Famiglia
Cara Ivana. Lettera della Bindi alla donna licenziata perché incinta
"Non è una lettera di solidarietà, ma un impegno politico preciso che intendo prendere, come Ministro delle politiche per la famiglia, per tutelare le donne e il loro diritto alla maternità"
Cara Signora Ivana,
questa lettera non vuole essere solo una testimonianza di solidarietà, pur doverosa per ciò che Le è accaduto. E’ anche, e soprattutto, espressione di un impegno politico preciso che intendo prendere, come Ministro delle politiche per la famiglia, per tutelare le donne e il loro diritto alla maternità.
Purtroppo non è l’unica giovane donna ad aver subito questa grave discriminazione. Basta leggere le testimonianze, pubblicate da tanti giornali, di altre ragazze o giovani donne che come Lei sono state messe di fronte ad un terribile aut aut: o la famiglia e i figli o il lavoro.
Non è accettabile che nel 2006 si possa perdere il posto di lavoro perché si è rimaste incinta. Non è accettabile che in Italia, un paese avanzato, ragazze neoassunte siano costrette a siglare taciti accordi assicurando di evitare la gravidanza pur di lavorare.
Nel Mezzogiorno questa condizione è ancora più grave. Una concorrenza al ribasso calpesta diritti fondamentali sulla base del bisogno, fino a mettere a rischio il posto di lavoro com’è successo a Lei.
Venerdì i colleghi del call center dove lavora hanno indetto uno sciopero di quattro ore. E’ una decisione importante e difficile. Per chi è precario rivendicare un diritto richiede, infatti, un supplemento di coraggio.
Nella responsabilità che mi è stata affidata ho la competenza di promuovere politiche di sostegno della genitorialità e di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. La maternità non è una malattia ma un valore importante. Un valore per la donna, per la vita di coppia e per la società.
Intendo esercitare in pieno la mia funzione di indirizzo e coordinamento e partire da questa Sua drammatica esperienza per cambiare un quadro normativo ostile alla famiglia e lesivo di prerogative garantite nella Carta costituzionale.
Venerdì mentre i Suoi colleghi faranno sciopero sottoporrò la questione al Consiglio dei Ministri, che tra l’altro si occuperà del Dpef, per ribadire che non c’è uno sviluppo stabile per questo paese se si mettono in conflitto lavoro e famiglia, occupazione e maternità.
Voglio dirLe che non è sola. Non è sola la Sua famiglia e soprattutto non è solo il bambino che sta aspettando. Le istituzioni hanno il dovere di impedire che accadano episodi così gravi.
Un augurio affettuoso a Lei e alla Sua famiglia
Rosy Bindi, Ministro delle politiche per la famiglia
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