Famiglia
Cara scuola, questo non è sostegno
Il sistema ha troppe falle. Diagnosi con pressapochismo e eccesso di turn over degli insegnanti. Lanalisi di Rolando Borzetti, padre di un ragazzo down di Riccardo Venturi
di Redazione
«Gli insegnanti prendono mio figlio, lo mettono in un angolo e prima di iniziare la lezione per i suoi compagni di seconda superiore gli dicono: colora. Marco è down, ma sa ripetermi le esatte parole che gli rivolgono: ?Buono e colora!?. E lui si chiede: ma che ci sto a fare qui? Può essere cretino quanto volete, avere tutti i problemi psichici che vi pare, ma questa domanda se la fa lo stesso, perché anche i ragazzi down hanno un cervello, oltre a una sensibilità elevatissima. Questa non è l?integrazione prevista dalla legge». Rolando Alberto Borzetti si batte da anni per l?inserimento scolastico di suo figlio e di tutti i ragazzi disabili psichici – di cui non si conosce l?esatto numero; gli psico-fisici, categoria un po? più ampia, sono oltre 150mila -. Ha chiesto in tutti i modi agli istituti frequentati dal figlio Marco di assicurargli la giusta quantità e qualità di sostegno scolastico, così come previsto dalla legge 104 uscita nel 92, proprio quando Marco iniziava la scuola materna. Si è scontrato con tanti ostacoli, che ha raccontato in un?intervista a Vita.
Asl e ore di sostegno «Una grossa parte della colpa per la carenza delle ore di sostegno concesse dalla scuola è delle Asl. Lavorano spesso con pressapochismo, non fanno una diagnosi funzionale profonda che metta in luce le possibilità di recupero dei ragazzi. Scrivono quattro righe: grave, di media gravità… La decisione della scuola sul numero di ore di sostegno ne risente. Al ministero saranno pure burocrati ma non sono mostri, se la Asl facesse una bella relazione capirebbero, sono pur sempre dei cristiani! Inoltre diagnosi accurate aiuterebbero gli insegnanti a trovare la strategia più giusta, e anche le famiglie, che altrimenti non sanno su cosa puntare per rendere autonomo loro figlio».
Insegnanti di sostegno in transito
«Almeno l?80% degli insegnanti vede il sostegno solo come un passaggio necessario per arrivare all?agognato posto da insegnante curriculare (il ?normale? professore, ndr). Fanno i cinque anni previsti e poi abbandonano il sostegno. La formazione al sostegno scolastico esiste, ma quello che conta è il fine di questi insegnanti. La conseguenza è che, per la mia esperienza, solo il 20% degli insegnanti di sostegno è davvero coinvolto dal ruolo che svolge. Hanno dentro di loro un?umanità che prevale sui calcoli. Ma separare le carriere sarebbe peggio: si creerebbe un ghetto di insegnanti specializzati, mentre quello su cui si deve lavorare è l?integrazione».
Prima gli insegnanti, poi i ragazzi disabili
Spesso mio figlio, e gli altri ragazzi disabili psichici, si trovano alle prese con una girandola di insegnanti di sostegno. Ne cambiano 2 o 3 all?anno. Per loro è un problema enorme, quando riescono a creare un filo che li lega a un insegnante, ecco che improvvisamente si spezza. Al suo posto ne arriva un altro, magari un?isterica come è successo a Marco, che si è visto rovinato. In tutti gli uffici pubblici, ma soprattutto a scuola, nello spirito della legge Bassanini, l?interesse degli utenti, e in questo caso dei discenti disabili, dovrebbe venire prima di quello di chi ci lavora. Invece è vero il contrario, la continuità didattica prevista dalle leggi è vanificata dal fatto che un?insegnante ha la madre malata, un?altra vuole tornare al suo paesello, un?altra va in pensione… Ma dov?è l?amore verso questi ragazzi? Tutta falsità, solo interesse, punto e basta».
La formazione degli insegnanti non di sostegno
«I dirigenti scolastici dovrebbero prevedere corsi di formazione per gli insegnanti curriculari che hanno in classe alunni disabili psichici. Gli insegnanti di sostegno dovrebbero poi collaborare con loro per inserire il ragazzo nella classe. Ci sono associazioni che sarebbero in grado di fare i corsi, ma la verità è che non vengono nemmeno fatte entrare nelle scuole. Il problema è il conservatorismo di quest?apparato».
Assistenti educatori
«Nella legge 104 si parla di educatore professionale (cosa diversa dall?insegnante di sostegno, ndr). Un soggetto che conosce e capisce il disagio delle famiglie. Questa figura di fatto non esiste. Non c?è nessuna legge che preveda la formazione degli educatori, se non qualcosa a livello regionale. Nella realtà ci sono giovani senza nessuna preparazione pagati quattro soldi dalle scuole che se ne approfittano. Come quello che è toccato a mio figlio l?anno scorso. Quel mezzo ubriacone l?ha accompagnato in gita scolastica in Spagna e gli ha perso zaino e occhiali, l?ha lasciato solo e Marco si è sentito male».
Info: www.edscuola.it/archivio/handicap
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