Non profit
«America, imparala lezione dagli europei»
L'analisi della studiosa Usa Katleen McCarthy
di Redazione
Filantropia? È il pilastro del sogno americano, la comunità che si stringe attorno a chi è in difficoltà. La rete della società civile in sostituzione di un welfare leggero, quasi trasparente. Anzi no. È un passatempo per ricconi sfondati alla Bill Gates, che fiorisce tra la cultura protestante del giving resa celebre dal motto del magnate Andre Carnegie («Morire pieni di soldi è una disgrazia») e allo stesso tempo via di uscita onorevole per evitare il bagno di sangue delle tasse di successione.
Tutto vero, ma non troppo. Katleen McCarthy è una storica. Lavora al Centro per la filantropia e la società civile di New York, che attualmente dirige raccogliendo studi e ricerche sul tema, e ai suoi studenti della City University insegna a smontare i luoghi comuni. Ripartire da zero, se necessario. Così ha fatto lei, in visita in Italia, per un seminario organizzato a Torino dalla Fondazione Agnelli proponendo una lettura della filantropia americana che scompagina tutte le carte in tavola. Rethinking american philanthropy è appunto il titolo del suo ultimo saggio, un confronto tra le radici culturali della filantropia americana del diciannovesimo secolo e la sua evoluzione a confronto con quella europea.
La peculiaretà Usa rispetto all’esperienza europea sta nella spinta dal basso della filantropia. «Si tratta di dinamiche antiche, sbarcate negli Usa con i primi pellegrini che, organizzati nelle Bible society, vendevano i Vangeli per finanziare le charities. La doppia anima commerciale e filantropica è figlia della cultura europea. Ed è il motore di una solida società civile, come dimostra la vitalità del terzo settore europeo». Continua la McCarthy: «Pensiamo alle casse rurali europee, alla loro anima filantropica. Prima dell’affermarsi del welfare nel Vecchio continente erano queste banche e i Monti di Pietà a svolgere il compito di assistenza e di sostegno ai più bisognosi. Tutto ciò oggi è ben visibile nella loro evoluzione, nelle fondazioni di origine bancaria». L’american dream rischia però di infrangersi contro il muro di una dura realtà. «Anche se negli Usa le donazioni ormai superano il 2% del Pil, la filantropia non arriverà mai a sostituire il welfare, la rete di sostegno pubblica garantita per tutti i cittadini europei».
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