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Famiglia

Adozione, cosa c’è prima del “sì”?

Nuova sezione sul sito di Amici dei Bambini, per conoscere meglio quei bambini che hanno bisogno di genitori "un po' speciali", pronti ad accogliere anche una disabilità o un bisogno speciale. «Nel rispetto della privacy, sappiamo che la disponibilità all'adozione nasce anche dall'incontro emotivo con una storia "in carne ed ossa"», spiegano

di Sara De Carli

Nomi e nomi, in fila in un file excel. Dietro ogni rigo e ogni nome, la vita di un bambino, con le sue sofferenze e i suoi sogni. Storie che potrebbero essere diverse, se questi bambini – tutti dichiarati adottabili – trovassero una famiglia. Invece questa ricerca è difficile. I loro nomi stanno nelle “neglected list” che periodicamente i Paesi di origine inviano agli enti autorizzati alle adozioni internazionali: elenchi di minori che da anni vivono in orfanotrofio e che vengono dichiarati adottabili quando forse è oramai troppo tardi per trovare accoglienza in una famiglia adottiva. 

Bambini grandi, fratrie, bambini con disabilità o problemi di salute. Le neglected list sono da anni uno dei crucci di Amici dei Bambini-AiBi. Che ora fa un passo concreto per provare a trovare una soluzione a queste braccia che si cercano e non si incontrano. Dall’ultima settimana di luglio, è online sul sito di AiBi una nuova pagina, che si chiama “Figli in attesa-Appelli di adozione”.

«In questa sezione del sito pubblichiamo gli appelli per l’adozione di alcuni minori che ci vengono segnalati dalle autorità del loro Paese di origine, in quanto la loro collocazione risulta più complessa, dal momento che oltre ad essere stati abbandonati, presentano un quadro socio-sanitario per cui non possono essere proposti nei percorsi classici di abbinamento. Per loro cerchiamo genitori un po’ speciali, che oltre al desiderio di completare o allargare la loro famiglia, possano mettere in campo tutto l’amore, le competenze e le energie necessarie affinché questi bambini possano tornare a sentirsi figli amati e protetti, al di là delle loro caratteristiche personali. Nel totale rispetto della loro privacy vengono comunicati solo il sesso, l’anno di nascita, l’aerea geografica di provenienza», scrive AiBi. 

Le relazioni si  creano attraverso l’umanità contenuta nei sorrisi, negli occhi e nei volti. Mostrare le foto dei bambini,  sempre in modo rispettoso ed etico, è un modo per cercare di aiutare le famiglie a superare una diagnosi o  una descrizione generica, a far capire che ogni bambino merita di trovare due genitori che lo amino e si  prendano cura di lui per sempre

— AiBi

Così “incontriamo” Kledi, che ha 3 anni e mezzo, la sindrome di Down e viene dall’Est-Europa. O Jaime, che ha 10 anni e per cinque è stato in un orfanotrofio del Sud America. Le coppie già in possesso di  decreto dì idoneità per l’adozione internazionale, dopo apposita iscrizione e accesso tramite  password, potranno visionare queste schede, ma con maggiori informazioni.  e, laddove disponibili, anche le loro fotografie, rese disponibili, naturalmente, solo  dopo esplicita autorizzazione da parte dell’Autorità Centrale straniera di riferimento. 

La tutela dei minori 

«Resta ferma e necessaria l’esigenza di salvaguardare la privacy e i dati sensibili dei minori», precisa AiBi, «per cui i nomi saranno sempre di fantasia, così come non verrà indicata la data di nascita precisa ma solo l’anno, e anche il Paese di provenienza potrà essere specificato solo dove l’Autorità  Centrale straniera abbia autorizzato a farlo. Lo stesso per la fotografia del minore».

D’altra parte però poter dare un volto ai minori in attesa di una famiglia, aiuta a renderli “vibranti”, veri, vivi… «Le relazioni si  creano attraverso l’umanità contenuta nei sorrisi, negli occhi e nei volti. Mostrare le foto dei bambini,  sempre in modo rispettoso ed etico, è un modo per cercare di aiutare le famiglie a superare una diagnosi o  una descrizione generica, a far capire che ognuno di loro merita di trovare due genitori che lo amino e si  prendano cura di lui per sempre», dice AiBi. 

Sono modalità che  vengono già utilizzate in Brasile, Colombia, Russia, ma anche negli Stati Uniti per agevolare  l’adozione a livello nazionale dei bambini “special needs”. 

“Figli in attesa” è stato brevemente presentato da AiBi nel convegno “El futuro de la cooperación y las  adopciones internacionales en América Latina – La CAI se encuentra con las Autoridades Centrales”, tenutosi a Quito, in Ecuador, tra il 19 e il 21 luglio. Michele Torri, responsabile dell’adozione Internazionale di Ai.Bi., ha potuto illustrare alle varie Autorità  Centrali sudamericane, storicamente più propense a questa modalità di lavoro, questo progetto. 

Foto di Edward Eyer, Pexels


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