Famiglia
Africa: 33 missionari rapiti nella Repubblica Centrafricana
Ore d'ansia per 33 missionari sequestrati che potrebbero essere utilizzati come scudi umani. padre Adriano Parenti "almeno 4 i morti tra il personale diocesano"
di Redazione
Ore d’ansia per 33 missionari sequestrati nella Repubblica Centrafricana che potrebbero essere utilizzati come scudi umani. La loro vita e’ ora nelle mani di mercenari che combattono il regime del presidente Ange-Felix Patasse. Tra i religiosi sequestrati ci sono 5 cappuccini emiliani e 17 suore. ”La loro vita e’ in pericolo -dice con preoccupazione padre Adriano Parenti, responsabile del centro missionario emiliano e coordinatore delle missioni in Repubblica Centrafricana, Etiopia, Turchia e Romania- Sono situazioni nelle quali ci si puo’ attendere di tutto”. I missionari sono stati raccolti da diversi villaggi del Nord del Paese e condotti, sotto la minaccia delle armi, a Gofo, dove sono stati radunati nel villaggio ‘Ghirlandina’. ”La situazione e’ drammatica -spiega il frate- e ci sono gia’ almeno quattro morti. Il primo a morire e’ stato il responsabile della radio diocesana. le altre vittime sono i dipendenti della diocesi. Ci teniamo in stretto contatto con i responsabili ma le notizie non sono molto rassicuranti”. Il coordinatore delle missioni racconta: ”la zona e’ piena di ribelli armati fino ai denti. Ci dicono che hanno radunato i missionari per controllarli meglio ma e’ evidente che corrono il rischio di essere utilizzati come scudi umani. Anche perche’ l’azione dei ribelli si e’ estesa e si sta spostando nel Bokaranga”. Il padre racconta che la missione e’ stata abbandonata. ”E il fatto e’ che quando i missionari saranno lasciati liberi, se saranno lasciati liberi, non troveranno nulla nella missione perche’ -spiega padre Adriano- i ribelli devastano tutto cio’ che trovano. Non si limitano al saccheggio”. Un quadro preoccupante e al tempo stesso desolante quello che viene fatto dal frate missionario. ”Alle devastazioni si aggiunge anche l’emergenza cibo e medicinali che cominciano a scarseggiare. Manca anche la corrente elettrica. La cosa piu’ grave che temiamo e’ l’avvilimento dei nostri missionari. Molti di loro sono nella missione da oltre quarant’anni e vedere tutto buttato all’aria non puo’ lasciare indifferenti. Soprattutto quando le notizie non sono buone”. Il padre coordinatore spiega che sino ad ora le trattative non hanno sortito risultati. ”Servono pressioni a livello internazionale -e’ il suo appello- In questi momenti anche un sostegno a livello spirituale puo’ fare qualcosa”.
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