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Berlusconi “riduce” il Parlamento
«Troppi 630 deputati», l'affondo del premier sulle prime pagine dei quotidiani oggi in edicola
di Redazione
«Giudici estremisti e camere pletoriche e dannose», i giornali di oggi si concentrano sul duplice affondo del premier. Nella rassegna stampa una panoramica dei commenti e delle analisi più interessanti
- Oggi la rassegna stampa si occupa anche di:
- CRISI
- MIGRANTI
- TERREMOTO
- GUANTANAMO
“Berlusconi contro giudici e Camere”: secco il titolo in prima de LA REPUBBLICA, che nell’occhiello definisce “show” quello del premier (ha definito “velina” la Marcegaglia, che non ha gradito). La cronaca alle pagine 2 e 3. Scrive Gianluca Luzi: in uno show senza contraddittorio e di fronte a un pubblico amico Berlusconi porta avanti la sua strategia per ricevere, attraverso una legge di iniziativa popolare, una investitura popolare: «diranno che offendo il Parlamento, ma questa è la pura realtà: le assemblee pletoriche sono assolutamente inutili e addirittura controproducenti»; non a caso, ha proseguito il premier, «i parlamentari imprenditori non ci sono mai perché hanno cose più importanti da fare che stare tutto il giorno con le mani in mano dentro la scatoletta del voto». Inutile del resto aspettarti che il Parlamento si riformi da solo: «non si può chiedere ai capponi o ai tacchini di anticipare il Natale». Parole che non sono piaciute al presidente della Camera, Gianfranco Fini. Il presidente del Senato Schifani invece derubrica a livello di «battuta» il giudizio di Berlusconi. Quanto al centrosinistra, fulminante Franceschini: «Berlusconi si crede Napoleone». La posizione del premier non piace nemmeno alla Lega: il ministro Calderoli, in una intervistina d’appoggio (“Così Silvio ci mette i bastoni fra le ruote”), lo dice chiaro: «non è giusto descrivere in quel modo i parlamentari… La mia proposta è: scriviamo un manifesto con tutte le riforme che vogliamo fare, un “patto di unità nazionale”…» Lo dovrebbero firmare i riformisti di entrambi gli schieramenti. Solo così si evita il disastro, spiega Calderoli. Giorgio Battistini e Claudio Tito si occupano del retroscena: “Gianfranco salda l’asse con il Quirinale: «Questo attacco al Parlamento va fermato»”. Grande preoccupazione da parte di Napolitano che non dice nulla, ma i cui collaboratori richiamano il discorso fatto il 22 aprile scorso: «la denuncia dell’ingovernabilità tende a suggerire soluzioni autoritarie», disse allora il Presidente della Repubblica. Sulle reazioni in sala, Roberto Mania: “Gli industriali tifano Berlusconi applausi contro giudici e Parlamento”: imbarazzo nelle prime file, applausi dai piccoli industriali (il vero target del discorso berlusconiano, secondo una strategia che solletica le pance…). In particolare quando il signor B se la prende con i giudici e dice che «il Presidente del Consiglio non ha poteri». Il commento è di Massimo Giannini: “E l’imprenditore applaude”. Invece di contestare un premier iracondo, gli industriali applaudono. «Metà complici, metà quiescenti». «L'”Anschluss” berlusconiano della Confindustria, che la dice lunga sull’etica della responsabilità dell’establishment e il civismo della cosiddetta “borghesia produttiva”, avviene malgrado una relazione della Marcegaglia non proprio tenera nei confronti del governo.
“Doppio attacco del premier”, titola il CORRIERE DELLA SERA. Che nell’occhiello spiega: “«Giudici estremisti. Camere pletoriche e dannose»”. Ieri offensiva del premier sul palco di Confindustria. I giudici del caso Mills? «Estremisti di sinistra». Il Parlamento? «Assemblee pletoriche e dannose. Inutili 630 deputati, ne basterebbero 100. Servono più poteri per l’esecutivo». Replica di Fini: «L’Aula è un interlocutore ineludibile, qualificato e impegnato così come è percepito dalla società all’interno delle nostre istituzioni». In un secondo momento Fini aggiunge: «L’assemblea di Montecitorio con i suoi 630 membri può essere giudicata pletorica , ma certo non può essere definita né inutile, né controproducente…Ridurre il numero dei Parlamentari è comunque ipotesi largamente condivisa; ridefinire ruolo e funzione del Parlamento è possibile…Sarebbe invece inacettabile la privazione del Parlamento, in quanto espressione della sovranità popolare, delle sue essenziali funzioni di indirizzo generale, di controllo dell’operato del governo, di esercizio del potere legislativo». Sul tema il giornale prende posizione attraverso il commento di Massimo franco “Il crinale scivoloso del muro contro muro”: «Sullo sfondo (dopo l’attacco alla Camera e il caso Mills, ndr.) rimangono le vicende private del premier. Si tratta di una miscela tossica che Berlusconi cerca di scansare ed esorcizzare. Eppure finisce per usarla e subirla, comunicando un’immagine aggressiva e insieme nervosa. Probabilmente è un atteggiamento che non avrà grandi conseguenze sul piano elettorale. Semina tuttavia briciole indigeste nei rapporti coi vertici del Parlamento».
“La camera degli ospiti” questo il titolo a tutta pagina de IL MANIFESTO a sfondare la fotografia dell’aula parlamentare vuota. Nel sommario – richiamo agli articoli dedicate alle parole di Berlusconi durante l’assemblea di Montecitorio si legge: «Il Parlamento “è un’assemblea pletorica, inutile e dannosa”, con troppi “capponi”. La magistratura “è piena di estremisti di sinistra”. Al Plenum di Confindustria Berlusconi alza il tiro contro il potere legislativo e quello giudiziario che tarpano le ali all’esecutivo. Cioè a lui. E trasforma le elezioni europee in un plebiscito. Su di lui». Sullo stesso tema l’editoriale di Gabriele Polo “Ci siamo dentro” che nell’attacco scrive: «”L’Italia è una Repubblica aziendale, fondata sui Consigli di amministrazione. La sovranità appartiene al governo che la esercita nelle forme stabilite dal premier”. L’articolo uno è già pronto, poi non c’è più nulla: la Costituzione sognata dal Cavaliere potrebbe finire lì, tutto il resto viene di conseguenza (…) Riforme radicali definitive, magari piacerebbero anche alla brava Marcegaglia, che per il momento si accontenta di chiedere meno: meno vincoli, meno stato, meno spesa pubblica. Berlusconi, invece, non si accontenta mai». E aggiunge: «Non si contiene, non ci riesce proprio. E, allora, basta con il Parlamento affollato di “capponi” e con i giudici “d’estrema sinistra”. Per non parlare di “certa stampa” (….). Certo, il premier è un po’ nervoso: che alcuni maschi non lo amino, passi. Ma che ci siano delle donne – mogli, giornaliste, giudici – che rifiutino le sue seduzioni, gli risulta insopportabile». E chiude: «Qualche settimana fa un’autorevole giornalista vicina al Pd ci apostrofò dicendo che “solo IL MANIFESTO può pensare che ci sia un regime alle porte”. Aveva ragione. Non è alle porte, ci siamo dentro». Ampio spazio nelle due pagine interne alla posizione di Fini che si smarca da Berlusconi, diversamente dal presidente del Senato Schifani.
“Il parlamento è inutile” è il titolo in prima de LA STAMPA. «Nell’arco di un solo pomeriggio il presidente del Consiglio ha attaccato due poteri su tre: comunisti i magistrati, fannulloni i parlamentari» scrive nell’editoriale di Michele Ainis. All’interno l’apertura con la cronaca delle dichiarazioni di Berlusconi durante l’incontro di ieri con Confindustria è affiancata da un titolo sulla reazione del leader di An: “Fini lo stoppa: inaccettabile” e da un’intervista al presidente della Commissione giustizia del Senato Filippo Berselli. Due giorni fa, rivela LA STAMPA, c’è stato un incontro riservato sul ddl Alfano che riforma il processo penale. Incontro avvenuto tra il ministro Angelino Alfano e i presidenti di commissione Giustizia di Camera e Senato, rispettivamente Giulia Bongorno e Berselli, entrambi «finiani di stretta osservanza». Al ministro, che premeva per una rapida approvazione, Berselli ha detto che «in futuro sarebbe stato meglio se il governo, prima di far licenziare un ddl dal consiglio dei ministri, ne interessi anche i parlamentari delle due commissioni». «Noi parlamentari non siamo qui per votare a scatola chiusa» continua nell’intervista Berselli, «siamo qui per preparare leggi che siano se non buone, il meno peggio». I presidenti delle commissioni hanno modificato alcuni aspetti del Ddl, e c’è voluto più del tempo desiderato dal ministro. Anche da questa vicenda, si legge fra le righe dell’intero servizio de LA STAMPA, proviene parte dell’irritazione del premier.
Il SOLE24ORE dedica ampio spazio, chiaramente, all’assemblea di Confindustria e relega però Berlusconi e il suo intervento alla fine delle 5 pagine (prima compresa) sull’argomento. Per Stefano Folli che firma la rubrica politica “Il Punto” ieri il Berlusconi «carico d’ira» ha preso il sopravvento su quello «politico», e quindi «lo spettacolo andato in scena a Roma aveva qualcosa di surreale»: di fronte agli industriali il premer ha fatto «né più né meno il discorso che avrebbe desiderato rivolgere al Parlamento», e che in vece non farà «per evidenti ragioni di opportunità». Comunque, quello di ieri è stato un discorso «elettorale» che a causa dei suoi toni aspri non potrà certo aprire la strada alle riforme che il Paese aspetta.
IL GIORNALE: «Meno deputatati. Ne bastano cento» sono le parole dette ieri da Berlusconi all’assemblea annuale di Confindustria e che sono il titolo di copertina. Le pagg.2 e 3 si aprono con l’intervento di Giannino della Frattina “La dieta alla Camera ci farebbe risparmiare cento milioni” e scrive «I padri costituenti si erano scervellati a creare un bicameralismo perfetto ma oggi è difficile pensare a qualcosa di più farraginoso. Due Camere con identici poteri e quasi mille eletti (per carità, non più di tre giorni la settimana) a rimpallarsi malloppi da votare e dei quali in ben pochi sanno e capiscono qualcosa. Alla fine quello che conta è il pollice del capogruppo. Peccato che a fine mese lo stipendio arrivi a tutti. Non solo al capogruppo. Un Parlamento così ieri funzionava, oggi non più. In tempi in cui si viaggia online e la rapidità di decisione è tutto questo parlamento è dispersivo e antieconomico». Paolo Beltramin nel pezzo che illustra il numero dei parlamentari nelle diverse democrazie sottolinea un paradosso «Se l’India ci copia, serve uno stadio».
Alle dichiarazioni del Premier si aggiungono quelle del presidente della camera Gianfranco Fini «Aula pletorica, ma indispensabile» e Adalberto Signore svela il retroscena « che Berlusconi e Fini giochino ormai due partite diverse non è certo una novità e per molti versi sta anche nelle cose. Dopo la freddezza delle ultime settimane ci si aspettavano fulmini. Invece Fini e Berlusconi sino alle elezioni di giugno hanno firmato una tregua armata magari con qualche puntura di spillo.
La Marcegaglia (Confindustria) e Bonanni (Cisl) a pagina 5; in prima pagina l’editoriale di Francesco Riccardi che rilancia il “tempo del fare” e indica la strada, oltre che nella riforma pensionistica, in un più stretto rapporto lavoratori/azienda (incremento salari, riduzione precariato per i giovani, partecipazione); a pagina 9 l’attacco di Berlusconi al «Parlamento pletorico». Così AVVENIRE scaletta la cronaca della giornata di ieri attorno al palco di Confindustria, dove il premier doveva fare «un saluto» e invece ha fatto «un’arringa» condotta a suon di metafore: dai parlamentari/capponi («Non si può chiedere ai capponi di anticipare il Natale» ai giudici/Mourinho («Nessuno accetterebbe Mourinho come arbitro per Milan-Inter»). Tra le varie reazioni politiche, AVVENIRE dà ampio rilievo a quella di Di Pietro, per bocciarla. «Ieri ha superato ogni limite, accusando il Vaticano di un presunto blocco dell’inchiesta Mani Pulite e della mancata nascita di un’altra Repubblica. […] Una requisitoria condita da allusioni politico-mafiose, ferocemente denigratoria. […] Vorremmo poter dire che Di Pietro ci ha amaramente sorpresi, ma purtroppo da tempo non è più così».
«Ormai non si parlano da settimane. Forse l’ultima volta che l’hanno fatto è stata in occasione del congresso che ha sancito a nascita del Pdl». Lo scrive ITALIA OGGI riferendosi all’ennesimo attrito tra Fini e Berlusconi evidenziato in occasione dell’assemblea annuale di Confindustria a cui il giornale dei professionisti dedica un articolo molto ironico. Prosegue il pezzo: «Fini e Berlusconi continuano a farsi del male a distanza. Come due ex innamorati che hanno scelto la strada del divorzio. Eppure la coppia non si è mai separata, anzi si è sposata, fondendo i due partiti di appartenenza. Avevano persino preso l’impegno di incontrarsi tutti i martedì. Promessa da marinaio». Perchè Fini non perde occasione di bacchettare il premier? Perché si sta creando quell’immagine di uomo libero che può permettergli di conquistare stima e credibilità come paladino della libertà e della costituzione, del laicismo e della difesa dei diritti umani e di quelli degli omosessuali e delle coppie di fatto? Che punti anche lui al Quirinale? Ironicamente ITALIA OGGI risponde così:«Invece sarebbe perfetto al posto di Franceschini. Al Pd pregano tutti le sere di trovare un leader così, come Gianfranco Fini».
E inoltre sui giornali di oggi:
CRISI
CORRIERE DELLA SERA – A Treviso due suicidi in due giorni, un artigiano e un manager: «Non volevano licenziare», dice il titolo del CORRIERE. Il dirigente 43 anni di Villorba, si è tolto la vita lanciandosi contro un treno. «Manager della Simec, stava per avviare un’operazione di cassa integrazione per una parte del personale». Si è invece impiccato un artigiano di 58 anni titolare di una piccola impresa del legno. «Era ossessionato, dice chi lo conosceva, dall’idea che la crisi che aveva colpito anche il suo settore di attività lo costringesse a lasciare a casa alcuni dei suoi otto dipendenti».
MIGRANTI
LA REPUBBLICA – “Niente esame senza permesso di soggiorno Padova, bufera sulla preside anticlandestini”. Lei la preside in questione (iscritta Cgil) dice di non essere una preside spia, ma intanto il permesso di soggiorno di 8 studenti che si accingono a sostenere la maturità, lo vuol vedere. Immediata la reazione degli insegnanti e dell’associazione Razzismo Stop. La circolare con cui la preside chiedeva il permesso è stata letta ad alta voce nelle classi frequentate dagli 8 ragazzi. Una gogna in più.
IL MANIFESTO – A pagina sette tre articoli dedicati ai problemi degli immigrati. L’apertura al caso di Padova della preside che ha chiesto il permesso di soggiorno per sostenere l’esame di maturità «Cobas e Razzismo stop: “Il pacchetto sicurezza già in atto prima dell’approvazione”», sintetizza l’occhiello. Una colonna è dedicata invece a quanto sta accadendo a Trevisto: «Manifestare è un diritto. Ma non per tutti. Questo sembrerebbe pensare il questore di Treviso, Carmine Damiano, che ha cominciato a convocare in questura i migranti che hanno partecipato alla manifestazione di sabato scorso». Infine, a piè di pagina l’annuncio della manifestazione antirazzista di domani a Milano dal titolo «Un corteo per uscire dalla paura e dire da che parte stiamo».
AVVENIRE-Il ddl sulla sicurezza miete vittime ancora prima di essere legge. A Padova una preside di un professionale chiede il permesso di soggiorno a otto alunni immigrati delle classi quinte, in vista della maturità. Bollata dall’ufficio scolastico regionale come “iniziativa autonoma”. Intanto Beppe Pisanu, PdL, ex ministro dell’Interno, alla presentazione del rapporto Cnr sull’immigrazione, dice: «L’unico modo per combattere l’immigrazione clandestina è favorire l’immigrazione regolare»
IL GIORNALE – a pag. 13 pubblica un’intervista a Don Gino Rigoldi che annuncia un progetto «Scuola in Africa, così formeremo operai per l’Italia». Anzi è un appello che il cappellano del carcere Beccaria di Milano rivolge a Governo, Parlamento e Unione europea per poter realizzare il progetto che intende fermare i viaggi della disperazione. «Con un milione di euro si preparano 500 giovani a venire da noi dopo un anno di apprendistato in scuole professionali in Egitto e in Marocco».
TERREMOTO
IL MANIFESTO – All’approvazione da parte del Senato, con l’astensione dell’opposizione, del decreto legge Abruzzo viene dedicata mezza pagina 6 “Terremoto, il decreto va ma senza norme sismiche”. Le ricostruzioni saranno finanziate al 100% si legge nel catenaccio. «Tre o quattro, però, i grossi nei nel testo deliberato dal Senato, primo fra tutti un futuro ancora troppo incerto per i tanti abruzzesi non residenti che hanno mantenuto in questa terra di emigranti per antonomasia una casa dove tornare appena possibile. Per loro – e non sono pochi tanto che a fronte di 70mila residenti nel comune di L’Aquila le richieste d’indennizzo sono più di 100mila – il decreto “non fornisce alcuna certezza”, accusano i democratici che perciò confermano un giudizio “largamente negativo”». Nell’articolo si sottolinea che per quanto riguarda le norme antisismiche è stata cancellata la parte riguardante un piano di verifiche antisismiche premiale per comuni e privati che avessero ristrutturato secondo questi criteri le proprie abitazioni. Rimane solo l’abrogazione dell’ultima proroga dell’entrata in vigore delle norme antisismiche per le nuove costruzioni.
GUANTANAMO
LA STAMPA – “Combattere il terrorismo nella legalità”, “L’America l’abbiamo salvata noi”. Sono le due posizioni su Guantanamo di Barack Obama e dell’ex vice di Bush Dick Cheney, che LA STAMPA affianca in un primo piano di due pagine sulla bocciatura da parte del senato americano della legge che avrebbe dovuto finanziare la chiusura del carcere speciale americano a Cuba. Il neo presidente assicura che nessun detenuto pericoloso sarà liberato e definisce il carcere «un disastro che ho ereditato» che «indebolisce la sicurezza nazionale». Cheney controbatte che «è facile ricevere applausi in Europa chiudendo Guantanamo, ma è ben più complicato trovare una saggia soluzione alternativa che aiuti sia la giustizia che la sicurezza nazionale».
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