Non profit

Bye bye, Toyako

Il vertice si chiude. La fragilità dell'accordo sul clima è esaltata dall'asenza di obiettivi intermedi

di Redazione

Luca De Fraia , da Toyako

Toyako, 9 luglio. Si stanno concludendo gli ultimi incontri, con le sessioni dedicate al MEM (Meeting of Major Economies on Energy Security and Climate Change) e all’Outreach; riunioni che servono agli otto più ricchi per cercare di ottenere il sostegno di un gruppo ampio di Paesi, che include Australia, Brasile, China, India, Indonesia, Korea, Mexico e South Africa. Ma le posizioni dei leader del G8 su cambiamenti climatici, sviluppo e Africa, crisi alimentare e economia globale sono state già annunciate.

E’ stato confermato il timore che questo vertice potesse essere un evento di transizione in attesa del cambiamento degli equilibri internazionali, anche in ragione del rinnovo della presidenza degli Stati Uniti e di un possibile rilancio delle iniziative multilaterali.

Da Toyako emerge una debole riarticolazione degli impegni presi negli anni passati. Le risposta del G8 alla sfida dei cambiamenti climatici mette in evidenza la distanza tra le posizioni dei diversi Paesi e la necessità di trovare un minimo comune denominatore. Nel documento finale si fa riferimento al taglio del 50% delle emissioni entro il 2050, riprendendo così l’orientamento espresso già l’anno scorso. Siamo ancora lontani però da impegni vincolanti che possano assicurare il raggiungimento dell’obiettivo. La fragilità dell’accordo è esaltata dall’assenza di obiettivi intermedi (riduzioni significative nei prossimi 10-15 anni), che pure sono parte delle politiche dei Paesi Europei che appartengono al ristretto circolo degli otto. L’agenda ambientale sarà un’eredità pesante che l’Italia dovrà gestire per poter garantire che i negoziati per un accordo sul post Kyoto possano arrivare a una conclusione alla conferenza di Copenhagen nel dicembre del 2009.

Il Vertice non ha rafforzato l’impegno per lo sviluppo dell’Africa: il documento proposto dal G8 non contiene alcun miglioramento significativo sul tema delle risorse, che è invece è necessario alla luce dei ritardi che l’Ocse aveva più volte segnalato per il raggiungimento degli obiettivi posti a Gleneagles. La formulazione sull’avanzamento degli aiuti entro il 2010 di 50 miliardi all’anno è una constatazione degli impegni presi nei Summit precedenti, ma ancora una volta non contiene alcun meccanismo vincolante per i Paesi membri del G8. E’ poco credibile che in poco più di due anni si possa colmare il gap che c’è tra lo stato attuale e gli impegni da raggiungere entro il 2010.

L’obiettivo dell’Accesso Universale alle cure e trattamento per l’AIDS entro il 2010 è fuori portata. L’impegno allo stanziamento di 60 miliardi di dollari già preso allo scorso Vertice di Heiligendamm è stato confermato, ma verrà spalmato su cinque anni invece che su tre: è un passo indietro, che non consentirà di garantire l’accesso alle terapie antiretrovirali agli oltre sette milioni di persone che attualmente rischiano di perdere la vita. Il documento, inoltre, è poco chiaro sulla destinazione di queste risorse che sarebbero a sostegno della spesa sanitaria globale e quindi non consente di definire con precisione su cosa saranno indirizzate le risorse e quanto di esse sarà dedicato alla lotta alle pandemie e quanto invece ai sistemi sanitari e alla spesa sanitaria più in generale.

Il G8 ha dimostrato di non essere in grado di prendere le misure indispensabili per affrontare in maniera decisa la crisi alimentare, Se è apprezzabile il riferimento alla necessità di rafforzare anche nell’emergenza l’agricoltura locale attraverso la promozione dell’acquisto su base regionale degli aiuti alimentari, il G8 avrebbe potuto fare molto di più per affrontare con efficacia la crisi. Ad esempio, L’impegno da parte del G8 di 10 miliardi di dollari è associato a interventi di breve, medio e lungo termine, e lascia così indefinito il reale periodo di esborso e soprattutto non c’è alcun sistema vincolante che garantisca che questi aiuti vengano poi effettivamente sborsati dai paesi membri.

Sebbene il riconoscimento delle potenzialità del sistema delle Nazioni Unite e la necessità di rilanciare e rafforzare il ruolo della FAO sia importante, ci sono molti elementi della dichiarazione dei G8 che lasciano perplessi. Fra questi: il mancato riferimento alla questione di sussidi in agricoltura; l’introduzione di un meccanismo “virtuale” di risposta coordinata al problema reale della crisi alimentare che è assolutamente al di sotto delle condizioni imposte dalla emergenza; il rilancio di tecnologie per il miglioramento della produzione, che potrebbe portare ad un’inopportuna apertura agli OGM; la posizione sui biocarburanti del G8 che non prende assolutamente in considerazione l’impatto che la loro produzione sta avendo sulla crisi alimentare.

Questa è l’eredità che Toyako lascia per La Maddalena, e il governo italiano dovrà affrontare sfide e superare ostacoli per portare a casa un successo.

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