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Bue grasso e calcioni, De.Co. da festeggiare

di Paolo Massobrio

Icalcioni di Montegiorgio sono degli agnolotti fritti che si consumano sia dolci sia salati. Li ho assaggiati un pomeriggio a Fermo, scoprendo che hanno la Denominazione Comunale (la De.Co.). A farmeli assaggiare c’erano il sindaco del paese e le donne che tiravano la pasta, orgogliose di quel piatto che c’entra con la loro identità. A Moncalvo, invece, mi hanno dato il bue d’argento, un riconoscimento che sancisce la Fiera del bue grasso di questa città dove è stata vergata la De.Co., questa volta dedicata a una fiera storica, giunta alla 372ª edizione.
Se poi andate nell’entroterra di Ventimiglia, passando da Dolceacqua dove la De.Co. è la michetta dolce, scoprite che a Isolabona festeggiano le Cubaite De.Co., dolce antico a più strati, lontano parente del panforte. Poco più in su, a Castelvittorio, è protagonista il turtun, una torta salata di erbe rare fatta nel forno a legna. Mi ha commosso, poi, a Diano Marina, scoprire entusiasmo intorno alla De.Co. per i Dian, una pasta condita con un sugo a base di aglio di Vessalico e olio extravergine di oliva. Il Comune di Mirabello Monferrato ha invece fatto la De.Co. sulla focaccia dolce del paese, mentre ancora non c’è la De.Co. a Rocchetta Tanaro, che è uno dei comuni che più ha frequentato Gino Veronelli, il padre di questa intuizione, che altro non è che una delibera con cui il sindaco riconosce i prodotti identitari della sua comunità. Mi ha riempito di gioia scoprire che il Comune di Milano, oltre ad aver dato la De.Co. al panettone e a dieci piatti, ha fatto una bella pubblicazione che traccia questi valori. Ma le De.Co. che risvegliano una coscienza collettiva, un senso di appartenenza, hanno dei nemici giurati: i burocrati e i politici che vorrebbero mettere un cappello sulle cose che non conoscono. I primi si inventano proibizionismi inesistenti, i secondi sono patetici quando abbandonano la strada maestra della sussidiarietà. Mi auguro che il 2010 faccia venire allo scoperto tante De.Co. una per ogni paese, segno delle cose che non mutano e che appartengono a ciascuno di noi.


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