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Attivismo civico & Terzo settore

Benzina low-cost

Una soluzione al rincaro del carburante. Ma chi c'è dietro il fenomeno delle "pombe bianche"?

di Chiara Cantoni

Alle porte di Mantova, la Strada Ghisiolo è un via vai di vetture da e verso la città. Qualcuno si ferma a fare il pieno, costretto dalla spia rossa sul cruscotto, ma anche no: alla Lunetta Srl Carburanti Lavaggio Autocisterne il rifornimento semplicemente conviene, dai 6 agli 8 centesimi al litro in meno rispetto a un qualunque altro distributore “griffato”, meglio approfittarne. «Siamo qui da quasi 50 anni, chi è del posto ci conosce», dice la titolare, Alessandra Boninsegna. «In zona esistono quattro pompe di marchi noti, self service compresi. Noi lavoriamo solo sul servito, dai 15mila ai 20mila litri al giorno fra benzina e gasolio, ma a prezzi più bassi anche del fai-da-te». 

È il fenomeno tutto italiano delle pompe bianche, distributori “no logo” che non appartengono alle grandi compagnie petrolifere ma a piccoli imprenditori indipendenti, spesso family company, che gestiscono sul territorio uno o due impianti. Nati in sordina in alcune realtà locali, sono oggi diffusi un po’ a macchia di leopardo in tutta Penisola, arrivando a quota 3mila pompe (sulle attuali 24mila della rete nazionale) secondo i dati del ministero dello Sviluppo economico, la metà secondo l’indagine dell’Unione Petrolifera commissionata a Nomisma Energia.
Certo è che l’autonomia dalle multinazionali si traduce spesso in minori costi di gestione e nessuna spesa per le campagne di promozione. «Non paghiamo affitto, abbiamo il camion di proprietà e ci riforniamo direttamente in raffineria valutando i prezzi giorno per giorno», dice Boninsegna. «Se conviene carichiamo, altrimenti, compatibilmente con le scorte, rimandiamo l’acquisto al momento più favorevole».

«Non applichiamo ricarichi di manutenzione preventiva, pubblicità o trasporto, che gestiamo in proprio», dice Alberto Lacchini, titolare di Alca di Lacchini G. Battista a Soresina (Cremona), impianto che da 60 anni rifornisce, oltre alla pompa, le aziende agricole del territorio, per un volume annuo pari a circa 3 milioni di litri di carburante. «Durante le “crisi petrolifere” degli anni 70, insieme ad altri rivenditori locali abbiamo fondato il Cip Lombardia. L’idea era semplice: unire le forze per smarcarci dalle multinazionali attraverso importazioni dirette. Attività che, anche dopo la liberalizzazione dei prezzi, ci ha permesso di fare massa critica e conservare potere contrattuale», racconta. «Ogni mattina, il Cip comunica ai soci i prezzi dei vari fornitori, e con l’autotreno partiamo alla volta del più conveniente». Risultato? «Un abbattimento del costo alla vendita di 7/9 centesimi al litro: oltre 200mila euro all’anno che rimangono sul territorio». Scusate se è poco.


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