Appello al G7
Rivedere il taglio degli aiuti ai Paesi più poveri prima che sia troppo tardi
Ripristinare i finanziamenti necessari ad affrontare le sfide globali di oggi. Alla vigilia del vertice in programma a Kananaskis, in Canada, dal 15 al 17 giugno, Oxfam esorta il G7 alla luce della diminuzione del 28% prevista dal 2026 per gli aiuti al Sud del mondo. Francesco Petrelli, portavoce di Oxfam Italia: «Gli aiuti umanitari sono la prima forma di tutela che si può e si deve garantire»
di Redazione

È un appello al G7 quello che arriva da Oxfam alla luce della diminuzione prevista dal 2026 per gli aiuti al Sud del mondo. «Nel 2026 i Paesi del G7 ridurranno del 28% la spesa per lo sviluppo delle aree più povere», si legge in una nota stampa. «È un taglio di 44 miliardi di dollari rispetto al 2024, il più alto mai registrato dalla nascita del G7, nel 1975». La denuncia arriva alla vigilia del vertice in programma a Kananaskis, in Canada, dal 15 al 17 giugno.
L’appello
Riconsiderare il taglio degli aiuti, ripristinando i finanziamenti necessari ad affrontare le sfide globali di oggi. Oxfam esorta il G7 a sostenere gli sforzi globali, guidati da Brasile e Spagna, per aumentare le tasse sui “super-ricchi”, e ad appoggiare l’appello dell’Unione Africana e del Vaticano per l’istituzione di un forum intergovernativo sotto l’egida delle Nazioni Unite e di un nuovo organismo indipendente di arbitrato (dell’Onu), incaricato di supervisionare la gestione delle ristrutturazioni dei debiti sovrani dei Paesi poveri. «A più di 50 anni dall’impegno delle Nazioni Unite di stanziare lo 0,7% del reddito nazionale lordo per la spesa per gli aiuti», si legge nel comunicato, «i Paesi del G7 restano per la maggior parte ben al di sotto di questa soglia».
Francesco Petrelli, portavoce e policy advisor su finanza per lo sviluppo di Oxfam Italia, spiega l’entità dei tagli: «Da soli i Paesi del G7 rappresentano tre quarti dell’aiuto pubblico globale, ma il 2026 segnerà per il terzo anno consecutivo un calo delle risorse. Si tratta di un disimpegno mai visto in queste proporzioni e che non potrebbe arrivare in un momento peggiore. Siamo di fronte a un mondo lacerato da conflitti, dove povertà globale, fame e caos climatico sono in drammatico aumento».
Le stime sui tagli
Secondo l’Ocse, nel 2024 i Paesi del G7 hanno stanziato circa 156,7 miliardi di dollari in aiuto pubblico allo sviluppo. All’incirca 44,5 miliardi di dollari in meno in aiuto pubblico allo sviluppo dai Paesi del G7 è l’importo della riduzione stimata rispetto al 2024, mentre lo Standing Together for Nutrition Consortium ipotizza fino a 2,3 milioni di bambini colpiti da malnutrizione acuta che rischiano di restare senza cure. «Invece di andare in controtendenza rispetto all’Amministrazione Trump, che ha smantellato Usaid e altre forme di investimento in aiuto pubblico allo sviluppo, il Regno Unito, la Germania e la Francia hanno deciso di imboccare la stessa strada, senza pensare alle conseguenze», aggiunge Petrelli. «Questi tagli lasceranno milioni di persone senza gli aiuti alimentari necessari per la sopravvivenza, comprometteranno l’assistenza sanitaria nei Paesi più poveri, priveranno un’intera generazione di ragazze e ragazzi del diritto all’istruzione».
Oxfam definisce «ancora del tutto insufficiente» l’impegno italiano in aiuto pubblico allo sviluppo. «Sebbene sia salito di poco più di 400 milioni di dollari nel 2024 (secondo gli ultimi dati Ocse), si tratta di un aumento nemmeno in grado di compensare il taglio di 631 milioni di dollari operato già tra il ’22 e il ’23. Per l’Italia non c’è ancora una proiezione certa per il 2026, ma potremmo assistere a nuovi tagli sin dalla prossima legge di bilancio. Una prospettiva preoccupante, considerando che il 26,3% del totale dell’aiuto pubblico italiano l’anno scorso è rimasto entro i confini nazionali per far fronte all’accoglienza dei richiedenti asilo e rifugiati, senza un doveroso stanziamento di fondi aggiuntivi».
A rischio i servizi essenziali
L’Oms, continua il comunicato di Oxfam, «ha denunciato che in quasi il 75% dei Paesi dove opera si stanno verificando gravi interruzioni dei servizi sanitari, mentre circa in un quarto le strutture sanitarie sono già state costrette a chiudere. Il calo degli stanziamenti americani potrebbe causare fino a 3 milioni di decessi in più ogni anno per malattie del tutto prevenibili e privare 95 milioni di persone dell’assistenza sanitaria. A pesare di più potrebbe essere la carenza di vaccini e la mancanza di cure per malattie come la malaria, la tubercolosi e l’Hiv».
Che cosa rappresentano gli aiuti umanitari? Petrelli non ha dubbi: «La prima forma di tutela che si può e si deve garantire. Andando avanti su questa strada non si fa che alimentare una spirale pericolosissima di instabilità globale e guerra e con essa tutte le atrocità che ne conseguono».
La fotografia in apertura è di Ninno Jackjr su Unsplash
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