Gran finale per i concerti benefici della Filarmonica della Scala a sostegno del non profit di Milano. L’ultimo appuntamento della stagione con la rassegna Prove Aperte, organizzata in collaborazione con il main partner Unicredit e con UniCredit Foundation, si tiene domenica 6 maggio alle 20: sul palco del Piermarini, accompagnata da Alexander Romanovsky al pianoforte, l’orchestra diretta dal giovane maestro Andrea Battistoni.
L’intero incasso, anche grazie al contributo di Rubner EBG, sarà devoluto alla cooperativa sociale Comin, attiva in Lombardia dal 1975 a favore dei minori e delle famiglie in difficoltà. «Per noi si tratta di un momento importantissimo, che ha molti significati», dice Marta Rossi, responsabile fundraising dell’associazione. «Il primo, più autoreferenziale, è la possibilità di dare visibilità al nostro lavoro quotidiano, che molto spesso ci vede protagonisti invisibili in una città dove, da oltre 35 anni, ci prendiamo cura dei bambini e delle famiglie in difficoltà. Il secondo significato è più universale: in un’epoca in cui si dice che con la cultura non si mangia, una tra le più prestigiose istituzioni della cultura mondiale mette a disposizione del lavoro sociale una risorsa importante. E poi, abbinare il nostro nome a quello di Andrea Battistoni e Alexander Romanovsky, entrambi giovani e talentuosissimi, è un bell’esempio da portare ai ragazzi con cui lavoriamo».
L’ultimo dei progetti innovativi della cooperativa Comin, che ogni giorno accoglie in comunità oltre 200 minori o li segue attraverso interventi di assistenza domiciliare e progetti educativi di gruppo, è “La Girandola”, una struttura di circa mille metri quadrati a Cernusco sul Naviglio destinata a ospitare una comunità educativa residenziale, una comunità familiare e quattro mini appartamenti per adulti in difficoltà, oltre a un salone che verrà messo a disposizione della città per incontri, riunioni e feste. I fondi raccolti con la Prova Aperta saranno messi a disposizione proprio di questo progetto «perché la nostra esperienza nel campo delle comunità educative e familiari ci ha portato a pensare che queste competenze potessero fondersi in forme di nuovo co-housing», conclude Rossi.
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