Giornata mondiale del cervello

Alcol: ecco le politiche per ridurre il consumo per il bene dei cittadini

L'agenzia per la ricerca sul cancro di Lione analizza le misure che funzionano per ridurre i consumi di alcol. L'Oms lancia l'iniziativa “3 by 35” di tassazione su alcol, tabacco e zucchero. L'Airc si adopera in attività di informazione e comunicazione e lancia «Non me la bevo»

di Nicla Panciera

Si celebra il 22 luglio la giornata mondiale del cervello, istituita dalla World Federation of Neurology che ha fatto sapere che «la salute del cervello non è un momento nel tempo: è un impegno che dura tutta la vita». Una delle principali minacce è costituita dall’alcol, sostanza cancerogena e neurotossica il cui consumo porta non solo a un invecchiamento precoce ma a numerose malattie, anche neurodegenerative, attraverso meccanismi noti e altri ancora sotto indagine. L’ultimo degli studi in ordine di tempo, apparso sulla rivista Neurology, ha indagato post-portem il cervello di oltre 1700 persone combinando l’analisi dei tessuti alle abitudini al bere dei soggetti. Ne è emersa un’associazione del consumo con con aterosclerosi dei piccoli vasi, accumulo di ammassi neurofibrillari, riduzione della massa cerebrale e delle capacità cognitive. Una precoce atrofia cerebrale emerge da più studi, questo in particolare la associa al consumo anche di bassi livelli di alcol, percepiti dai più come innocui. Da tempo, la Commissione Lancet sulla demenza pone l’alcol tra i 14 fattori di rischio da evitare per risparmiare il 45% dei casi di demenza nel mondo.

Un fattore chiave, per la nostra salute, è rappresentato da una manciata di prodotti industriali: l’inquinamento atmosferico da combustibili fossili, zucchero e alimenti ultra-processati, tabacco, sostanze chimiche e alcol. Questi cinque fattori sono responsabili di quasi il 30% del carico di mortalità globale, fa sapere l’Institute for Health Metrics and Evaluation Ihme dell’Università di Washington. Per tutelare i cittadini, ridurre le morti, e i costi associati, bisogna intervenire anche a quel livello, regolamentando di più i prodotti.

Le politiche di controllo

Il rapporto, pubblicato sul New England Journal of Medicine, dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro Iarc di Lione presenta alcuni effetti delle politiche sull’alcol sulla riduzione del consumo di bevande alcoliche. Il rapporto è una sintesi dei contenuti apparsi sul Handbooks of Cancer Prevention Volume 20B con cui lo Iarc fornisce informazioni utili ai decisori politici ad attuare misure di controllo dei consumi degli alcolici. Seguire le misure di dimostrata efficacia, tanto a livello del singolo che della collettività, per limitare l’esposizione all’alcol potrebbe portare benefici per la salute delle popolazioni in appena cinque anni.

Le misure per ridurre i consumi

Le misure capaci di ridurre il consumo sono l’aumento delle tasse sugli alcolici e l’introduzione di prezzi minimi per le bevande che lo contengono, porre dei limiti alla loro commercializzazione, per esempio su giorni, orari e numero di punti vendita, per ridurre l’accesso alla sostanza e diminuire l’esposizione alle campagne di marketing. Queste misure hanno un’efficacia immediata. C’è poi la misura per chi ha già un comportamento di consumo alterato che consiste in un breve intervento psicosociale, la cui efficacia viene stimata visibile in 12 mesi, secondo un’analisi apparsa su The Lancet Regional Health Europe relativa a tutti i fattori di rischio per le malattie non trasmissibili.

I danni alla salute

I numeri sono da capogiro. L’alcol è all’origine in particolare del tumore del fegato, dell’esofago, del colon-retto, del seno e dei tumori del distretto testa-collo (in particolare tumori del cavo orale, della faringe e della laringe). Il suo consumo, e non esiste una dose sicura, causa ogni anno 190 mila nuove diagnosi di cancro nella regione Europa, 520 persone che ogni giorno ricevono una diagnosi di cancro causato dall’alcol.

Disuguaglianze di salute

«La quantità e le modalità di consumo di alcol sono fortemente caratterizzate socialmente, cioè variano a seconda della posizione socioeconomica, con un impatto più negativo sulle persone in condizioni più svantaggiate» ci fa notare Salvatore Vaccarella, alla guida del Cancer Inequalities Team dello Iarc, un cui recente lavoro mostra forti disuguaglianze socioeconomiche nella mortalità per tumore del fegato, particolarmente marcate nei paesi dell’Europa dell’Est, ma anche tra le donne nei Paesi del Nord e nel Regno Unito. In diverse aree, come appunto l’Est e il Nord Europa, la mortalità per tumore del fegato è in aumento, soprattutto tra le classi più svantaggiate. La causa principale è molto probabilmente l’eccessivo consumo di alcol negli anni o decenni precedenti.

Il programma “3 by 35” dell’Oms

Per cercare di porre rimedio a questa epidemia di malattie non trasmissibili evitabili, l’Organizzazione Mondiale della Sanità Oms sta spingendo i paesi ad aumentare con la tassazione i prezzi delle bevande zuccherate, dell’alcol e del tabacco – che insieme causano il 75% delle morti premature nel mondo – di almeno il 50% nei prossimi 10 anni. Un programma ambizioso chiamato “3 by 35 Initiative” che taglierà i consumi e determinerà un aumento del gettito che andrà a finanziare assistenza sanitaria, l’istruzione e la protezione sociale.

Non me la bevo

Il prossimo autunno, l’Associazione italiana di ricerca contro il cancro Fondazione Airc lancerà un nuovo laboratorio per sensibilizzare giovani e adulti sui rischi dell’alcol dal titolo «Non me la bevo». Si tratta di un laboratorio interattivo pensato per coinvolgere il pubblico in un percorso informativo sul consumo di bevande alcoliche e i relativi rischi per la salute, con giochi, quiz e momenti di confronto. Ci sarà anche un focus particolare sulla correlazione tra consumo alcolico e aumento del rischio di sviluppare diverse forme di cancro. Fondazione Airc intende «diffondere nell’ampio pubblico la consapevolezza che l’unica quantità di alcol realmente sicura per la prevenzione oncologica sia zero. Un’esperienza educativa e coinvolgente per “non bersela” e riflettere, in modo informato, sulle proprie abitudini quotidiane».

Foto di Marek Pavlík su Unsplash

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