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Bosnia multimedia.Un’idea per Sarajevo Il progetto è stato messo a punto da Napredak, un’associazione locale. Coinvolgerà centinaia di giovani.E sarà interconfessionale. Ecco come funzionerà

Balcani Il via a un grande centro finanziato dall'Mcl

di Redazione

Centomila ragazzi negli ultimi anni sono andati via dalla Bosnia-Erzegovina. In cerca di fortuna altrove, certo. Ma anche per fuggire dalle contraddizioni e dalle lacerazioni sociali e culturali che hanno lacerato la loro terra e il loro popolo in questi anni, dividendo culture, etnie, religioni, alzando steccati, coltivando incomprensioni e conflitti, e spesso anche violenze.
Eppure c’è chi non si rassegna alle divisioni e cerca di ritessere il filo della convivenza serena, della pacificazione, del dialogo interculturale e interreligioso. Una mano a questo processo, una piccola mano, ma significativa e certo anche simbolica, la tende il Movimento cristiano lavoratori che si è impegnato a finanziare la realizzazione di un grande centro multimediale a Sarajevo, un luogo dove soprattutto i giovani potranno incontrarsi, comunicare, informarsi e informare. Soprattutto, un centro aperto a tutti, cattolici, ortodossi, musulmani, e per la cui realizzazione già oggi lavorano insieme persone di diversa provenienza culturale.
Il progetto è stato messo a punto dalla diocesi e dall’associazione Napredak, Mcl lo finanzia. È la prima struttura del genere che sorge a Sarajevo e proprio per questo, dopo anni e anni di divisioni su tutto, rappresenta un bene comune, che appartiene a tutti, e a ciascuno, quale che sia la propria identità culturale e religiosa. Nero su bianco, sul progetto hanno messo la firma il presidente dell’Mcl, Carlo Costalli e quello di Napredak, Franjo Topic con la benedizione dell’arcivescovo e del sindaco di Sarajevo e di un viceministro.
A 12 anni dal conflitto in Bosnia-Erzegovina la ricostruzione procede a rilento, anche se vi sono segni di modernità. Il complesso multimediale sarà costruito sul pendio del monte Trebevic (a 1.120 metri di altezza) a 8 km dal centro di Sarajevo, e sarà un piccolo simbolo in un Paese che vuole rinascere ma che è anche disorientato, diventato una sorta di mostro a tre teste.
Il Trattato di Dayton, che ha posto fine alla guerra e ha dato l’avvio alle divisioni etniche del Paese, ha infatti decretato che serbi, croati e musulmani devono essere equamente rappresentati nelle istituzioni. Quello che doveva essere un segnale di pluralismo, si è trasformato in un elemento di caos: tre presidenti, tre primi ministri, tre ministri dell’Economia, tre della Giustizia e via dicendo. Risultato: il mostro ha partorito 110 ministri. Ogni etnia, poi, ha il potere di veto sull’altra: leggi e riforme escono come da un contagocce. Sopra tutti, l’Alto rappresentante della comunità internazionale, che ha mano libera su ogni materia. Ma per superare tutto questo ci vorrà tempo, e il tempo dovrà cullare la cultura del dialogo e della convivenza, un processo che si annuncia arduo, ma che non comincia da zero.
Nel complesso del Centro multimediale è prevista l’apertura dell’Istituto per il dialogo delle culture e delle civilizzazioni. Una sala multifunzionale è il “cuore” del centro. La sala sarà a disposizione per le assemblee, le tavole rotonde, i seminari, lo studio, le attività artistiche e sportive di Napredak. All’interno del centro verrà organizzata una Scuola della natura: lo sviluppo di una “coscienza ecologica” è previsto nel modello educativo di Napredak, che ha fra i suoi scopi quello di offrire assistenza agli studiosi e agli artisti (borse di studio, ecc.) e facilitare la pubblicazione di volumi e riviste, insomma è una sponda per quanti non si rassegnano alla distruzione culturale di un intero popolo.

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