Un giallo energetico
Blackout Spagna, Wwf: «Non incolpate le rinnovabili»
Per l'incidente che ha provocato il caos nella penisola iberica sotto accusa le fonti di energia pulita. La replica di Mariagrazia Midulla, responsabile clima ed energia di Wwf Italia: «Le rinnovabili non sono assolutamente un problema per la rete. Anzi. Sono molto flessibili e dopo il blackout sono state le prime a tornare in funzione. Il nucleare? Non è un'assicurazione»
di Alessio Nisi

Cautela. In attesa delle analisi dei tecnici. Con la certezza però che nel blackout che ha coinvolto Spagna e Portogallo le energie rinnovabili non sono «assolutamente» il problema della rete, anzi hanno dimostrato una flessibilità e una velocità di ritorno alla normalità che né il nucleare, né i cicli combinati a gas hanno evidenziato. Resta tuttavia, in chiave rinnovabili, la necessità di affinare la tecnologia dei sistemi di accumulo di energia e di batterie, che siano in grado di sopperire alla carenza o all’intermittenza dei flussi.
È questo in sintesi il quadro disegnato da Mariagrazia Midulla, responsabile clima ed energia di Wwf Italia, all’indomani di quello che il commissario europeo per l’energia e la crisi abitativa, Dan Jorgensen, ha definito l’incidente più grave degli ultimi vent’anni in Europa, capace di bloccare voli, treni, reti mobili e servizi essenziali in numerose città: interi ospedali sono passati ai generatori di emergenza, e a Madrid sono state effettuate 286 operazioni di salvataggio per persone intrappolate negli ascensori. Alcuni servizi ferroviari sotterranei sono stati evacuati manualmente.

Gli aeroporti di Lisbona, Madrid e Barcellona hanno operato a capacità ridotta, causando forti disagi a migliaia di viaggiatori britannici in arrivo e in partenza. Secondo le autorità il blackout ha superato per estensione quello che nel 2003 coinvolse circa 56 milioni di persone tra Italia e Svizzera.
Aspettiamo che parlino i tecnici
Sgomberato, a ora, il campo da un attacco informatico o da un sabotaggio, tra le possibili cause del blackout si parla anche di un raro fenomeno atmosferico: in pratica le variazioni di temperatura nell’entroterra spagnolo hanno causato vibrazioni atmosferiche indotte sulle linee ad altissima tensione, generando gravi oscillazioni e guasti di sincronizzazione tra i sistemi elettrici. Questo avrebbe provocato disconnessioni a cascata di centrali elettriche, compresa una in Francia, destabilizzando l’intera rete iberica. Ipotesi. «Ricordo», riprende Midulla, «che in occasione del blackout del 2003 scoprimmo mesi dopo che era stato un albero caduto in Svizzera».
Sotto accusa
Tra gli additati sono finite però le energie rinnovabili. La dipendenza dall’energia solare ed eolica avrebbe reso, secondo alcuni, Spagna e Portogallo vulnerabili al blackout di massa che ha colpito la penisola iberica. In che modo? Secondo i dati ufficiali, poco prima del blackout, l’energia solare rappresentava circa il 53% della produzione elettrica spagnola, mentre l’eolico circa l’11%. Il gas copriva solo il 6%: le fonti rinnovabili, a causa della loro variabilità e dell’assenza di inerzia fisica, avrebbero reso più difficile mantenere la stabilità della rete in caso di shock.
La flessibilità delle rinnovabili
Chi si è «avventurato in simili ipotesi ha perso l’ennesima occasione per tacere», fa Midulla. «Le rinnovabili, spiega, «non sono assolutamente un problema per la rete. Anzi. Sono molto flessibili e dopo il blackout sono state le prime a tornare in funzione».
Midulla ricorda invece che «le centrali nucleari, essendo lentissime, non hanno costituito una barriera per il blackout (si dice che costituiscano il backup rispetto alle rinnovabili). Per queste hanno dovuto attivare dei motori diesel per cercare di spergnerle e riaccenderle nel modo giusto». Il nucleare dunque non ha dimostrato di essere «l’assicurazione rispetto alla possibilità di intermittenza delle rinnovabili».
Il nodo delle batterie
Per Midulla «il problema dell’eventuale carenze delle rinnovabili è legato piuttosto alle batterie» e alla necessità «di avere diversi tipi di accumulo che entrano in funzione nel momento in cui c’è una caduta». Ecco per l’esperta del Wwf, l’incidente in Spagna e Portogallo ci dice anche «che le reti vanno studiate molto bene», per far sì che siano in grado di «minimizzare le oscillazioni». In un contesto, quello europeo, caratterizzato da «un sistema energetico sempre più interdipendente».
Il sistema chiarisce, «va affinato, perché le rinnovabili sono parte essenziale del sistema».
In apertura foto di Angeles Balaguer da Pixabay
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