Mondo
Betancourt, intervista a Fernando Tinnirello, cooperante del Cisv in Colombia
«La popolazione è in festa. Le ong hanno sempre avuto difficoltà a lavorare a causa della guerra. Se terminasse potremmo andare in zone che oggi sono troppo pericolose»
di Redazione
di Riccardo Bianchi
«Qui in Colombia sono tutti molto felici, per la gente è come se fosse una festa nazionale».
Sono le parole di Fernando Tinnirello, uno dei volontari del progetto del Cisv di Torino a Santiago de Càli. Da anni l’organizzazione si occupa di dare vita piccole attività a gestione familiare per aiutare quelle persone che hanno abbandonato le loro case dopo il terremoto del 1999 o il passaggio delle Forze Armate Rivoluzionarie.
Cosa pensano le persone?
«C’è la speranza» conferma Tinnirello «che la guerra finisca definitivamente. Soprattutto si augurano che le Farc, che sono chiaramente in crisi, possano scegliere di cessare la guerriglia. Però non hanno ancora commentato, perciò dobbiamo aspettare».
Le ong che sono nel paese hanno difficoltà a lavorare?
«È una situazione delicata, molte sono accusate di appoggiare i marxisti. Noi ci teniamo lontano dalla politica, lavoriamo solo con la gente».
Queste accuse sono motivate?
«Sì, per certe organizzazioni è vero. Una in particolare, che veniva dalla Danimarca, è stato dimostrato che raccoglieva fondi in patria per i propri progetti, ma poi andavano a finire nelle mani delle Farc».
La liberazione della Betancourt può dare una mano anche a voi?
«Il problema è che questo grande evento non risolve il conflitto. Ci sono altre problematiche molto gravi, come la mancanza di sicurezza alimentare ed economica dei contadini».
Problemi di vita quotidiana, insomma?
«Noi ci occupiamo di progetti legati all’agricoltura, non ci impegniamo nella cooperazione in situazioni di guerra».
Ma ce ne sono che invece sono impegnate direttamente in quelle zone?
«Pochissime, anche perché i governi internazionali non vogliono che i propri cittadini vadano a rischiare la vita. L’Italia lo ha detto chiaramente».
Se il conflitto finisse, che cosa potrebbe cambiare?
«Potremmo allargarci, raggiungere territori che oggi sono troppo pericolosi».
«No, un attimo, ora che ci penso noi avevamo un piccolo progetto nella cittadina di Tori Bio, a sud. Per altro è diventata famosa nel 2005 perché ha subito un lungo assedio da parte delle Farc. Abbiamo chiuso la nostra attività il 30 Giugno, era sostenuta dall’Unione Europea. Comunque continueremo ad essere presenti accanto alla gente. Vedremo come».
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