Non profit

Arsia Toscana: a rischio le produzioni tipiche regionali

L'Agenzia regionale per lo sviluppo e l'innovazione in campo agricolo lancia l'allarme dopo il via libera di Bruxelles agli ogm

di Redazione

Dalla patata rossa di Cetica alla Sulcina della Garfagnana sino alla patata di Zeri: sono ben sei le varieta’ toscane di patata che sono state salvate da estinzione e valorizzate in un percorso di qualita’, ma che ora sono di nuovo a rischio: questa volta potrebbero perdere le loro caratteristiche di tipicita’ in caso di contaminazione con il tubero ”amflora”, prodotto da una multinazionale tedesca la cui coltivazione e’ stata autorizzata dalla Commissione europea.

E’ l’Arsia, l’Agenzia regionale per lo sviluppo e l’innovazione in campo agricolo, a lanciare l’allarme al fine di evidenziare come un’introduzione di colture ogm indiscriminata e non sottoposta ad attente valutazioni di carattere scientifico potrebbe alterare irreversibilmente lo straordinario patrimonio di biodiversita’ della nostra regione.

Al momento non esiste uno studio specifico sull’impatto di questa patata ogm, evidenzia il dire ttore dell’Agenzia, ma i dati generali di questo prodotto indicano che il rischio di inquinamento genetico e’ alto anche perche’ e’ consistente la possibilita’ di fecondazione incrociata dovuta alla diffusione del polline attraverso gli insetti.

Un prodotto di tipo industriale come ”Amflora”, evidenzia il direttore di Arsia, non si presta a una diffusione nel territorio toscano, in cui non esistono coltivazioni estensive di questo tipo e la cui vocazione e’ quella di ospitare coltivazioni di patata di qualita’ e in grado di valorizzare le varieta’ locali.

Ma anche se le coltivazioni della patata ogm fossero modeste, ugualmente elevatissimo sarebbe il rischio di inquinamento per le nostre produzioni tipiche, in testa quelle della patata rossa di Cetica (Casentino, Arezzo) o della patata Sulcina della Garfagnana, due prestigiose varieta’ autoctone, e ancora della patata di Zeri (Massa Carrara), della patata di Santa Ma ria a Monte (Pisa), della patata di Regnano (Lunigiana) e della Patata bianca del Melo (Cutigliano, provincia di Pistoia, tutte quante inserite nell’elenco delle produzioni tradizionali toscane. Negli ultimi anni, in virtu’ della legge regionale sulla tutela e valorizzazione del patrimonio di razze e interesse locale alcune di queste specie hanno recuperato una valenza produttiva grazie al lavoro di piccoli produttori e si sono affermate grazie alla loro elevata qualita’.

Rappresentano un patrimonio di qualita’ e di biodiversita’ da salvaguardare. Il problema della relazione con le colture ogm, evidenziato dalla decisione della Commissione Ue, se riguarda ora direttamente le coltivazioni di patata, coinvolge potenzialmente tutta la relazione tra il transgenico e la produzione agricola toscana, cosi’ legata alla qualita’ e all’identita’ territoriale.

A tal fine l’Arsia negli ultimi anni ha dedicato studi e ricerche al la verifica del potenziale impatto degli ogm sul territorio anche per verificare scientificamente in che modo e a quali condizioni sarebbe possibile garantire la coesistenza, cioe’ mantenere filiere produttive separate tra prodotti ogm e prodotti non transgenici al fine di consentire al consumatore di scegliere e anche per motivi di sicurezza di fronte a eventuali emergenze alimentari.

In particolare la verifica sul territorio toscano attraverso un mais colorato, in grado di simulare perfettamente il flusso dei geni attraverso i pollini ha messo in evidenza la possibilita’ di inquinamento genetico anche a distanze notevoli. Questa ricerca, ipotizzando l’applicazione della bozza di linee guida in esame da parte della Conferenza Stato-Regioni su una possibile coesistenza tra ogm e colture tradizionali, ha mostrato come in nessuna zona della Toscana sarebbe possibile far coesistere mais ogm con mais tradizionali se non a rischio inquinamento di quest’ ultimo.

A queste ricerche se ne stanno aggiungendo altre: e’ al via un progetto per valutare il possibile impatto nel nostro territorio, accanto al mais, di soia e colza transgenica, ed e’ appena stato assegnato il bando per una ricerca sugli impatti socio-economici degli ogm.

Uno sforzo pubblico e’ necessario, ha ribadito il direttore dell’agenzia, per avere ricerche non di parte, ma garantite scientificamente a tutela dei diritti di tutti affinche’ nei confronti degli ogm non ci sia una posizione ideologica, pro o contro, ma una valutazione scientifica capace di tener conto di tutti i riscontri oggettivi e anche di mostrare i punti non ancora risolti sulle conseguenze dell’utilizzo di questi prodotti. Il tutto a servizio della salute dei cittadini e nel rispetto dell’integrita’ del patrimonio di biodiversita’ del territorio.

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