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Amnesty, “Costa d’Avorio: un avvenire carico di minacce”
A pochi giorni della chiusura del mandato presidenziale di Gbagbo, un rapporto di Amnesty International denuncia la drammatica situazione politica e umanitaria del Paese africano
di Redazione
A pochi giorni dalla fine ufficiale del mandato presidenziale di Laurent Gbagbo, Amnesty International ha reso noto il proprio timore che, se un accordo politico non sarà trovato al più presto sulla nuova struttura del potere in Costa d?Avorio, le tensioni attuali determinino una ripresa
delle ostilità e, di conseguenza, una crisi umanitaria e gravi violazioni dei diritti umani.
“Senza dubbio mai, dall?indipendenza del paese, così tante incognite hanno pesato sull?avvenire della Costa d?Avorio. E? dovere di tutti evitare che il paese non precipiti in un caos che potrebbe comportare la destabilizzazione prolungata di tutta la regione” dichiara Javier Gonzalez Diez, coordinatore Costa d?Avorio della Sezione Italiana di Amnesty International.
In un rapporto pubblicato oggi e intitolato Costa d?Avorio: un avvenire carico di minacce, l?organizzazione per i diritti umani passa in rassegna alcuni tra i principali fattori che possono condurre a un rapido deterioramento della situazione: blocco totale del processo di disarmo,
smobilitazione e reintegrazione (Ddr), rottura del cessate-il-fuoco, conflitti interetnici nell?ovest del paese, appelli alla xenofobia lanciati da uomini politici e mezzi di comunicazione che si definiscono sostenitori del presidente Gbagbo, utilizzo di bambini soldato e attentati alla libertà di espressione.
Amnesty International è inoltre particolarmente preoccupata per le informazioni riguardanti la proliferazione delle armi leggere e possibili consegne di armi alle parti in conflitto, a dispetto dell?embargo sulle armi decretato dall?Onu nel novembre 2004.
“Di fronte alla volontà, celata a malapena, delle due parti di scontrarsi prima o poi militarmente, i mezzi messi a disposizione delle Nazioni Unite per controllare effettivamente il rispetto dell?embargo sulle armi paiono insufficienti” commenta Gonzalez Diez.
Il processo di Ddr, pur essendo stato accettato dalle due parti, rimane bloccato, principalmente a causa della totale assenza di fiducia reciproca, senza la quale questo tipo di programma non ha nessuna possibilità di partire.
Amnesty International è altrettanto preoccupata per il rischio di esacerbazione dei conflitti interetnici nell?ovest del paese, notoriamente alimentati da appelli alla xenofobia lanciati da uomini politici e mezzi di comunicazione che si definiscono sostenitori del presidente Gbagbo. Il rapporto pubblicato oggi sottolinea come la cosiddetta teoria della “ivorità”, sviluppata una decina di anni fa da alcuni intellettuali vicini all?ex-presidente Henri Konan Bédié, non ha smesso di essere
strumentalizzata per fini politici, con l?intento di veicolare un discorso xenofobo particolarmente pericoloso.
“Nel contesto attuale d?incertezza politica” sottolinea Gonzalez Diez, “ogni appello all?odio contro gli stranieri originari della regione (burkinabé, maliani o guineani) può degenerare in qualsiasi momento in massacri sempre più sanguinosi, poiché di solito avvengono in luoghi appartati, lontani dalla vista delle autorità politiche e della missione di mantenimento della pace dell?Onu”.
Se si aggiungono a questi elementi inquietanti l?attività delle milizie filogovernative che hanno rotto il cessate-il-fuoco nel febbraio del 2005 e gli appelli alla dissidenza e all?insurrezione contro il presidente Gbagbo lanciati ad agosto da due alti responsabili dell?esercito ivoriano, emerge un quadro destinato a mantenere un clima di sospetto generalizzato che può sfociare in qualsiasi momento in gravi attacchi ai diritti umani.
Questo è il motivo per il quale Amnesty International lancia oggi un appello al presidente Gbagbo e alle “Forze nuove” che controllano dal settembre del 2002 la metà settentrionale del paese, affinché sia fatto tutto il possibile per scongiurare nuove gravi violazioni dei diritti umani in Costa d?Avorio.
Al contempo, l??organizzazione si rivolge alla comunità internazionale, che si è già spesa molto nella risoluzione del conflitto ivoriano e ha dispiegato sul terreno una forza di mantenimento della pace di circa 10.000 uomini.
“Di fronte alla profonda crisi che attraversa la Costa d?Avorio, la comunità internazionale deve assumersi le proprie responsabilità e fare tutto il possibile per applicare e fare applicare le risoluzioni del Consiglio di sicurezza destinate a impedire una ripresa del conflitto che non potrebbe che comportare gravissimi attacchi ai diritti umani” conclude Gonzalez Diez.
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