Cultura

Amref per i suoi 60 anni presenta 30mila immagini dall’Africa

In occasione dell'inaugurazione della mostra-evento al Maxxi di Roma l'organizzazione offre un primo assaggio del suo "Archivio Storico audio - visivo" definito dal MiBact un "patrimonio di interesse storico particolarmente importante” e che raccoglie immagini a partire dal 1957. I materiali saranno resi pubblici e consultabili a scopo sociale e culturale

di Antonietta Nembri

Dai primi dottori volanti in vecchie immagini in bianco e nero agli operatori di comunità che si formano a distanza grazie ai cellulari e che vengono ritratti a colori (vedi immagine di apertura): sono queste istantanee che raccontano 60 anni di attività di Amref Health Africa le protagoniste della mostra che si apre venerdì 13 ottobre al Maxxi di Roma. Una mostra-evento (aperta fino al 18 ottobre) dal titolo “Dove nessun altro arriva – Amref, un volo lungo 60 anni”.

La nascita dell’organizzazione, infatti, risale al 1957 quando tre dottori decisero di portare salute là dove nessuno ancora arrivava, dove ospedali e centri sanitari erano lontanissimi e irraggiungibili. Proprio per questo scelsero aeroplani e ponti radio. Da quel giorno, per coprire le distanze che separano una madre che vuole salvare suo figlio da un centro medico, ai Dottori Volanti si sono aggiunti gli operatori di salute scelti e formati all'interno delle comunità e, non ultime, le nuove tecnologie come mobile ed e-learning. Per raccontare questi sei decenni i visitatori della mostra potranno ammirare 63 immagini dedicate ai progetti e ai testimonial che hanno accompagnato la storia di Amref nei ritratti di Francesco Cabras (Fiorella Mannoia, Roberto Saviano, PIF, Giobbe Covatta, Erri De Luca, Neri Marcorè, Alex Braga, Lillo e Greg, Sergio Cammariere, Riccardo Iacona, Alessandro Preziosi, Claudia De Lillo, Cecile, Ludovico Fremont, Remo Girone, Paolo Briguglia, Corrado Augias, Marco Baliani, Lella Costa e Sveva Sagramola). Una cinquantina invece le immagini in bianco e nero che in un tunnel quasi a ricreare una pista di atterraggio sono dedicate ai pionieri dell’organizzazione: i dottori volanti.

Ma la mostra è anche qualcosa in più: in occasione della sua inaugurazione (ore 18,30 del 13 ottobre) Amref lancerà il suo archivio storico audio – visivo che il Mibact ha riconosciuto di “interesse storico particolarmente importante”, il riconoscimento della Soprintendenza archivistica e bibliografica del Lazio come patrimonio di “interesse storico particolarmente importante” ha delle conseguenze come sottolinea la curatrice Giorgia De Filippis «una di queste è che non può lasciare l’Italia», ma anche che è stato riconosciuto il particolare valore di un archivio fatto di immagini e video che, continua De Filippis «racconta anche come sia cambiato il contesto africano oltre che evoluto l’approccio. Le immagini partono proprio dagli anni dell’immediato post-colonialismo e raccontano anche l’evoluzione degli aiuti umanitari». L’inventario dei diversi pezzi che fanno parte dell’archivio è partito ad aprile «oltre 1700 pezzi e solo dopo averlo catalogato ci siamo potuti rendere conto della ricchezza di quanto avevamo negli scatoloni che arrivano fino ai primi spot degli anni 80 con il girato originale».


Qui due immagini distanti decenni che raccontano l'evoluzione dell'aiuto in Africa

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Per rendere aperto questo archivio due i partner di Amref: Aamod che ha realizzato il lavoro di catalogazione, recupero e valorizzazione dei materiali storici, e che renderà pubblico nei prossimi mesi, attraverso i suoi canali web, l'archivio di Amref; Regesta, che ha creato il software gestionale delle oltre 30mila immagini in possesso di Amref. In una nota si sottolinea anche l’opera dei volontari che hanno "generosamente supportato queste preziose attività di salvaguardia del patrimonio storico”.

In occasione della mostra sarà anche allestito un totem grazie al quale sarà possibile visionare gli archivi e il sito dei dottori volanti. Il materiale che rimane di proprietà di Amref «sarà di libero utilizzo a scopo sociale e culturale», conclude De Filippis che prevede la fine della digitalizzazione dell’archivio e il suo divenire interamente consultabile per il 2018.

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