
Come ho scritto sul mio profilo Facebook, appena saputa la notizia della morte di Oliver Sacks, mi considero in lutto, per aver subito, come tutti i miei compagni sclerotici, una gravissima perdita. Sacks è stato non solo un fine narratore, a cui mi sono largamente ispirata nei miei ritratti di corsia e nelle riflessioni de La stampella di Cenerentola, ma anche un grande neurologo, sensibile come pochi altri, ai problemi di noi malati.
Come un antropologo intento a studiare una civiltà diversa, ma degna di rispetto, si avvicinava alle patologie neurologiche con curiosità e ammirazione. Ogni limitazione motoria, visiva, sensoriale e cognitiva determina una percezione diversa della realtà ed un conseguente stile di vita e Sacks era affascinato da ogni singola situazione da ciascuna storia, da ogni malato. Agiva e scriveva con comprensione, quasi con amore.
Quando sono stata colpita da una delle peggiori ricadute agli arti inferiori e conseguente stato depressivo, scelsi di farmi portare una copia di Risvegli, che ricordavo per avere visto anni prima, il film con Robin Williams. Ho passato giorni immersa nelle pagine del romanzo tra storie di vita piene di umanità, calore e comprensione. Ho sofferto, lottato e gioito tra i suoi pazienti alle prese con la perfida encefalite letargica. Posso sostenerlo con certezza: è stata una lettura terapeutica, mi sono sentita meno sola, in compagnia di chi era in grado di comprendere e curare con affetto ogni genere di malattia neurologica. Addio grande Oliver mi mancherai!
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