Politica

Acli: «Sulle aree interne stiamo con i vescovi»

All'indomani della lettera aperta inviata a Governo e Parlamento dai 135 Vescovi delle aree interne, le Acli ribadiscono che «le aree interne sono il cuore del futuro dell'Italia. Occorre superare la logica di rassegnazione al declino, promuovendo politiche coraggiose e valorizzando i giovani».

di Redazione

Foto di Stefano Intintoli su Unsplash

Rivedere il Piano Strategico Nazionale Aree Interne 2021-2027, superando una logica di rassegnazione al declino e promuovendo politiche coraggiose e finanziamenti stabili. Valorizzare il ruolo dei giovani, protagonisti di esperienze di “restanza” e custodi di comunità innovative. Puntare su politiche pubbliche integrate, di medio e lungo periodo, che garantiscano servizi sociali e sanitari adeguati, transizione digitale e ambientale. Riconoscere al Terzo Settore e al mondo associativo la capacità di generare attivismo sociale e nuove economie solidali. Formare figure professionali capaci di accompagnare i processi comunitari, rafforzando cittadinanza attiva e partecipazione.

Sono queste le richieste delle Acli nazionali al Governo sulle aree interne. L’associazione torna a criticare l’inarrestabilità del declino delle aree interne sancita dal Governo e lo fa all’indomani della diffusione da parte dei 135 vescovi delle aree interne di una lettera aperta al Governo e al Parlamento (ne ha scritto qui Gabriella Giorgione). Questo documento – sottolineano le Acli – «offre al Paese una visione capace di indicare percorsi di sviluppo più giusti, inclusivi e sostenibili, contrastando le disuguaglianze economiche, sociali e territoriali che segnano il nostro tempo».

Emiliano Manfredonia, presidente nazionale delle Acli, afferma che «le aree interne non sono margini, ma cuore del futuro dell’Italia. Non possiamo accettare che interi territori siano accompagnati a un lento declino. Partecipazione, mutualità, cittadinanza attiva sono la vera leva per rilanciare la democrazia e la coesione sociale, nelle grandi città come nei borghi più fragili».

Le Acli d’altronde conoscono da vicino le sfide di questi territori: i loro circoli, i servizi, i centri di formazione, i gruppi di giovani e volontari rappresentano presidi di comunità diffusi in tutta Italia. «Promuovere relazioni sociali, legami e luoghi di tutela – prosegue Manfredonia – significa restituire voce e dignità a chi si sente escluso dai processi decisionali. Solo così si ricostruisce fiducia e si alimenta il bene comune».

Raffaella Dispenza, vicepresidente nazionale Acli con delega all’inclusione territoriale, aggiunge che «da tempo le Acli hanno le aree interne messo al centro delle proprie ricerche e azioni sociali. Con reti come Riabitare l’Italia stiamo coinvolgendo i nostri dirigenti provinciali per moltiplicare esperienze concrete di cittadinanza attiva. Il prossimo Incontro nazionale di studi, in programma a Firenze dal 25 al 27 settembre, sarà dedicato al tema La democrazia nelle tue mani, il potere di esserci: un invito a rilanciare una democrazia partecipata e vitale».

Servono «interventi non episodici né frammentati», conclude Dispenza: servono «strategie lungimiranti: accesso ai servizi, case della comunità, progetti ambientali partecipati, sostegno alle imprese sociali e culturali, educazione e formazione professionale. Solo così le aree interne potranno diventare veri laboratori di innovazione sociale ed economica, a beneficio dell’intero Paese».

In apertura, foto di Stefano Intintoli su Unsplash

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