Mondo
Aviaria, Fao: in Africa continua a espandersi
L'allarme: a causa della mancanza di controlli e del commercio illegale rischia di diventare endemica in molti paesi
di Redazione
Mentre in Europa e in buona parte del Sud-Est asiatico, ad eccezione dell’Indonesia, l’influenza aviaria e’ stata contenuta, in Africa continua ad espandersi e rimarra’ una minaccia ancora per anni. A lanciare l’allarme e’ il direttore generale aggiunto della Fao, David Harcharik, intervenendo a una conferenza del Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite (Ecosoc), in corso a Ginevra. ”Nella maggioranza dei casi – ha detto Harcharik, nella riunione speciale dedicata al virus – dovunque l’influenza aviaria altamente patogena (HPAI) ha fatto la sua comparsa, noi, la comunita’ mondiale e i Paesi colpiti, siamo stati in grado di bloccarla sul nascere”. ”L’influenza aviaria rappresenta una minaccia costante e con tutta probabilita’ dovremo prepararci a combatterla per anni”, ha avvertito l’esperto.
E’ ancora fonte di grave preoccupazione in Indonesia e continua a espandersi in Africa, dove rischia di diventare endemica in diversi Paesi. Harcharik ha poi fatto riferimento alle difficolta’ incontrate nell’attuazione di appropriate misure di vigilanza, come l’abbattimento dei polli, piani di compensazione per i piccoli allevatori e i controlli sui movimenti animali nei Paesi africani.
Un’altra difficolta’ e’ stata il commercio illegale di pollame. ”Fintanto che questo tipo di commercio non sara’ controllato da autorita’ veterinarie piu’ incisive – ha spiegato Harcharik – e fintanto che non vi saranno migliori sistemi di sorveglianza, di allerta e risposta rapida, di diagnosi e di segnalazione dei casi, continueremo a convivere con il rischio”. E’ indispensabile, ha sottolineato l’esperto Fao, che si intervenga tempestivamente e con decisione, perche’ finche’ il virus H5N1 sara’ in circolazione ”continuera’ ad esserci una minaccia per la comunita’ internazionale”. Il virus sinora non si e’ modificato in una forma trasmissibile da uomo a uomo. Ma se cio’ dovesse avvenire, il risultato sarebbe una pandemia di vaste proporzioni, ha aggiunto. Nei due anni e mezzo da quando si e’ sviluppata l’attuale emergenza, circa 200 milioni di polli sono stati abbattuti, con perdite economiche, nel solo Sud-Est asiatico, pari a 10 miliardi di dollari. Secondo gli ultimi dati aggiornati ai primi di luglio, sono 229 le persone che hanno contratto il virus. Di queste, ben 131 sono morte.
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