La riforma

Autonomia differenziata, il Governo ci riprova: nuova delega sui Lep

Via libera dal consiglio dei Ministri al disegno di legge che conferisce la delega al Governo per la determinazione dei Livelli essenziali delle prestazioni - Lep (nel quadro della legge sull'autonomia differenziata): la sanità resta fuori dal perimetro della delega e resta da chiarire il tema delle risorse. Per Vincenzo Falabella, presidente nazionale Fish «la legge delega è un fatto positivo, nella misura in cui i decreti legislativi che dovranno essere emanati permettano di aprire un confronto con le parti sociali, il mondo del Terzo settore e dell'associazionismo»

di Alessio Nisi

Dopo i rilievi della Corte Costituzionale di novembre scorso, che aveva invalidato alcune norme dell’Autonomia differenziata (compresa la procedura di determinazione dei Livelli essenziali delle prestazioni – Lep, gli standard minimi di servizi che servono a garantire i diritti civili e sociali in modo uniforme su tutto il territorio nazionale) e soprattutto appena dopo il richiamo del presidente della Repubblica Sergio Mattarella ad un’autonomia nel quadro della leale collaborazione tra Stato e Regioni, il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera al disegno di legge che conferisce la delega al governo per la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni nell’ambito della riforma dell’autonomia differenziata.

Si tratta di un testo di 33 articoli, suddivisi in tre Titoli. L’articolo 1 delinea l’ambito della delega al Governo per la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali e ne descrive il procedimento di esercizio.

Nove mesi per i decreti legislativi

Il governo avrà a disposizione nove mesi per adottare i decreti legislativi necessari a definire i nuovi livelli essenziali delle prestazioni nelle materie individuate. L’obiettivo è quello di assicurare che i diritti civili e sociali siano effettivamente garantiti in modo uniforme su tutto il territorio nazionale, superando le disparità tra le diverse Regioni.

«Come movimento associativo, da più tempo avevamo sollecitato i ministri competenti a porre l’accento sui Livelli essenziali delle prestazioni, che oggi sono mancanti nel nostro sistema, uniformandoli rispetto ai diversi territori», spiega Vincenzo Falabella, presidente nazionale Fish, «un vulnus che impattava in maniera significativa da un punto di vista negativo sulla vita dei cittadini».

Da qui ai prossimi mesi sarà necessario un serrato confronto con le parti sociali. Questi decreti legislativi, su materie così delicate e con un impatto sulla vita dei cittadini, è giusto che debbano essere costruiti insieme

Vincenzo Falabella – presidente Fish

Il confronto necessario

La legge delega è, aggiunge, «un fatto positivo, nella misura in cui i decreti legislativi che dovranno essere emanati entro 9 mesi permettano di aprire un confronto con le parti sociali, il mondo del Terzo settore e dell’associazionismo».

Per Falabella si deve trattare di «un intervento partecipato, al punto che le esigenze che ognuno di noi porta, siano elementi innovatori nel migliorare i decreti legislativi e renderli quanto più rispondenti ai bisogni reali dei cittadini».

La sanità fuori dalla delega

Dall’analisi del testo emerge subito un tema. La sanità resta fuori dal perimetro di applicazione del ddl Lep, che si concentra su altri ambiti fondamentali per la vita dei cittadini. Il secondo titolo del disegno di legge individua infatti le aree di intervento, cne sono: lavoro, istruzione, ricerca, alimentazione, sport, governo del territorio, porti e aeroporti civili, reti di trasporto e navigazione, comunicazione, energia, cultura e ambiente.

Così manca l’intersezione tra sanitario e sociale

L’assenza della sanità dal perimetro della legge delega sui Lep «è un elemento di criticità», fa notare Falabella, «così manca continuità con i livelli essenziali assistenziali». E soprattutto, in tema di disabilità, Falabella sottolinea «il fatto che si sta mettendo in campo una grande riforma (legge delega sulla disabilità) e manca una continuità di intersezione tra aspetto sanitario e sociale. Così continuiamo a lavorare per compartimenti stagni».

Il nodo delle risorse

Non da ultimo resta sospeso il problema delle risorse. “Chiude il disegno di legge l’articolo 33, inserito nel Titolo III, il quale prevede, tra l’altro, che dall’attuazione della delega non debbano derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”, fa sapere Palazzo Chigi.

«Senza risorse non si può parlare di riforme o di interventi innovativi. Parliamo di interventi che riguardano 60 milioni di cittadini e di 12 milioni di persone con disabilità. Occorrono invece risorse importanti per dare corpo e sostanza alle norme che vengono scritte». Corpo e sostanza che vuol dire portare queste norme sui territori.

I rilievi della Corte Costituzionale

«Non ultimo», riprende Falabella, «questo ddl nasce dai rilievi e dalle osservazioni della Corte Costituzionale. Non sappiamo come la Corte si esprimerà su questo nuovo testo».

In apertura foto di Gioia M. per Unsplash

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