Quelli della capitale sono ormai un modello per tutta l’EuropaNé semplici “doposcuola” né centri di aggregazione ludica. I Centri diurni per l’infanzia e l’adolescenza immigrata e italiana di Roma a dieci anni dalla nascita si sono affermati come un modello unico in Europa. Nel loro carnet infatti compaiono servizi educativi, didattici, linguistici, legali, di mediazione culturale e accompagnamento. Insomma, una presa in carico a 360 gradi. Nessun altro può vantare un ventaglio così ricco. Tanto che questa esperienza è stata al centro di un convegno internazionale («Ponti d’incontro: dieci anni dei Centri diurni per l’infanzia»). L’occasione giusta per presentare il nuovo Tavolo di coordinamento creato da 9 dei 22 centri della capitale gestiti da otto associazioni: Nessun luogo è lontano, Zero in condotta, Arci solidarietà onlus, Coop Armadilla, CFMW Italia, Celio Azzurro onlus, Soc. San Gregorio al Celio e Coop. Roma Solidarietà.
«Ad oggi sono stati 5.500 i bambini e i ragazzi che hanno frequentato i centri», spiega la pedagogista Anna Bluffi Pentini. Messo a punto il metodo, c’è da superare lo scoglio dei finanziamenti. Ancora la Bluffi Pentini: «L’obiettivo è quello di promuovere il ritorno delle convenzioni a una durata di 12 mesi per dare continuità all’intervento». I fondi, a detta dell’assessore capitolino alle Politiche sociali, Sveva Belviso però non verranno toccati, ma nemmeno implementati: «I Centri diurni hanno un impatto di 4 milioni di euro complessivi. Cercherò di aumentare gli standard razionalizzando i costi. Per noi la loro esistenza infatti è decisiva».
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