Mondo
Adozioni /1: il grande blocco dell’Est
Il 2005 inizia in caduta libera. «Colpa della chiusura di alcuni Paesi dellEuropa orientale», dice la Commissione adozioni internazionali.
Il ?blocco dell?Est? diventa ogni anno più compatto e insormontabile. Il primo mattone ce l?ha messo la Romania, fin dal 2001, chiudendo alle coppie straniere ogni possibilità di adottare. Poi la Russia, che ha chiuso e riaperto le sue frontiere, e ora si muove con un atteggiamento di cautela che sconfina nel sospetto. A seguire, sospensioni temporanee e blocchi più o meno ufficiali ora coinvolgono anche la Bulgaria, la Bielorussia, l?Ucraina.
E così, il baby boom di piccoli dell?Est, che solo 2004 ha segnato migliaia d?ingressi a scopo di adozione, comincia a esaurirsi. Lo dicono le nuove statistiche della Commissione adozioni internazionali, che il 27 luglio scorso ha incontrato i 70 enti autorizzati (si è trattato, tra l?altro, del primo incontro ufficiale delle associazioni con la nuova presidente, Roberta Capponi) per ?fare il punto? sul primo semestre del 2005, sui problemi operativi legati all?adozione e sui programmi della Cai per il perfezionamento di accordi bilaterali.
Il quadro della Commissione non lascia spazio a grandi interpretazioni: il trend dei primi sei mesi dell?anno segna un meno 20% nelle adozioni internazionali. Il rapporto riferisce infatti che al 30 giugno 2005 sono stati adottati da coppie italiane 1.286 bambini stranieri, contro i 1.611 nello stesso periodo del 2004. Nonostante le crescenti difficoltà, la Russia resta ancora il primo Paese di provenienza, con 321 adozioni, seguita dall?Ucraina con 211, poi dal Brasile con 93, dalla Colombia (94), dall?Etiopia (85).
Secondo la Commissione, la causa di questa inversione di tendenza «è da ricercare nel blocco delle adozioni occorso in alcuni Paesi dell?Europa orientale». Tanto che, proprio a seguito delle «situazioni problematiche sopravvenute in tali Paesi», Roberta Capponi ha annunciato di voler favorire le adozioni nei Paesi asiatici, dove i minori in stato di abbandono sono purtroppo ancora molti.
A non stupirsi più di tanto di questo 20% in meno è Marco Griffini, presidente di uno dei maggiori enti autorizzati italiani, l?AiBi – Associazione Amici dei bambini. «Il calo era scontato, visto che i dati degli anni precedenti, e in particolare del 2004, erano dopati», dice. «Il sistema dell?adozione internazionale italiana ultimamente si è retto quasi solo su due Paesi di provenienza, la Russia e l?Ucraina. Quando questi due ?serbatoi? sono andati in crisi, hanno fatto diminuire i numeri delle adozioni. è evidente che così non si può andare avanti. Lo diciamo da anni: in Italia non esiste ancora una politica estera delle adozioni internazionali. La Commissione in questi anni ha lavorato molto, ma purtroppo si è sempre mossa da sola, ignorando la conoscenza ?sul campo? degli enti autorizzati».
E c?è di più: la Cai ha perseguito quasi esclusivamente la politica degli accordi bilaterali, ma ne ha portati a casa pochi. «A molti Paesi non interessa fare un accordo bilaterale, che rappresenta comunque un?intesa particolarmente impegnativa sul piano diplomatico», prosegue Griffini. «Ne è un esempio il caso della Cina. Con Pechino tutti i Paesi europei fanno adozioni, l?Italia è il solo che non ne fa, perché l?accordo bilaterale è rimasto ancora al palo. Ma questo non è il solo strumento giuridico che garantisce il pieno rispetto della legalità di un?adozione: è possibile ottenere il riconoscimento a operare in piena trasparenza come enti stranieri anche senza questo passaggio».
Alla luce di questa avvisaglia negativa nel trend delle adozioni, la Cai ha aperto un tavolo di coordinamento strategico con gli enti autorizzati, che si riunirà circa ogni tre mesi, per tenere monitorate tutte le principali questioni. In prima linea, ancora una volta, c?è un grave problema di sensibilizzazione delle coppie in attesa di adottare: i famosi decreti d?idoneità ?mirati? (cioè riportanti vincoli d?età, di sesso o addirittura d?etnia dei minori), rappresentano ormai il 25% del totale. Quindi, da una parte ci sarà pure il ?blocco dell?Est?, ma dall?altra c?è un altro aspetto. Il fatto che «il calo si sarebbe potuto evitare in assenza di limiti ai decreti», sottolinea Gianfranco Arnoletti, presidente dell?ente (e ong) Cifa. «Se le coppie avessero accettato i molti bambini che gli enti da anni segnalano come disponibili all?adozione, evitando così che le autorità straniere si irritassero al pensiero che le coppie italiane vogliano bambini selezionati apposta per loro in base all?età, alla razza, al sesso ed escludano accuratamente i nuclei di fratelli». Riguardo a questo, gli enti hanno presentato un ordine del giorno che ufficializza la loro decisione di non accettare dal 1° agosto decreti con limitazioni. «Solo per spirito di servizio», poi, hanno accettato la richiesta della Capponi di sospendere l?iniziativa, per dar modo alla Cai di attivare i contatti con il ministero di Giustizia per un?analisi del da farsi.
Russia
Cautela e ostilità dopo i 13 bambini uccisi
Risultava essere storicamente la nazione di provenienza del maggior numero di minori stranieri, poi negli ultimi anni è slittata fino al quinto posto della classifica della Cai, in seguito al lungo blocco che si è protratto dal febbraio 2001 al gennaio 2002. Ora è tornata ad essere il secondo Paese di provenienza (735 minori entrati in Italia nel 2004; 321 nel primo semestre 2005).
Ultimamente, esponenti del governo hanno parlato insistentemente di una nuova sospensione delle adozioni internazionali. L?irrigidimento è stato provocato dalla notizia dell?uccisione, negli ultimi anni, di ben 13 bambini russi adottati da famiglie americane. Le richieste di moratoria, dunque, hanno riguardato gli Stati Uniti, ma la cultura del sospetto verso le coppie straniere si è notevolmente diffusa e rende più tesi i rapporti (è noto il caso della coppia italiana accusata da una hostess di aver picchiato il bambino appena adottato). L?autorità competente alle adozioni, il ministero dell?Istruzione, ha da poco apportato cambiamenti alle regole dell?adozione di minori russi, consentendola unicamente attraverso organizzazioni autorizzate. Per loro l?accreditamento scade (e va dunque rinnovato) ogni anno.
Ucraina
Stop al far west e adozioni numerate
Un rallentamento delle procedure di adozione ha portato alla diminuzione dei flussi in entrata anche dall?Ucraina, Paese che dall?avvio del monitoraggio della Cai ha fatto segnare il numero massimo di minori (2.512) autorizzati all?ingresso in Italia. Paese che non ha ratificato la Convenzione Aja e che nel 2002 è stato oggetto di una sospensione unilaterale decisa dalla Commissione italiana, preoccupata del pericoloso ?fai da te? imperante sul territorio, dove gli enti non venivano nemmeno riconosciuti. Le storie peggiori legate all?Ucraina (bambini scelti da catalogo, ?sostituiti? all?ultimo minuto da direttori a caccia del miglior offerente, improvvisamente prelevati dall?istituto dalla madre naturale o da altre coppie straniere), si sperano archiviate.
Il recente cambio di governo ha portato prima a una sospensione temporanea delle nuove pratiche, poi a un cambiamento della normativa: un regolamento emanato a marzo 2005 impone che ogni ente straniero possa curare l?adozione di non più di 3 bambini al mese. La Cai, che ha già avuto incontri ufficiali con l?autorità centrale ucraina, si recherà in missione a Kiev a fine agosto per superare i problemi organizzativi ancora esistenti.
Bielorussia
«Quei soggiorni che inquinano i bambini»
Il 16 dicembre scorso, l?ex presidente Cai, Melita Cavallo ha incontrato le autorità bielorusse per chiarire i problemi legati al blocco ?di fatto? delle adozioni in corso dall?estate precedente. Dal colloquio è emersa la posizione del premier Lukashenko riguardo alle adozioni internazionali. Annunciando modifiche alla normativa, Lukashenko ha richiesto di introdurre norme per creare una rete di sostegno intorno ai bambini e ai giovani per percorsi di vita in patria, evitando così l?inquinante contatto con l?estero, che li trasforma in «consumatori al quadrato».
Il premier ha inoltre dichiarato che il fenomeno dei soggiorni per risanamento (in Italia giungono circa 30mila bambini all?anno) deve azzerarsi e ogni provvedimento autorizzatorio, sia per adozione che per espatrio temporaneo, dovrà portare la firma del ministro dell?Istruzione. Egli ha chiesto perciò che gli eventuali aiuti ai bambini siano portati direttamente in Bielorussia, ove si voglia davvero aiutare quel Paese.
Una delegazione della Bicamerale Infanzia si recherà a Minsk a fine settembre per cercare un dialogo, ma le adozioni risultano tuttora sospese (0 ingressi nel 2005).
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