Welfare

Assistenza domiciliare integrata, senza nuovi fondi continuità delle cure a rischio

Secondo l’ufficio parlamentare di bilancio Il Pnrr ha stanziato a favore dell’assistenza domiciliare integrata 2,97 miliardi su un totale di 15,63 miliardi previsti per la Missione 6, Salute. Risorse destinate «a esaurirsi in breve tempo», scrivono i tecnici. Si porrà dunque il problema di trovare nuovi fondi se si vorrà assicurare stabilità al servizio

di Francesco Dente

L’ufficio parlamentare di bilancio raffredda gli entusiasmi sul potenziamento dell’assistenza domiciliare integrata. C’è il rischio, in assenza di nuovi fondi, che non si riesca a garantire la continuità delle cure e che l’imminente revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza – Pnrr declassi il servizio, già tarato su un livello base basso, da assistenza domiciliare integrata – Adi ad assistenza generica.

L’impegno per la domiciliarità previsto dal Pnrr, in particolare, passa attraverso tre step: la realizzazione delle Centrali operative territoriali-Cot, chiamate a coordinare i diversi servizi e i professionisti coinvolti; l’incremento degli assistiti in Adi e il rafforzamento della telemedicina. 

Differenze tra regioni, alcune sono rimaste indietro

L’ufficio parlamentare di bilancio, in attesa di conoscere i dati relativi alla platea degli assistiti nel 2024, traccia un rendiconto dei traguardi raggiunti finora. Se per un verso sono attive le Centrali operative, per l’altro, si è assistito a un rallentamento sulla telemedicina (ma il target è diventato più ambizioso da 200mila a 300mila assistiti). Quanto all’assistenza domiciliare, l’incremento dei pazienti presi in carico per il 2022 (pari a 296mila assistiti) risulta realizzato solo al 66% mentre quello del 2023 (526mila assistiti di almeno 65 anni), pur superato a livello nazionale (529.761 pazienti), presenta ampie differenze a livello territoriale. 

Alcune regioni sono rimaste significativamente indietro, in particolare la Sicilia con meno dell’1% di prese in carico rispetto all’obiettivo. Hanno più che raddoppiato il target invece la Provincia autonoma di Trento e l’Umbria.  

Risorse insufficienti e basso standard del servizio

Il Pnrr ha stanziato a favore dell’assistenza domiciliare integrata 2,97 miliardi su un totale di 15,63 miliardi previsti per la Missione 6, Salute. Risorse importanti ma destinate «a esaurirsi in breve tempo», scrivono i tecnici dell’Ufficio parlamentare. Si porrà dunque il problema di trovare nuovi fondi se si vorrà assicurare stabilità al servizio. 

Peraltro, lo stesso Documento di finanza pubblica stima una spesa di 1,3 miliardi annui dal 2027 per il mantenimento degli interventi a regime, messa a carico del finanziamento ordinario del Servizio sanitario nazionale. Il vero limite dell’intervento relativo all’assistenza domiciliare, evidenzia il focus (n.3/2025), è dato dal livello di intensità delle cure erogabile ai nuovi assistiti. 

La presentazione del numero di VITA magazine di aprile dedicato ai caregiver

L’ipotesi del 60% dei pazienti a livello base

Le stime dei costi, infatti, sono state calcolate sulla base dell’ipotesi che il 60% dei pazienti sia collocato nel livello di intensità base, prevedendo un solo accesso al mese. La recente proposta di revisione approvata dalla Cabina di regia, che esclude il riferimento alle cure integrate, non fa che esplicitare questa impostazione. Peraltro, rimarca il rapporto, anche la riforma delle politiche per la non autosufficienza ha rinunciato ad affrontare il problema. 

Mentre la legge delega, infatti, che insisteva sull’integrazione dell’Adi e del servizio di assistenza domiciliare-Sad, stabiliva che le prestazioni dovessero avere durata e intensità adeguate, il decreto legislativo «si è limitato a stabilire che l’intensità e la complessità degli interventi a domicilio saranno variabili, all’interno dei percorsi di cura e del progetto di assistenza individuale integrata-Pai».

In apertura Foto di Remo Casilli/Ag. Sintesi

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