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Bosio (Csi): «Papa Francesco ci ha ridato entusiasmo in questi tempi difficili»
Il presidente nazionale del Centro Sportivo Italiano commenta l'intervista rilasciata dal Pontefice alla Gazzetta dello Sport. «Grazie al Papa per questa particolare attenzione che ci ha voluto riservare. Ne terremo conto in ogni nostra azione»
Nel giorno della pubblicazione della bellissima (uso volutamente questo superlativo) intervista concessa da Papa Francesco alla Gazzetta dello Sport, e pubblicata in un documento allegato nella edizione del 2 gennaio, si è verificata una reazione molto positiva nel mondo delle comunicazioni e nella gente in generale. Dalle tv alle radio, ai giornali e ai moltissimi social oggi tanto attivi, è iniziata una interessante analisi delle parole del Papa, con accentuazioni diverse degli aspetti più significativi.
Finora però, anche se qualcuno sicuramente lo avrà pur fatto, non ho trovato messo in luce un aspetto che potrebbe sembrare sorprendente. In una riflessione che mette in evidenza l’importanza dell’allenamento, dell’esercizio, della costanza, della preparazione, della condivisione… e tanto altro, all’ultima domanda il Papa risponde con una parola. La domanda è: Mi perdoni, Santità: come fa lei a non arrendersi mai? La risposta è ovvia, sia chiaro, e dal Papa non ci si può aspettare altro, ma proprio perché ovvia o profondamente connessa a Papa Francesco dovrebbe far riflettere, perché dice: “Prego”. Poi spiega il senso della sua preghiera, del suo chiedere a Dio l’illuminazione per fare le scelte giuste, e poi conclude così: “Pregate per me, per favore: perché non smetta di allenarmi con Dio!”. È questo, a mio avviso, il senso ultimo e più vero, o se volete più profondo, delle parole del Papa sullo sport. Teniamo sempre presente, ci esorta il Pontefice, la dimensione spirituale della persona umana e la presenza di Dio nella nostra storia.
La preghiera viene prima delle “parole chiave” che sono: Impegno; Sacrificio; Inclusione; Spirito di gruppo; Ascesi; Riscatto. Tutte queste parole servono alla declinazione della modalità in cui lo sport deve entrare nella nostra vita, diventandone cibo quotidiano.
Sono rimasto poi diversi minuti, leggendo l’intervista, a riflettere sulla frase “… chi vince non sa che cosa si perde”. Una espressione ripresa da molti eppure dai confini ben più ampi di quelli che finora ho trovato illustrati, perché nell’intervista è spiegata molto bene. Mi permetto di ripetere qui le parole del Papa: “Per chi è abituato a vincere, la tentazione di sentirsi invincibili è forte: la vittoria, a volte, può rendere arroganti e condurre a pensarci arrivati. La sconfitta, invece, favorisce la meditazione: ci si chiede il perché della sconfitta, si fa un esame di coscienza, si analizza il lavoro fatto. Ecco perché, da certe sconfitte, nascono delle bellissime vittorie: perché, individuato lo sbaglio, si accende la sete del riscatto”.
Come si fa a non ammettere che in questo concetto ci stia il senso della vita, dentro ma ben oltre lo sport? Ecco perché afferma con tanta forza la visione salvifica tipica dei poveri del mondo. Così come è indispensabile mettere a frutto i talenti che Dio ci ha dato ma con ordine, con metodo, con allenamento ed esercizio. La Chiesa è sempre stata presente in questo mondo che è l’attività sportiva. Papa Francesco ricorda don Bosco e gli oratori salesiani e tutte le parrocchie del mondo “anche e soprattutto le più povere, nelle quali c’è sempre un campetto a disposizione per giocare e fare sport”.
Penso che ancora una volta venga riconosciuto in maniera implicita il compito affidato al Centro Sportivo Italiano, che di questo mondo è il principale interprete, essendo nato oltre 75 anni fa dal cuore della Chiesa per popolare proprio oratori, parrocchie e strade dove ci sono bambine e bambini che si trovano per giocare. Lo sport è anche quello che appare nelle grandi manifestazioni, ma attenzione: anche, non solo. È importante che i bambine e bambini, giovani, adulti e anche anziani, possano sussultare di gioia, partecipare, fare il tifo appassionandosi per le più grandi espressioni delle capacità atletiche e sportive in genere. Ma non è tutto qui: la diffusione dello sport avviene attraverso la cura delle radici, attraverso la capacità di porre il seme nel terreno fertile dell’amicizia, del gioco, della condivisione, della solidarietà. Lo sport è cultura, è socialità, è economia solidale.
Papa Francesco cita esplicitamente forme di sport che gli sono particolarmente presenti, come la Clericus Cup che è organizzata proprio dal CSI, ma torna sempre sul valore della base dello sport: “È triste – dice – vedere campioni ricchissimi ma svogliati, quasi dei burocrati del loro sport: facciamo di tutto perché sia salva la dimensione amatoriale dello sport”. Non posso negare che quando ho letto questa frase sono sobbalzato sulla sedia. “Facciamo di tutto”, è una frase forte che dovrebbe arrivare anche là dove si decidono le sorti dello sport di base. Sono tempi difficili per chi dirige, allena, gioca nelle formazioni dello “sport di base”, ma non solo per la situazione del momento. No. Sono tempi resi difficili dall’incertezza delle norme, dalla difficoltà di rendere costante il servizio reso alla moltitudine di giovani e non più giovani che chiedono di fare sport in allegria, in serenità, nella gioia del gioco.
Parlando di allenamento, poi, Papa Francesco, come in ogni suo intervento, ci offre soluzioni per la vita, consigli paterni che esortano alla concretezza. Tra i vari allenamenti, interpreta in maniera stimolante quello del cuore, spiegando che “tenere il cuore ordinato è il segreto per qualsiasi vittoria”. Ecco… in questo tempo difficile, spesso vengono meno la freddezza, la lucidità, rischiando di perdere di vista quanto necessario per reagire. Per vincere, l’integrità del cuore, quella che proviene da un costante allenamento, è indispensabile per essere pronti alla sfida sociale, culturale, educativa, economica che abbiamo davanti, proprio a partire dallo sport.
Concludo confidando una sensazione: ho letto tutto d’un fiato l’intervista a Papa Francesco sullo sport con la decisiva partecipazione di don Marco Pozza, e in tutte le righe, in tutte le pagine mi è apparsa in filigrana l’immagine del Papa che sorride mentre pensa allo sport, al nostro mondo. Credo che sia così: lo sport rende bella la vita. Grazie Papa Francesco per questa particolare attenzione che ci ha voluto riservare. Ne terremo conto in ogni nostra azione.
*Vittorio Bosio, Presidente Nazionale Centro Sportivo Italiano
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