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Anche gli stati vegetativi apprendono

Lo dice una ricerca inglese. Intanto Marino chiede la revisione dei criteri per stabilire la morte cerebrale

di Redazione

I pazienti in stato vegetativo, che non danno segni apparenti di coscienza, in realtà continuano non solo ad avere un’attività cerebrale (come è scientificamente assodato, ma non sempre chiaro all’opinione pubblica) ma addirittura continuano ad apprendere. Lo afferma uno studio della Cambridge University, guidato dal dottor Tristan Bekinschtein e riportato dalla Bbc: 22 pazienti in stato vegetativo hanno dimostrato di essere in grado di apprendere e ripetere una nuova successione di movimenti oculari.

Dall’Italia intanto, proprio ieri, è arrivata la proposta di rivedere il concetto di morte cerebrale, definito nel 1968. La proposta è arrivata a conclusione del workshop che si è svolto giovedì 24 settembre a Viareggio, dove è in corso il Festival della Salute. Al convegno, organizzato da Ignazio Marino hanno partecipato Giovanni Boniolo, Fondazione IFOM e facoltà di Medicina Università di Milano; Bernardino Fantini, Institut d’Histoire de la Médicine et de la Santé, Université de Genève, Suisse; John Harris, School of Law, University of Manchester, UK; Robert Truog, Division of medical ethics, Harvard Medical school, Boston (USA); Stuart Youngner, Department of Bioethics, Case Western Reserve University, Cleveland (USA).

Secondo i relatori «i criteri di morte cerebrale hanno avuto una funzione di protezione nei confronti dei pazienti, nel contesto del reperimento e del trapianto di organi. Il mondo scientifico sta ancora scoprendo molti aspetti clinici, legali, sociali, etc. della morte cerebrale e come questo concetto evolve in relazione alle differenze culturali, religiose, etc. Si dovrebbe evitare di ispirarsi ad una rigida ortodossia, mantenendo invece un’apertura mentale su un tema così complesso e controverso. È un campo giovane e i risultati emergono dall’intreccio della conoscenza e la moderna tecnologia biomedica». Contestata l’eccessiva rigidità di parametri quali la cessazione irreversibile dell’attività dell’intero cervello, prima di poter decretare l’avvenuta morte cerebrale. Il documento elaborato dai sei medici sarà pubblicato prossimamente su Nature.

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