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Innovazione sociale

A Bologna la mediazione sociale entra in condominio

Un gruppo di organizzazioni ha preso in carico alcuni edifici in un’area difficile del capoluogo emiliano. Che ha cambiato faccia

di Silvia Vicchi

Quelle dell’accoglienza e dell’integrazione sono tra le principali sfide sociali che ogni città oggi si trova ad affrontare. Nel tempo, vi sono zone in cui si concentrano in prevalenza persone fragili, dove i problemi di convivenza che poggiano sulle differenze generazionali o culturali rischiano di esplodere in violenza e soprusi e che si prestano a frequentazioni legate alla microcriminalità, come spaccio e furti.
A Bologna, un’esperienza che mette in campo la cooperazione sociale, l’associazionismo, l’istituzione, intende trasformare le criticità in risorse, coinvolgendo le stesse persone a rischio di esclusione sociale.


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È così, che il Quartiere Santo Stefano, la cooperativa sociale Società Dolce con realtà come Golem, Chiusi Fuori e Uildm stanno lavorando insieme per trasformare un luogo problematico del centro storico in uno spazio di rigenerazione urbana, d’incontro e condivisione: «L’intento iniziale», spiega Rosa Amorevole, presidente del Quartiere Santo Stefano, «era di rigenerare gli edifici Acer di via San Leonardo, con problemi di conflitti e decoro, attraverso un progetto di welfare generativo, in modo da costruire rapporti di buon vicinato, rispettosi dell’ambiente e di una civile convivenza». Come? «Attraverso la mediazione sociale di condominio».


I residenti stanno partecipando attivamente come risorsa, aiutati dal mediatore: «La nostra presenza in strada e nel caseggiato», interviene Massimo Manzali, educatore di Società Dolce e responsabile della parte di mediazione sociale e condominiale, «ci rende familiari, le persone imparano a conoscerci e ad avvicinarsi. Siamo in un contesto complesso e multietnico e abbiamo lavorato sul valore delle differenze, aiutando gli assegnatari degli alloggi ad aprire tra loro un dialogo, a migliorare le relazioni coi vicini, a prevenire conflitti che spesso nascono da un disagio personale che richiede solo un ascolto».


Un lavoro che dai caseggiati di San Leonardo si è esteso ad una zona adiacente confinante con l’università e in particolare nel giardino “don Tullio Contiero”, da tempo frequentato da persone dedite allo spaccio e all’uso di sostanze. Oggi ospita concerti, spettacoli per bambini, merende, laboratori ed è tornato nella disponibilità di tutti. La mediazione condominiale è diventata mediazione civica e sociale di territorio. «Quello della mediazione è un cammino lungo», dice Franco Canè, pedagogista di Società Dolce, «e occorre tempo affinché le persone entrino in relazione in un modo costruttivo, senza difese preconcette. Ci stiamo riuscendo».

Stiamo riuscendo a fare in modo che le persone entrino in relazione in modo costruttivo

Franco Cané, pedagogista di Società Dolce


Se oggi andate a vedere San Leonardo, al pomeriggio troverete i mediatori e le associazioni sempre disponibili all’ascolto anziani che parlano tra loro e bambini che giocano. Un luogo dove si organizzano tornei e giochi, le persone imparano a conoscersi e anziché delegare agli altri la soluzione dei problemi di tutti, s’impegnano in attività che vanno oltre gli interessi personali e della propria famiglia.

Nella foto: Grazie al lavoro di un gruppo di organizzazioni sociali tra i caseggiati del Quartiere Santo Stefano di Bologna è mutato il clima: le aree comuni sono animate da bambini e anziani


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