Non profit

Azzardo, consumo record nel 2017: 101 miliardi

Cresce il volume di affari del settore dell'azzardo legale: superata quota 100 miliardi di euro. Lo Stato ne incassa 9

di Marco Dotti

Cresce il volume di affari del settore dell'azzardo legale. Nel 2016 il fatturato del settore ammontava a 97 miliardi. Nel 2017, registriamo il superamento della cosiddetta quota-cento: il consumo degli italiani si è infatti attestato a 102 miliardi di euro. La metà di questo denaro è transitato da macchinette (in particolare videolotteries).

Sono i dati delle ultime rilevazioni sul cosiddetto "gioco pubblico", settore in continua espansione nonostante gli appelli (vox clamantis…) e gli impegni (sulla carta) della politica. Un settore che, nei piani alti delle multinazionali concessionarie di Stato, si dimostra sempre più capace di riorganizzare in tempo quasi reale le proprie strategie di profitto bioeconomico riadattandole ai nuovi scenari.

Gli aggregati sistemici di interessi finanziari che con evidente semplificazione cognitiva chiamiamo comunemente azzardo sono in grado di concedere apparenti vantaggi tattici alla società civile (ad esempio: dismissioni di macchinette in zone e spazi a bassa soglia di guadagno – anche se ad altissimo tasso additivo – a tutto vantaggio di più performanti sistemi algoritmici di nuova generazione). Non solo mantenendo, ma addirittura incrementando i propri livelli di profitto e le occasioni di business.
Il cuore del problema è dunque altrove e risiede nella logica interna al sistema di azzardo predatorio (predatory gambling) a cui abbiamo dato libera circolazione nello spazio pubblico del nostro martoriato Paese. Quanto può reggere il legame sociale davanti a una addiction di massa di questo tipo? E lo Stato? Lo Stato apparato nel 2017 ha ricavato 9 miliardi di euro da questa volume di denaro che investe i territori.

Finché si giocheranno battaglie di retroguardia – le stesse a cui ci hanno abituato gli infiniti tavoli di lavoro e le infinite dilazioni dentro e a margine dell'ultima legislatura – e non si alzerà la soglia della riflessione critica, la tendenza non può essere che questa. Né sarà mai invertita. Ma nel gioco delle parti, conviene a molti non alzare quella soglia. Perché tutto cambi, affinché nulla cambi.

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