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Media, Arte, Cultura

Baudelaire, la poesiabè la lingua dei nervi

Roberto Calasso fa rivivere il grande poeta francese

di Andrea Leone

D opo lo splendido Il rosa Tiepolo , saggio sull’arte celebre eppure misconosciuta del pittore veneziano, Roberto Calasso torna in libreria con un libro complesso e misterioso, uno dei migliori risultati della sua carriera di saggista. La Folie Baudelaire è un viaggio nell’universo del più grande poeta francese, dell’autore che più di ogni altro ha individuato o meglio fondato il canone della modernità. Maledetto ma pur sempre impeccabile e legato alla forma classica, Baudelaire inaugura una sensibilità e si potrebbe dire quasi una umanità che è ancora la nostra. Baudelaire è colui che trasferisce l’idea romantica tedesca ad una intera città, Parigi, inaugurando anche un’epoca dell’estetica, una categoria dello spirito.
Lontano tanto dalla migliore società, cui sarebbe appartenuto per nascita, quanto dalla nuova e detestata società di massa, Baudelaire inventa una “lingua dei nervi” che serve a decifrare l’universo, si muove tra immaginazione sovrana e sovrumana ed esattezza assoluta; è un sacerdote della formula esatta, ossessionato e ispirato dai “demoni nel cervelletto”, dalla noia e dall’eros. «La letteratura non si occupa di psicologia e Baudelaire è andato oltre la Letteratura», scrive Calasso. Acutissime analisi testuali, di impressionante sottigliezza ed erudizione, si alternano al racconto spesso comico e grottesco di episodi minimi e particolari inediti. Per Baudelaire il mondo è come una immensa galleria privata e gli esseri umani sono opere d’arte viventi. Calasso è il regista che mette in scena come per la prima volta il teatro dell’esistenza di Baudelaire, drammatica ma anche illuminata e straordinaria, fino alla calata del sipario, la morte tra le braccia della madre.


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