Cultura

Biologico: arriva la carta doc

I ricercatori dell'Università della Tuscia (Viterbo) l'hanno mesa a punto utilizzando alcuni residui agricoli di paglia, mais, ginestra, lino.

di Giampaolo Cerri

È soffice, porosa, di colore avana e profuma di campagna. È la carta doc prodotta dai ricercatori dell’Università della Tuscia, con un finanziamento del Cnr, grazie a un sistema che impiega residui agricoli quali paglia, stocchi di mais, piante da fibra come ginestra, kenaf e lino, che trasmetteranno alla carta le loro caratteristiche.
La nuova tecnica utilizza esclusivamente prodotti naturali, i residui agricoli appunto, che, una volta inseriti nel bioreattore per fase solida, permettono di ottenere, dopo l’ aggiunta di idonei miceli di funghi eduli, mediante spremitura, un liquido ricco di enzimi, il cui uso trasforma in poche ore gli scarti vegetali in pasta di cellulosa grezza. Questo tipo di carta risulta essere completamente atossica e potrà quindi essere usata nel settore alimentare.

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