Mondo
BIRMANIA. Amnesty: l’Ue deve lanciare un segnale chiaro
Lo chiede l'organizzazione per la difesa dei diritti umani in una lettera alla presidenza francese
di Redazione
Amnesty International ha sollecitato la presidenza francese dell’Unione
europea (Ue) a cogliere la rara opportunità, data dal Vertice Asem di
Pechino, di sedersi al tavolo con i rappresentanti della giunta militare
della Birmania, per esprimere preoccupazione per la grave situazione dei
diritti umani nel paese.
In una lettera inviata alla presidenza francese, Amnesty International ha
affermato che, insieme ad altre questioni legate ai diritti umani in Asia,
l’Ue dovrebbe attivarsi particolarmente sulla situazione di Myanmar, dove
sono detenuti attualmente circa 2100 prigionieri politici. Secondo le
linee guida dell’Ue sui difensori dei diritti umani, la presidenza
francese dovrebbe cogliere l’occasione per chiedere notizie su questi
prigionieri, molti dei quali rischiano di subire torture.
Nella sua lettera, Amnesty International ha fornito informazioni su alcuni
casi urgenti, tra cui quello di Myo Yang Naung Thein, che potrebbe essere
condannato nel giro di tre settimane. Arrestato nel dicembre 2007 per aver
filmato le proteste di due mesi prima, dopo l’arresto e’ rimasto
paralizzato dalla vita in giu’, probabilmente a causa delle torture cui e’
stato sottoposto nel corso degli interrogatori. Amnesty International ha
sollecitato la presidenza francese a chiedere il suo rilascio
incondizionato.
«In quanto co-presidente del vertice Asem, la presidenza francese puo’
fare in modo che la grave situazione dei diritti umani in Myanmar abbia
l’attenzione che merita. La voce dell’Asem puo’ cambiare realmente la
sorte di questi prigionieri di coscienza» ha dichiarato Nicolas Beger,
direttore dell’ufficio di Amnesty International presso l’Ue. «Questa rara
occasione di avviare un dialogo diretto con le autorita’ di Myanmar non
dovrebbe essere mancata».
Un altro elemento di grande preoccupazione e’ l’offensiva militare in
corso contro i civili di etnia Karen nell’est del paese, la piu’ vasta
dell’ultimo decennio e che Amnesty International a giugno aveva definito
un crimine contro l’umanita’. Almeno 150.000 Karen sono stati costretti a
lasciare le loro terre. Amnesty International ha chiesto alla presidenza
francese di fare pressione sulla giunta di Myanmar perche’ ponga fine a
tutte le violazioni dei diritti umani contro la popolazione civile.
Amnesty International, infine, teme che il processo costituzionale in
corso, anziche’ tentare di introdurre il primato della legge, finisca per
legittimare le continue violazioni dei diritti umani da parte delle
autorita’ di Myanmar. L’Ue dovrebbe guidare gli sforzi per pretendere una
modifica radicale della bozza di Costituzione.
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