Welfare

Alcol, in Toscana il 5% dei lavoratori ne fa un uso eccessivo

I dati forniti alla prima giornata del convegno al Polo delle Scienze Sociali a Novoli

di Redazione

In Toscana i consumatori occasionali di alcol fra i lavoratori sono il 37,8% (in prevalenza giovani), quelli tradizionali il 24,7% e i forti consumatori il 5,1%. Il restante 32,3% non beve. Sono i dati più significativi presentati stamattina al convegno su alcol e lavoro che si tiene oggi e domani al Polo delle Scienze Sociali dell’Università di Firenze. L’incontro, promosso dal Centro Alcologico Regionale, dalla Regione, dall’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Careggi, dall’Azienda Sanitaria Fiorentina e dall’Università di Firenze, è servito per presentare i dati del progetto nazionale dedicato alla prevenzione, sensibilizzazione e informazione sul consumo di bevande alcoliche da parte dei lavoratori, fenomeno strettamente correlato al problema della sicurezza sui luoghi di lavoro. “Adesso occorre dare continuità a questo progetto – ha spiegato l’assessore alle politiche sociali Gianni Salvadori – cercando di prevenire determinati comportamenti che possono essere causa, e lo sono guardando i numeri, di tanti infortuni che accadono in ambito lavorativo. Purtroppo per arginare questo problema non bastano le leggi, proibizioni e divieti non sempre si sono dimostrati efficaci. Sotto questo profilo sono più che favorevole alla proposta avanzata dal ministro Turco, di innalzare il limite alla vendita di alcolici a 18 anni, ma bisogna anche provare a far leva sul commercio”.

I dati raccolti si riferiscono a un campione di 6130 lavoratori toscani che hanno risposto ad un questionario. Quattro le tipologie di consumatori, come già anticipato: occasionali (37,8%), tradizionali (ossia coloro che bevono tutti i giorni, 24,7%) e forti consumatori (5,1%). Alla prima fascia, gli occasionali, appartengono in prevalenza persone giovani che hanno buone conoscenze sugli effetti dell’assunzione di alcol e un alto livello di rischio percepito rispetto alle proprie abitudini. Quelli tradizionali hanno un’età media più alta e non dispongono di un livello di conoscenza sufficiente circa il rischio percepito. I forti bevitori invece costituiscono la fascia a rischio più elevato, non hanno molte conoscenze sui danni e sui rischi derivanti.
Riguardo alla relazione alcol e luoghi di lavoro, dalla ricerca emerge un grado di rischio diverso a seconda dell’appartenenza ad una delle 3 tipologie evidenziate. Quelli occasionali, che sono soprattutto giovani che assumono alcol nei fine settimana, possono presentare rischi nel primo giorno lavorativo della settimana durante il quale, secondo l’Inail, si concentra il maggior numero di infortuni; quelli tradizionali presentano invece una esposizione al rischio più omogenea e distribuita nel tempo, mostrando un livello di percezione del rischio assai basso. Infine i forti bevitori, la classe che presenta il livello di rischio più alto rispetto sia alla probabilità di infortuni che alla perdita di giornate lavorative, malattie professionali, declassamento e perdita dell’impiego. Dato confermato anche dall’indagine effettuata sui 510 lavoratori che hanno aderito al progetto sull’identificazione precoce dei problemi alcol-correlati. Anche in questo caso i forti bevitori e a rischio sono il 5,7%.

Il nome completo del progetto è ‘Programma di sensibilizzazione, informazione e consulenza finalizzato alla prevenzione dell’uso inadeguato di alcol, diretto al personale dipendente di aziende’. E’ stato finanziato dal Ministero della Salute (205 mila euro) e la Toscana è la Regione capofila. Vi hanno aderito Valle d’Aosta, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Umbria, Marche, Calabria, Sicilia, Puglia, Molise e la Provincia Autonoma di Trento. La Toscana per la realizzazione si è avvalsa del Centro Alcologico Regionale, a cui collaborano AOU di Careggi e l’Azienda USL 10 di Firenze, Dipartimenti delle Prevenzione e delle Dipendenze.

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