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Politica & Istituzioni

Al non profit dico: salite sul Carroccio

Roberto Cota, candidato a guidare il Piemonte

di Ettore Colombo

Nessun dialogo con il partito del «No e del Ni a tutti i costi», ma la sussidiarietà «per me è il dna». Per cui il volontariato e la società civile saranno «i miei primi interlocutori, anche se è finita la stagione dei finanziamenti a pioggia». E i dissidi con la Chiesa sull’immigrazione? «Col Vaticano abbiamo un ottimo rapporto» «I cattolici e i moderati? Non c’è nessun problema, li garantisco io». Roberto Cota (classe 1968, novarese, professione avvocato penalista, sposato, una figlia di appena 18 mesi) è il leghista che non t’aspetti. Oggi capogruppo alla Camera, dove tutti – politici e giornalisti – ne stimano le doti (cortesia e affabilità in testa), Cota guida la Liga Piemont (e cioè il partito federato con la Lega Nord nazionale) dal lontano 99, su preciso incarico di Umberto Bossi, di cui è un fedelissimo. Nella tumultuosa avanzata di governo, e non solo più di protesta, della Lega nelle regioni del Nord, spetta proprio a Cota il compito di essere il candidato di tutto il Pdl per la carica di governatore del Piemonte, che cercherà di strappare alla piddina Mercedes Bresso. Cota è sicuro di farcela, anche se l’Udc non ne appoggia la candidatura, e spiega il perché a Vita, giornale al quale ribadisce il suo impegno «a favore del volontariato, delle associazioni, del non profit e dunque anche del 5 per mille, strumento di cui sono un forte fautore, sia per conto della Lega sia come membro attivo dell’Intergruppo per la Sussidiarietà».
Vita: Presidente Cota, la stagione della Lega di protesta è definitivamente archiviata?
Roberto Cota: Guardi che la Lega è ed è sempre stata una forza di governo, che governa e ambisce a governare. Alla formuletta della Lega protestataria non crede più nessuno. Gli amministratori locali, che vengono formati e forgiati secondo le regole di una seria scuola quadri di politica interna voluta proprio da Bossi, hanno idee chiare e una marcia in più. E si vede. Se guardiamo al gruppo parlamentare leghista, scopriamo che è quello che vanta il maggior numero di presenze in aula, il più alto numero di laureati ed è il più giovane per età.
Vita: Lei si candida a governare il Piemonte, regione avanzata e industriale, ma in piena crisi occupazionale, a partire dal gruppo Fiat. Cosa pensa di fare?
Cota: Porterò in Piemonte la stessa sensibilità che la Lega e il ministro Tremonti stanno sperimentando al governo del Paese, potenziando uno strumento chiave come il ricorso agli ammortizzatori sociali, che vanno estesi dalle grandi alle piccole aziende. Penso anche a una politica di rilancio dell’economia grazie alle riforme, in primis il federalismo fiscale. Servono politiche di rilancio della Regione e delle sue più importanti infrastrutture, a partire dalla Tav ad altre opere pubbliche fino al nucleare di nuova generazione, fonte di energia sicura.
Vita: Associazioni locali e della società civile, però, si oppongono a tali scelte?
Cota: Con le liste e i comitati del No e dei Ni a tutti i costi non ci sarà dialogo, mentre i rapporti con il mondo del sociale, del volontariato e dell’associazionismo saranno fondamentali: questi mondi sono la struttura portante delle nostre comunità. Penserò soprattutto a come ripartire le risorse sulla base di progetti che nascono dal basso, nel mondo del volontariato, tagliando finanziamenti inutili e a pioggia, ma anche smettendola con il finanziarie con soldi pubblici strutture e circuiti autoreferenziali che vivono solo nei presunti “salotti culturali”, a partire dallo scandalo che è il premio Grinzane-Cavour.
Vita: Il sociale, dunque, non avrà nulla da temere…
Cota: Affatto. Anzi lo potenzierò in tutti i modi. Vede, rendere operativo, come dovremo fare subito, una volta al governo, il federalismo fiscale vuol dire aumentare i servizi, non certo abbatterli, mettere in cantiere più risorse, a regime, nel e per il territorio, risorse che poi andranno a vantaggio di tutti, e rendere concreta l’idea della sussidiarietà che per me è il dna. Non a caso, da presidente del Consiglio regionale del Piemonte mi sono battuto affinché entrasse, nero su bianco, nel nuovo Statuto regionale.
Vita: I rapporti tra Lega e Chiesa sono a corrente alternata, e a volte burrascosi, come si è visto nelle critiche leghiste all’operato del cardinal Tettamanzi?
Cota: Non conosco nello specifico la situazione milanese ma dal mio osservatorio i rapporti tra Lega e Chiesa sono ottimi. Mi hanno molto colpito positivamente le parole del cardinal Bertone, segretario di Stato del Vaticano, che ha paragonato, in pubblico e peraltro davanti a D’Alema, la Lega alla Chiesa per capacità e forza di radicamento nel territorio, invitando i cattolici a imitarne il modello. Non abbiamo problemi a partecipare a un dibattito pubblico quando qualche esponente della Chiesa prende posizioni particolari, per esempio sull’immigrazione, ma il rapporto tra Lega e Chiesa è ottimo, mi creda.


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