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Bacon, un genio nella polvere

di Redazione

Francis Bacon è stato uno dei grandi artisti del secolo scorso. Un artista ammirato ma anche tenuto a distanza per la fisicità della sua pittura. Oggi torna da protagonista in una mostra a Roma, in cui viene affiancato niente meno che a Caravaggio. In questa pagina, tratta dal libro intervista con Franck Maubert, Bacon racconta la sua “anomalia”.

Non so mai come fare un quadro. Il quadro viene lavorando, oppure non viene affatto. Sa, se dipingo è un po’ per caso. Ho imparato da solo e non ho mai pensato che qualcuno si sarebbe interessato alla mia pittura. La creazione è una necessità assoluta che fa dimenticare tutto il resto. Io non pensavo che mi sarei mantenuto grazie alla pittura, volevo solo chiarire delle cose con me stesso. La creazione è come l’amore, non ci si può fare niente. È una necessità. In quel momento, non si capisce come le cose accadano. L’importante è che accadano. Per se stessi e basta. Lavorando ho scoperto dei trucchi. Un giorno mi sono molto divertito con due specialisti della Tate Gallery che si interrogavano davanti ad un mio quadro che il museo aveva appena comperato. Era il ritratto di Eric Hall, e loro non riuscivano a capire come avevo fatto a realizzare sulla tela una giacca di flanella a spina di pesce. Erano convinti che fosse dipinta a pastello: sono impalliditi quando ho spiegato loro che avevo semplicemente intriso il mio indice e uno straccio nella crosta polverosa che copre il pavimento del mio studio. Cosa c’è di meglio della polvere come materia per una giacca grigia? È l’ideale, e poi lì ci sono tonnellate di polvere. Non insegnano questo genere di cose all’Accademia!

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