Ucraina

Arte vs guerra: il salvataggio delle opere di Banksy e C215 diventa un film

Il festival "Visioni dal Mondo" ha presentato in anteprima al Teatro Litta di Milano il documentario che racconta l’impegno di tre restauratori italiani per preservare alcune opere di street art, in una delle città ucraine più colpite dai bombardamenti russi subito dopo l’inizio della guerra

di Maria Marcellino

Arte vs Guerra – Banksy e C215 a Borodyanka è il titolo del documentario di Michele Pinto, realizzato da 3D Produzioni in collaborazione con Terzo Tempo Film. È stato presentato in anteprima il 13 settembre al Teatro Litta di Milano, in occasione della decima edizione del festival Visioni dal mondo.

Il film segue da vicino il viaggio di tre restauratori d’arte dell’azienda italiana Rea (Restauro e Arte) nella città di Borodyanka, nella parte occidentale dell’oblast di Kiev, per mettere in sicurezza alcune opere di street art di Banksy e C215. Nel 2022, i due artisti hanno disegnato diversi graffiti sui palazzi distrutti della città, una delle prime ad essere duramente colpite dall’esercito russo a causa della sua posizione strategica d’accesso alla capitale. Due mesi dopo l’inizio dell’invasione, a Borodyanka gli attacchi aerei hanno causato la morte di circa 200 persone.

Qui nel novembre dello stesso anno, Banksy, lo street artist più famoso al mondo, ha realizzato due murales.
La ginnasta, ritratta alla base di un edificio distrutto, mostra una ragazza che fa la verticale su un mucchio reale di macerie. L’opera è probabilmente ispirata a Kateryna Dyachenko, ginnasta ucraina di 11 anni morta sotto le rovine della sua casa a Mariupol. L’altra opera, Davide e Golia, raffigura un bambino che mette al tappeto un uomo durante un incontro di judo (uomo che molti associano al presidente russo Vladimir Putin, notoriamente appassionato di judo).

Qualche mese prima di Banksy, l’artista francese C215, pseudonimo di Christian Guémy, aveva tracciato sui muri delle case bombardate di Borodyanka dieci ritratti di persone comuni ed eroi nazionali ucraini. Mentre Banksy affronta temi politici e sociali ampi utilizzando colori contrastanti e figure semplici, C215 si concentra su ritratti intimi con uno stile più dettagliato e realistico, prediligendo toni chiari e delicati. A Leopoli ha dedicato un ritratto agli innamorati separati dalla guerra. Accanto all’immagine dell’abbraccio tra un soldato e una donna, ha trascritto le parole di una canzone francese degli anni ’30, J’attendrai di Jean Sablon: “Aspetterò giorno e notte, aspetterò sempre il tuo ritorno”. Tra i ritratti realizzati a Borodyanka c’è quello di Dmytro Kocjubajlo, il soldato ucraino di 27 anni morto il 7 marzo del 2023 combattendo a Bachmut ed eletto eroe nazionale dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Non a caso la parete scelta per il suo ritratto è attraversata dal foro di un proiettile. «Sono stato lì tre settimane dopo che la città era stata liberata», racconta C215 nel documentario. «La popolazione era completamente distrutta. C’erano donne molto anziane che non avevano niente da mangiare. Non c’erano più negozi. Tutto era stato devastato e saccheggiato».

Una delle opere di C215 a Borodjanka. (Foto di Alessandro Cini)

Dove finisce il lavoro di Banksy e di C215, comincia quello del restauratore Alessandro Cini, ceo di Rea, e delle sue collaboratrici Paola Ciaccia e Maria Colonna. Il loro sforzo a Borodyanka è consistito nel restaurare le opere, per poi rimuoverle dagli edifici pericolanti della periferia che dovranno essere demoliti per fare spazio a nuovi alloggi per gli sfollati. L’obiettivo finale è quello di raccoglierle e creare un museo nei pressi della Casa della Cultura, cuore pulsante della città.
Le opere di Banksy, realizzate all’esterno dei palazzi, vengono restaurate nella speranza che possano rimanere sul posto. Al contrario, i lavori di C215, dipinti principalmente all’interno degli edifici, sono stati rimossi con il proposito di spostarli in un nuovo spazio. Oltre ai fori di proiettili, su alcuni graffiti sono visibili segni di bruciature. «Il calore di un bombardamento lascia delle impronte diverse da quelle con cui siamo abituati a lavorare di solito», spiega Alessandro Cini. «In alcune abitazioni abbiamo trovato piatti e bicchieri completamente fusi. In queste condizioni le opere devono essere messe in sicurezza immediatamente, altrimenti il rischio è che l’intonaco si stacchi, rendendo così impossibile il recupero dell’opera».

Finora Rea ha svolto tutte le operazioni di restauro e di messa in sicurezza totalmente a sue spese. Il progetto ha il supporto della Camera di Commercio Italiana, che l’anno scorso ha lanciato una campagna di raccolta fondi per finanziare le ulteriori operazioni di recupero, nonché la realizzazione finale del museo. L’incarico dell’impresa è arrivato direttamente dalla comunità territoriale di Borodyanka, che con i proventi del museo spera di finanziare gli interventi di ricostruzione della città e attirare turismo nella regione.

Maria Colonna, Alessandro Cini e Paola Ciaccia di REA


Lo sforzo di conservare queste opere e il loro significato per gli abitanti è al centro del documentario di Michele Pinto. Alle immagini dei restauratori, intenti a mettere in sicurezza i graffiti con il supporto della comunità locale, si alternano le scene di vita quotidiana. Molte persone hanno perso la casa, vivono in rifugi sotterranei e gravitano attorno alla Casa della Cultura di Borodyanka, al cui interno è stata allestita una palestra provvisoria per attività sportive, come il judo e la ginnastica. Non lontano dal centro, la scuola e l’asilo hanno ricominciato a funzionare, nel tentativo di ritrovare quella che molte persone non ucraine intervistate nel film definiscono una nuova “normalità”.

Normalità è una parola che gli abitanti di Borodyanka, invece, si guardano bene dal pronunciare. I termini che utilizzano hanno piuttosto a che fare con la dimensione dell’adattamento e della ricostruzione. «Imparare a vivere in tempo di guerra», dice la tredicenne ucraina Sofiia Khanenko alla fine della sua lezione di ginnastica. La sua insegnante, Maryna Lukianenko, parla dello sport come di «un’opportunità di riabilitazione». «La vita è cambiata per ogni ucraino. Tutto è difficile», commenta Nataliia Buzovetska, direttrice del palazzo della Cultura.

«Di solito preferisco realizzare film quasi muti e lasciare che siano le immagini a raccontare», commenta il regista Michele Pinto. «In questo caso, però, le persone avevano un forte desiderio di raccontarsi. Il risultato finale che emerge nel documentario è un messaggio di ottimismo e di speranza. Gli abitanti vogliono guardare al futuro, sembrano dire: «Tutto passerà, arriverà un momento migliore. Torneremo presto alla normalità, anche grazie all’arte». Questo succede perché c’è una grandissima aspettativa sulle opere di Banksy e di C215, ma la verità è che la guerra è ancora in corso. Forse siamo più noi spettatori che sentiamo il bisogno di filtrare tutto attraverso la lente della normalità».

In apertura La ginnasta, di Banksy (foto di Alessandro Cini)

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