affiliate e attive in oltre 30 Paesi, ha deciso di avviare quella che sarà una delle più grandi corporate campaign anti-pellicce di tutti i tempi.

«Woolrich dovrebbe riconsiderare le proprie scelte commerciali per una maggiore coerenza con quanto dichiara circa il proprio impegno nella sostenibilità. La produzione di pellicce animali è quanto di meno etico, sostenibile, ecologico che ci possa essere nelle produzioni moda e la maggioranza dei brand globali ne ha già preso atto dotandosi di formali corporate policy fur-free», dichiara Simone Pavesi, responsabile Lav Area Moda Animal Free.

La voce della scienza

La pelliccia animale utilizzata per i parka Woolrich proviene da allevamenti intensivi, dove animali selvatici come cani procione e volpi trascorrono l’intera vita in piccole gabbie con fondo metallico, privati ​​della capacità di adottare comportamenti naturali, per poi essere uccisi tramite gas o elettrocuzione. Allevamenti che, proprio recentemente sono anche stati oggetto di un Parere Scientifico pubblicato dall’Agenzia Europea Efsa e che, di fatto, lì ha bocciati per l’impossibilità di assicurare adeguate condizioni di benessere animale. 

Secondo l’Alliance, Woolrich utilizza anche pellicce di coyote catturati in natura, intrappolati con dispositivi brutali come tagliole o lacci, che causano una sofferenza prolungata costringendo gli animali senza cibo e acqua per giorni prima di morire di stenti o con un colpo di fucile, se non a colpi di bastone o per annegamento. Nel disperato tentativo di fuggire, non è raro che questi animali provino ad amputarsi un arto pur di sopravvivere.

Allevamenti e concerie dannosi per l’ambiente

In una nota gli animalisti sottolineano il fatto che «Woolrich si vanta di preservare e proteggere la natura, eppure l’azienda continua a sostenere un commercio di pellicce che uccide inutilmente la fauna selvatica ed è considerato uno dei settori più devastanti per l’ambiente. Gli allevamenti intensivi e le concerie sono estremamente dannosi per il nostro suolo e i nostri corsi d’acqua, riversando rifiuti e sostanze chimiche tossiche nell’ambiente circostante».

Inoltre, le trappole responsabili dell’uccisione di animali selvatici sono indiscriminate, spesso mutilando e uccidendo animali non-target come specie in via di estinzione e animali domestici. L’industria delle pellicce, insomma, è «un incubo ambientale e, se Woolrich avesse davvero a cuore la natura, sceglierebbe di proteggere la fauna selvatica e il suo ambiente piuttosto che distruggerlo» continuano gli attivisti.

In Europa 22 Paesi hanno già detto no

Ventidue Paesi in tutta Europa, tra cui l’Italia dal 2022, hanno vietato la produzione di pellicce a causa della crudeltà sugli animali e dei rischi per l’ambiente e la salute pubblica, mentre in California e in 16 città degli Stati Uniti (ma anche in Israele) è vigente un divieto alla vendita di prodotti di pellicceria.

Il 1° luglio 2025, la Svizzera ha imposto un divieto all’importazione di pellicce prodotte in modo crudele. Il divieto è il primo in Europa ed entrerà in vigore con un periodo di transizione di due anni. 

Il precedente vincente con Max Mara

Nel 2023, la Fur Free Alliance ha chiesto ai suoi sostenitori in tutto il mondo di contattare Max Mara per chiedere al marchio italiano del lusso di abbandonare l’uso di pellicce, ricevendo oltre 270mila email, 5mila telefonate e innumerevoli post sui social media. La coalizione ha persino fatto sorvolare la sede centrale di Max Mara con una mongolfiera per garantire che l’azienda e i suoi dipendenti recepissero il messaggio. 

Max Mara ha abbandonato l’uso di pellicce lo scorso anno, diventando l’ultimo grande marchio di moda a compiere un passo del genere, dopo Gucci, Armani, Hugo Boss e molti altri. 

Nell’immagine in apertura una volpe in natura – photo by Freezer on Unsplash

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