Mondo
Birmania, l’Unicef fa un resoconto degli aiuti portati fino ad oggi
Dopo il ciclone resta ancora molto da fare, ma le cose vanno stabilizzandosi. Ancora troppi bambini malnutriti
di Redazione
A 2 mesi dal ciclone Nargis che ha causato 84.000 morti in Birmania, con 54.000 persone tuttora disperse, l’Unicef continua a potenziare l’assistenza ai bambini e alle famiglie delle aree più gravemente colpite, fornendo scorte mediche e nutrizionali, acqua e servizi igienico-sanitari e sostenendo la riapertura delle scuole e la protezione dei bambini rimasti soli.
«Il ciclone Nargis ha avuto gravi conseguenze sulla vita, l’incolumità e la salute dei bambini: l’Unicef sta fornendo assistenza medica, nutrizionale, scolastica e protezione», ha dichiarato Ramesh Shresta, Rappresentante Unicef in Birmania.
Grazie al sostegno di vari donatori, l’Unicef opera a stretto contatto con il Governo, le altre agenzie dell’Onu e le organizzazioni partner per raggiungere, mediante elicotteri e battelli, le località più remote del delta dell’Irrawaddy e portare la necessaria assistenza. Secondo le stime Onu, le persone gravemente colpite sono 2,4 milioni, di cui un milione sena tetto e prive di mezzi di sussistenza.
Sanità e nutrizione
L’Unicef ha raggiunto le comunità colpite nei distretti di Rangon e Irrawaddy con farmaci e forniture mediche salvavita, inclusi sali per la reidratazione orale, antibiotici, soluzioni intravenose, vaccini e vitamina A sufficienti a curare 600.000 persone, in particolare i bambini con diarrea acuta, malaria e dengue. Finora non ci sono state epidemie.
I maggiori problemi riguardano la distruzione dei centri sanitari e la mancanza di personale medico nelle aree colpite – mentre la domanda d’assistenza è in netta crescita – dal momento che molti sono deceduti.
Finora stati distribuiti più di 41.000 kit familiari con generi di prima necessità, oltre 186.000 zanzariere trattate con insetticidi e più di 21.000 kit d’assistenza al parto per le donne che non possono partorire in centri sanitari. Più di 86.000 tra mascherine e guanti sono stati distribuiti ai soccorritori impegnati nella rimozione dei cadaveri.
Un altro problema con cui l’Unicef sta combattendo è la mancanza di cibo. Ha già distribuito 64.000 confezioni di Plumpynut (un preparato ad alto valore proteico per la cura di bambini con malnutrizione grave o acuta), scorte di latte terapeutico F-75, F-100 e di Resomal (alimenti pronti per l’uso) per 1.000 bambini gravemente malnutriti. Altre 55.000 confezioni di biscotti proteici BP-5 sono state date per migliorare lo stato nutrizionale di 11.000 bambini con malnutrizione moderata.
Acqua e impianti igienico-sanitari
L’organizzazione ha costruito 299 latrine nei campi d’accoglienza e distribuito 28.000 tra gabinetti e tubature; ha dato più di 100.000 taniche per la raccolta dell’acqua, 4.667.608 compresse a base di cloro, 22.000 flaconi di liquidi e 975 fusti di additivi sufficienti a potabilizzare 24,5 milioni di litri d’acqua. L’Unicef ha avviato anche il risanamento delle fonti idriche e dei pozzi.
Scuola
L’Unicef ha fornito teli impermeabili e tende che, finora, hanno permesso la riparazione di 1.324 scuole primarie e l’allestimento di 113 scuole temporanee; ha distribuito 129.000 kit individuali di materiali didattici di base per altrettanti scolari, contenenti quaderni, matite, gomme, ecc, cui si aggiungono 749 Scuole in scatola, ciascuna contenente materiali scolastici per 80 bambini e un maestro.
Protezione dell’infanzia
Alla fine di giugno erano stati registrati 428 bambini separati da uno o ambo i genitori, di cui 15 sono stati ricongiunti alle famiglie. L’Unicef opera con le autorità locali e le ong partner per istituire un sistema di identificazione, ricerca e assistenza per i bambini separati dalle famiglie. A Laputta, l’Unicef ha contribuito all’apertura di un centro per la raccolta di informazioni.
Quando il ricongiungimento familiare non è possibile, viene promosso l’affidamento a famiglie della stessa comunità del bambino. Per garantire la protezione dei bambini, l’Unicef ha allestito 51 Spazi a misura di bambino nei campi sfollati, gestiti da operatori sociali e membri della comunità appositamente formati.
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