Montagna minacciata
Alpi, il crollo del ghiacciaio svizzero è un campanello d’allarme
Il collasso del Birch ha cambiato, nel giro di poche ore, il volto di una delle più pittoresche valli del Canton Vallese. Grazie al sistema di prevenzione delle autorità locali, i 300 residenti del paese sommerso dalla frana sono salvi. «Il crollo è un campanello d’allarme per tutti i territori alpini», dice Vanda Bonardo di Legambiente. L'alta montagna infatti è sempre più instabile. Un manifesto chiede la protezione degli ecosistemi glaciali e delle popolazioni locali

È crollato il ghiacciaio del Birch, alle 15:24 di mercoledì 28 maggio, e ha sepolto gran parte del piccolo centro abitato di Blatten, nel Canton Vallese. La Lötschental, descritta dal Touring club italiano come una tra «le valli più autentiche delle Alpi svizzere», ha cambiato volto nel giro di poche ore. Il fiume Lonza, ostruito dall’enorme massa di detriti, fango e ghiaccio, ha formato un lago. Le scosse sismiche provocate dal crollo, di magnitudo 3,1, sono state avvertite in tutto il Paese. Al momento, per la grande instabilità dei versanti, nessuno può accedere ai luoghi. Non si sa come potrebbe evolvere la situazione. Per le autorità elvetiche, il rischio è che la catastrofe sia solo a metà: ci sono ancora centinaia di migliaia di metri cubi di roccia instabile e resta il pericolo di colate detritiche su entrambi i lati della valle, secondo quanto riporta la Radiotelevisione svizzera.
I trecento residenti di Blatten, borgo oggi distrutto per il 90%, erano già stati evacuati il 19 maggio, assieme al bestiame. «La tragedia è stata evitata grazie al lavoro di sorveglianza delle autorità locali: una misura decisiva, che ha risparmiato conseguenze ancor più tragiche per la popolazione», sottolinea Vanda Bonardo, responsabile Alpi di Legambiente e presidente della Commissione Internazionale per la Protezione delle Alpi – Cipra Italia. Ora sedici persone di altri centri abitati sono stati allontanati dalle loro case per motivi di sicurezza. Le prime stime parlando di una frana di tre milioni di metri cubi.
Instabilità ad alta quota
«Questo evento spaventoso è un campanello d’allarme per tutti i territori alpini», continua Bonardo. Ma non è un caso isolato. Tutti hanno in mente il crollo in Marmolada, il 3 luglio del 2022, che provocò undici vittime. Nessuno invece ricorda la frana del Piz Scersen, tra Svizzera e Italia, nell’aprile di un anno fa, quando scese una frana di un milione di metri cubi per cinque chilometri. La differenza è che, fortunatamente, in quel caso non ci furono vittime. «L’alta montagna è sempre più instabile. L’aumento delle temperature, che sulle Alpi è particolarmente accentuato, provoca da un lato il ritiro dei ghiacciai, dall’altro il degrado del permafrost», spiega Bonardo, coordinatrice della Carovana dei ghiacciai, la campagna di Legambiente che da sei anni porta l’attenzione dell’opinione pubblica sul destino dei giganti bianchi delle montagne.

Conoscenza e prevenzione
Con il ritiro dei ghiacci e l’assottigliamento del permafrost, lo strato perennemente gelato del terreno, le alte quote diventano sempre più mobili. «Frane, alluvioni e nuovi movimenti di massa si verificano sempre più spesso nelle aree deglaciate e coinvolgono anche la parte inferiore delle valli, mettendo a rischio popolazioni, infrastrutture e biodiversità. Servono Linee guida per la gestione dei rischi naturali sulle Alpi, fondate su conoscenze scientifiche condivise e strategie coordinate tra le istituzioni. Investire in prevenzione significa salvaguardare il futuro delle comunità alpine, della loro economia e del loro patrimonio ambientale», conclude Bonardo. La conoscenza scientifica si basa anche sui dati del passato, necessari per fare un confronto con il presente. Ecco perché è fondamentale il lavoro di monitoraggio che il Comitato glaciologico italiano – Cgi, porta avanti dalla fine dell’Ottocento.
Uno degli approfondimenti contenuti nel report finale della Carovana dei ghiacciai 2024 è dedicato proprio agli effetti della degradazione della criosfera e all’aumento degli eventi estremi in quota. Si legge: «Gli ambienti glaciali e periglaciali stanno rispondendo ai cambiamenti climatici in corso in un modo che continua a sorprenderci, non soltanto per l’intensità e la frequenza dei fenomeni, ma anche per le tipologie dei processi d’instabilità che stanno modificando in modo irreversibile le aree di alta quota, rendendo necessario un ripensamento radicale delle modalità della loro frequentazione e fruizione».
Un manifesto per i ghiacciai
Lo scorso 20 marzo, all’Università di Milano, Legambiente, Club alpino italiano – Cai, Cipra, Comitato glaciologico italiano e la European mountaineering association – Ema, hanno presentato il Manifesto europeo per la governance dei ghiacciai e delle risorse connesse. È un’iniziativa che vuole proteggere i giganti bianchi, promuovendo la ricerca e la collaborazione tra istituzioni, società civile, comunità locali. Si evidenzia nel testo: «La criosfera, che comprende ghiacciai, calotte glaciali, neve, ghiaccio marino e permafrost, è una delle componenti più sensibili dell’ambiente terrestre. Essa svolge un ruolo cruciale, poiché nel mondo oltre due miliardi di persone dipendono dalla neve e dal ghiaccio delle montagne che alimentano fiumi, laghi e falde acquifere, risorse essenziali per ecosistemi, agricoltura, energia, industria e usi domestici».
La sesta edizione della Carovana dei ghiacciai di Legambiente partirà nei primi giorni di agosto, con un evento che rilancerà proprio i temi del manifesto, in collaborazione con le associazioni promotrici e molti dei settanta soggetti coinvolti nel percorso. «Sappiamo che entro la metà del secolo i ghiacciai al di sotto dei 3.500 metri sono destinati a scomparire», commenta infine Bonardo. «Se ci impegniamo per fermare le emissioni climalteranti, però, possiamo ancora salvare il 30-40% di quel che resta, per la fine del secolo».
Nella foto di apertura, di Jean-Christophe Bott/Keystone per AP/LaPresse, gli effetti a fondo valle del crollo del ghiacchio: una valanga di ghiaccio, terra e pietre.
Nessuno ti regala niente, noi sì
Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.