Giustizia
Carcere, a San Vittore e Regina Coeli sovraffollamento oltre il 190%
È emergenza nei penitenziari italiani. Il rapporto di metà anno di Antigone denuncia la situazione. Sono otto gli istituti in cui i detenuti sono ormai il doppio della capienza. In alcune celle non sono garantiti i 3mq a testa calpestabili. Già 45 i suicidi registrati. L’associazione torna a chiedere la riforma del sistema penitenziario

Il 30 giugno scorso erano 62.728, in aumento di 1.248 unità rispetto all’anno precedente, le persone detenute in Italia. A dirlo è il Rapporto di metà anno dell’associazione Antigone. Una fotografia impietosa di come negli ultimi mesi siano aumentate le persone detenute, peggiorate le condizioni di vita e allo stesso tempo moltiplicate le proteste, i suicidi e le segnalazioni di trattamenti inumani.
“L’emergenza è adesso”, questo il titolo del report frutto di 86 visite negli istituti penitenziari italiani effettuate negli ultimi 12 mesi dall’Osservatorio di Antigone.
Il sovraffollamento
A colpire l’attenzione è anche il dato del tasso di sovraffollamento reale che si attesta al 134,3%. La capienza regolamentare resta infatti di 51.276 posti, e con oltre 4.500 letti indisponibili. In ben 62 istituti il sovraffollamento supera il 150%, e in 8 casi addirittura super il 190% – come a San Vittore (femminile 236% – maschile 213%), Foggia (214%), Lodi (205%) e Roma Regina Coeli (191%). Nel 35,3% degli istituti visitati – osservano ad Antigone – c’erano celle in cui non erano garantiti 3mq a testa di spazio calpestabile.
La favola dell’edilizia penitenziaria
Mentre il Governo annuncia piani irrealistici e promesse che si ripetono da vent’anni, i numeri smascherano l’assenza di strategie efficaci. Il piano di edilizia penitenziaria prevede 7.000 nuovi posti entro fine anno, ma nell’ultimo anno ne sono stati realizzati appena 42.
Di contro, i posti effettivi disponibili sono diminuiti di 394. Il capitolo della Rapporto intitolato “Tutti lo hanno detto, nessuno lo ha fatto: la favola dell’edilizia penitenziaria” chiosa i numeri con un amaro: «Mancano 6 mesi per realizzare i restanti 6.958 posti previsti».
L’emergenza nell’emergenza: il caldo
Nel frattempo, continua il Rapporto, la custodia chiusa riguarda oltre il 60% delle persone detenute, costrette a rimanere per ore in celle sovraffollate e bollenti. In piena estate, senza ventilazione adeguata e con accessi limitati all’acqua, la vita quotidiana in carcere è disumana. Le celle raggiungono i 37 gradi, con ventilatori acquistabili solo a pagamento e a numero limitato.
Nei minorili si dorme sui materassi a terra
Gravissima anche la situazione nelle carceri minorili, dove si dorme su materassi a terra, mancano le ore d’aria, e l’utilizzo di psicofarmaci è in allarmante crescita.
Dopo l’entrata in vigore del Decreto Caivano, gli Istituti Penali per Minorenni hanno visto un aumento del 50% della popolazione detenuta in meno di tre anni. Oggi più del 60% dei ragazzi presenti è ancora in attesa di giudizio. Sono 91 i minorenni trasferiti in istituti per adulti solo nella prima metà del 2025.
Tra i provvedimenti più recenti, il Governo ha approvato un disegno di legge che prevede la detenzione domiciliare in comunità terapeutica per le persone tossico o alcol-dipendenti con pena residua fino a 8 anni. Ma dietro l’apparente apertura si cela un’impostazione sbagliata: la nuova misura sostituisce l’affidamento in prova – già previsto per pene fino a 6 anni – con una forma comunque detentiva. In pratica- si sottolinea nel rapporto -, si sacrifica uno strumento più aperto e rieducativo in favore di un altro più restrittivo, escludendo tra l’altro le persone recidive con una pena superiore ai due anni, che rappresentano proprio la parte più fragile e bisognosa di supporto, in un sistema penitenziario dove il 62% dei detenuti è già stato almeno una volta in carcere. Una vera soluzione al problema può venire solo dalla depenalizzazione del consumo di sostanze, e da un rafforzamento delle misure comunitarie e socio-sanitarie.
Suicidi, dati allarmanti
La condizione sanitaria non è migliore. Il 14,2% delle persone detenute ha una diagnosi psichiatrica grave, e il 21,7% assume stabilizzanti dell’umore, antipsicotici o antidepressivi. Ma in 29 istituti il medico non è presente di notte. Manca personale, e anche se i concorsi sono stati banditi, il sovraffollamento rende ogni sforzo insufficiente.
Il disagio si manifesta con numeri allarmanti: 22,3 atti di autolesionismo e 3,2 tentati suicidi ogni 100 detenuti.
I suicidi registrati da inizio anno sono 45, un dato altissimo, secondo solo al 2024, l’anno peggiore di sempre. I soggetti più fragili – giovani, persone con disagio psichico, senza fissa dimora – pagano il prezzo più alto.
Nel rapporto si ricorda inoltre che nel 2024 si sono registrati sette suicidi tra gli appartenenti alla Polizia penitenziaria (il numero più alto di sempre), mentre quest’anno si segnalano già tre casi (due sovrintendenti e un impiegato).
A fronte di tutto ciò, le misure alternative esistono ma non vengono applicate abbastanza. Al 30 giugno erano 23.970 le persone con una pena residua sotto i 3 anni: potenzialmente idonee a scontare la pena fuori dal carcere, ma in larga parte dimenticate. Nel frattempo, più di 100.000 persone stanno scontando pene in esecuzione esterna, ma il dato non basta a frenare l’aumento in carcere.
La detenzione resta una scorciatoia repressiva
«Antigone denuncia da anni come la detenzione debba essere extrema ratio, non una scorciatoia repressiva. L’attuale Governo, invece, risponde all’emergenza con l’inasprimento delle pene, l’introduzione di nuovi reati, l’illusione di soluzioni edilizie e l’inascolto delle proteste. Il risultato è un sistema penitenziario fuori controllo, che non solo viola i diritti fondamentali, ma tradisce ogni finalità costituzionale della pena, mettendo a dura prova la vita delle persone detenute e degli operatori penitenziari» dichiara Patrizio Gonnella, presidente di Antigone.
Serve una riforma radicale del sistema penitenziario. Antigone aveva già presentato nel 2022 una proposta per un nuovo regolamento, con interventi concreti per migliorare la vita quotidiana delle persone detenute.
«La vera emergenza è adesso», conclude Gonnella «e non si affronta con nuove carceri, ma con coraggio politico, depenalizzazione, misure alternative credibili e rispetto per la dignità umana».
Cosa chiede Antigone:
- più possibilità di contatti telefonici e video con l’esterno;
- un maggiore utilizzo delle tecnologie digitali;
- la drastica riduzione dell’isolamento come strumento disciplinare;
- la prevenzione degli abusi;
- la promozione della sorveglianza dinamica e di un sistema centrato sul rispetto della dignità umana.
Nell’immagine principale gli interni di Regina Coeli – Foto di Remo Casilli/Ag.Sintesi
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