Famiglia

Anziani: il 10% a rischio “barbonismo sociale”

E' il ''decimo sommerso'', quel 10% che vive in una condizione di estremo isolamento e indigenza a rischio di ''barbonismo sociale'', dell'universo degli anziani fotografato dalla ricerca '

di Redazione

Solitudine, eta’ avanzata, salute precaria, mancanza di soldi e reti di relazioni pressoche’ smagliate. E’ il ”decimo sommerso”, quel 10% che vive in una condizione di estremo isolamento e indigenza a rischio di ”barbonismo sociale”, dell’universo degli anziani fotografato dalla ricerca ”Essere anziano oggi 2006: la famiglia sostanziale”, realizzata da Giovanni Sgritta, docente di sociologia dell’Universita’ ”La sapienza” di Roma e da ”50&Piu’ Fenacom”, organizzazione che rappresenta oltre 400mila associati ”senior” della Confcommercio. Dalla ricerca, dedicata alla famiglia e alle nuove tipologie di rapporti interpersonali che aprono agli anziani ulteriori punti di riferimento rispetto all’ambito parentale in senso stretto, emerge che i nostri anziani vivono un grande cambiamento in relazione alla propria famiglia anagrafica. Se un tempo infatti, i figli rappresentavano l’unico punto di riferimento, oggi non sempre e’ cosi’. I rapporti familiari, infatti, cambiano le relazioni di aiuto, sostegno, affetto e compagnia sui quali le persone possono contare in caso di necessita’. Un ”capitale sociale” di valore incalcolabile, una risorsa che si attiva da sola, in modo pressoche’ automatico e che consente all’anziano di trascorrere gli ultimi anni della vecchiaia nella casa in cui ha sempre vissuto e di evitare che la collettivita’ si faccia carico dei costi che qualunque soluzione alternativa comporterebbe di sopportare. La famiglia sostanziale e’ quindi quella che esiste nella ‘mente’ e a cui ci si rivolge nei momenti di bisogno. Tre i gruppi significativi in cui l’indagine riassume otto medelli emersi, piu’ un quarto che si colloca in posizione intermedia. Il primo e’ quello della famiglia ”al completo”, che di regola basta a se stessa, e’ autosufficiente, non ha bisogno di ulteriori apporti dall’esterno e presumibilmente nemmeno dall’interno, salvo casi sporadici. Qui della famiglia sostanziale non c’e’ traccia; la famiglia convenzionale funziona in un certo senso in modo ”autarchico”. Ma e’ appena il 9% degli ultrasettantenni che ha la ventura di vivere in queste condizioni. Il secondo e’ di gran lunga il piu’ nutrito numericamente; grosso modo annovera il 76% e gli spezzoni che lo compongono sono, nell’ordine, il secondo modello che con il 26% e’ il piu’ numeroso e’ quello de ”quando i figli se ne sono andati”, il terzo, ovvero quello de ”quando sui figli non si puo’ contare”, il quarto (le ”donne sole, senza figli”) il settimo (”nel pieno della terza eta”’) e l’ottavo (”quando i figli sono una ricchezza”). Situazioni diverse, va da se’, che li differenziano uno dall’altro, ma accomunate dal fatto di avere tutte una rete piu’ o meno sviluppata di rapporti esterni alla famiglia ristretta propriamente detta, cioe’ di avere alle spalle, di poter contare su, una robusta ”famiglia sostanziale”. Il secondo gruppo puo’ contare ancora sulla coppia in se’ e soprattutto sull’aiuto dei figli, che prolungano le funzioni familiari all’esterno della casa dei genitori; il terzo (4,9%), definito l’e’lite, che si appoggia ancora alla coppia, quando c’e’, e alla rete amicale; il quarto (10,5%), formato da donne sole e senza figli, che puo’ pero’ contare su un’ampia rete parentale e, nel caso, sulla presenza della badante. E ancora il settimo (8,6%), tutto declinato al positivo, composto di donne sole ma in piena terza eta’, dunque completamente autonome, vitali, integrate, con una articolata rete di relazioni extrafamiliari; e l’ottavo (26,1%) che ha i figli come capitale umano su cui fare pressoche’ completo assegnamento. In tutti questi casi, e’ concretamente presente la famiglia che qui e’ stata definita ”sostanziale”, un prolungamento, un’escrescenza, della rete di relazioni e legami che fa da sostegno e aiuto alla terza e alla quarta eta’. Il terzo e’ il gruppo composto dagli ”isolati estremi”, anziani socialmente ”borderline”, il ”decimo sommerso” che comprende appunto il 10% dell’universo degli anziani. Anziani soli, molto avanti con gli anni (oltre gli 85), di rado con i figli in casa (16,3%), molti di loro non ne hanno nemmeno mai avuti (25,3%), per lo piu’ residenti al Nord e soprattutto al Sud, particolarmente nelle grandi citta’ (24%). Vivono in cattive o pessime condizioni di salute (35%), e per questo piu’ di ogni altro sottogruppo con la badante in casa (9,2%) o con qualcuno che viene saltuariamente ad occuparsi di loro. Hanno un basso livello di istruzione (il 66% al massimo la licenza elementare) ed hanno seri problemi economici (il 74,4% fatica ad arrivare a fine mese). Cio’ che e’ peggio e’ che ad essi manca anche una rete su cui appoggiarsi. I figli non vengono mai nominati. Piu’ di qualunque altra configurazione, delle otto che l’analisi ha permesso di individuato, non vedono mai gli amici (44,3%), mai i parenti (26,1%), meno che meno frequentano qualche associazione (83,1%). E per di piu’ confessano un’amara delusione per la mancata riconoscenza che hanno ricavato dalle loro azioni (23,9%). Manca qui persino l’idea della famiglia sostanziale; non c’e’ quella convenzionale e non c’e’ quella che in buona parte dei casi dovrebbe subentrare e sostituirla, ovviare alla sua mancanza o alla sua debolezza.

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